L’agroecologia a Festambiente 2024

La crisi climatica ha accelerato la sua corsa e il risultato per l’intero comparto dell’agricoltura è devastante. Legambiente indica cinque priorità a Governo per salvare il settore anche dagli eventi estremi.

A rischio estinzione il 90% delle aree vitivinicole su coste e pianure. Gli effetti dei cambiamenti climatici continuano a pesare sul comparto agricolo: nel 2023 coltivazioni calate del 3,9% .

Legambiente: “Gli agricoltori la smettano di prendersela con il Green Deal,  è il loro migliore alleato”.

La crisi climatica ha accelerato la sua corsa e il risultato per l’intero comparto dell’agricoltura è devastante. Succede in Italia, dove dati ISTAT alla mano, si è registrato nel 2023 un calo della produzione (-3,9%) vino (-17,4%), frutta (-11,2%) e olio d’oliva (-3%) sul podio delle coltivazioni cadute in basso 

Allarmante lo scenario prospettato per uno dei settori d’eccellenza del made in Italy: il 90% delle aree costiere e pianeggianti che producono vino è a rischio estinzione, se le temperature globali dovessero aumentare di oltre 2 gradi entro la fine del secolo (Nature Reviews Earth & Environment). Sono questi, in estrema sintesi, i dati da cui Legambiente riapre il tavolo della discussione sull’agroecologia, tema protagonista della quarta giornata di FestAmbiente e unica via possibile per superare le criticità che l’agricoltura vive a causa dei cambiamenti climatici. 

Dopo un autunno e un inverno di proteste che hanno visto gli agricoltori d’Italia e d’Europa scendere in strada per chiedere più sostegni, Legambiente torna a sollecitare il governo Meloni avanzando cinque proposte, affinché vengano dati fiato e gambe alla task force ministeriale per supportare il settore e accompagnare gli operatori in un percorso all’insegna dell’agroecologia, fornendo loro supporti tecnici. 

Pesticidi: SUR e PAN siano la priorità. L’approvazione della legge sul biologico ha fatto da apripista, ma da sola non è sufficiente. Deve essere accompagnata da una legislazione, sia a livello nazionale che europeo, sul multiresiduo e sugli effetti additivi e sinergici legati alla presenza di più principi attivi dei pesticidi in uno stesso alimento. Serve inoltre l’approvazione del SUR – il Regolamento per l’Uso Sostenibile dei prodotti fitosanitari – che continue richieste di rinvii da parte di alcuni Paesi (tra cui l’Italia) rischiano di far slittare ulteriormente. A livello nazionale, è necessaria l’approvazione del nuovo PAN per l’utilizzo di fitofarmaci, la cui ultima stesura risale al 2014. 

Più rinnovabili e comunità energetiche. L’Italia deve convintamente scommettere sulle energie rinnovabili, vera alternativa per contrastare la febbre del Pianeta e fare fronte al ricatto del gas, a partire dal biometano “fatto bene” e dall’agrivoltaico, tecnologia attraverso la quale è possibile generare una sinergia positiva tra produzione di energia e coltivazione agricola. Al centro dell’azione politica anche le comunità energetiche, preziose alleate del contrasto alla crisi climatica e alla povertà energetica, da diffondere anche in agricoltura. 

Più aree ad alta biodiversità e messa al bando definitiva di insetticidi neonicotinoidi. Cambiamenti climatici, urbanizzazione, fitofarmaci e parassiti, sono solo alcune delle minacce che questi piccoli ma importanti insetti si trovano a dover fronteggiare. Per salvaguardarli serve aumentare considerevolmente le aree ad alta biodiversità in ambito agricolo (siepi, boschetti, filari, etc.) attualmente solo al 3%, come previsto dalle strategie europee e attuare la definitiva messa al bando degli insetticidi neonicotinoidi tra cui l’Acetamiprid (il più utilizzato in agricoltura) e dell’erbicida Glifosato, la cui proroga di ulteriori dieci anni rischia di segnare un punto di non ritorno per la biodiversità a partire dalle api, gravemente minacciate da queste sostanze.  

Benessere animale, “etichetta ombrello” e buona zootecnia. Il sistema zootecnico deve adeguarsi alle sfide del presente. Da solo responsabile dei 2/3 delle emissioni climalteranti del comparto agricolo, deve essere guidato da buone pratiche agroecologiche. Il governo deve farsi promotore di un modello di un sistema incentivante per sviluppare un modello di allevamento più virtuoso, capace di gettare le basi sull’attenzione al benessere animale attraverso un’etichetta cosiddetta “indicatore ombrello” per i consumatori. Risultano più che mai necessari una diminuzione della densità dei capi allevati e dei carichi emissivi, oltre a maggiori controlli negli allevamenti e scelte determinate verso l’indipendenza mangimistica.  

Contrasto all’abbandono delle aree coltivate e incentivi all’occupazione giovanile in agricoltura. Serve favorire la nascita di nuovi biodistretti, aree naturalmente vocate alla produzione biologica e incubatori di sviluppo agricolo in chiave sostenibile, (l’attuale percentuale di SAU bio è del 17,8%) oltre che parte della soluzione alla complessa problematica dell’abbandono delle aree coltivate. Così facendo, sarà possibile incentivare le politiche occupazionali giovanili e moltiplicare le buone pratiche virtuose. 

Di questi temi l’associazione ne ha discusso sotto il cielo della Maremma, a Rispescia (Gr) in località ENAOLI, nell’ambito dell’incontro “Agricoltura e la sfida della transizione ecologica – Sostenibilità e innovazione alleate per contrastare i cambiamenti climatici” coordinato da Francesco Loiacono, direttore de La Nuova Ecologia, e a cui parteciperanno: Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente; Angelo Gentili, responsabile nazionale Legambiente agricoltura; Dario Nardella, commissione agricoltura Parlamento Europeo; Francesco Battistoni, vicepresidente commissione ambiente della Camera dei Deputati; Maria Chiara Gadda, vicepresidente commissione agricoltura della Camera dei Deputati; Marco Lupo, direttore generale dell’unità di missione per l’attuazione del PNRR del Ministero dell’agricoltura; Stefania Saccardi, assessora allo sviluppo rurale della Regione Toscana; Maria Grazia Mammuccini, presidente FEDERBIO; Barbara Nappini, presidente Slow Food; Antonfrancesco Vivarelli Colonna, presidente distretto biologico della Maremma toscana; Camillo Zulli, direttore tecnico Biocantina Orsogna, direttore tecnico Biocantina Orsogna; Fabio Brescacin, presidente NaturaSì; Luigi Maccaferri, presidente Coprob; Marco Santori, Alce Nero; Mariella Cerullo, direttrice marketing Oleificio Zucchi; Massimo Fileni, vicepresidente del gruppo Fileni; Maurizio Furlan, Loacker; Michele Falce, responsabile area produzioni e servizi agricoli Novamont; Tommaso Carioni, amministratore delegato Carioni Group.  

“La riconversione ecologica del settore agricolo – ha affermato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – non è più rimandabile. Gli eventi climatici estremi ai quali abbiamo assistito parlano chiaro e ci fanno ben capire che il tempo di agire è adesso. Adattamento e contrasto alla crisi climatica devono essere i pilastri delle politiche locali, nazionali ed europee. Il made in Italy deve orientarsi nella giusta direzione, facendo fronte alle richieste dei mercati per cibi più sani e sostenibili, in linea con quanto previsto dalle direttive europee. Buone pratiche ecologiche e un allevamento rispettoso dell’ambiente e del benessere animale, insieme a prospettive socio-economiche eque per gli agricoltori, sono essenziali e devono rappresentare un faro per i decisori politici. Le energie rinnovabili, come l’agrivoltaico e la produzione di biometano, rappresentano l’unica strada percorribile per creare sinergie positive tra produzione da energie rinnovabili e agricoltura, stando alla larga da strumentalizzazioni e inutili rimpalli. In questo senso, il settore agricolo deve smetterla di prendersela con il Green Deal, suo migliore alleato.”  

“I territori – ha dichiarato Angelo Gentili, responsabile nazionale Legambiente agricoltura – sono già custodi di storie all’insegna dell’agroecologia, dando dimostrazione pratica di come sia davvero possibile mettere in atto la transizione dal campo alla tavola. Per questa ragione, a Festambiente torniamo a premiare le ambiasciatrici e gli ambasciatori del territorio che con il loro lavoro si fanno modello di buone pratiche replicabili. L’agroecologia, oltre ad essere l’unica via per contrastare la crisi climatica, è la chiave per scommettere sul futuro del Paese, a partire dalle aree più a rischio abbandono. Dal governo e dalle istituzioni locali arrivi un chiaro segnale affinché il sostegno alla riconversione possa essere sempre più solido e capace di donare stabilità agli operatori del settore.” 

L’Italia deve accelerare in questa direzione, replicando le buone pratiche agronomiche già presenti in alcune aree del Paese. Esempi significativi provengono dalle realtà toscane premiate con il riconoscimento Ambasciatori del territorio: la cooperativa aretina Toscana Giaggiolo, dove eccellenza produttiva e rispetto dell’ecosistema si uniscono, contribuendo alla tutela della biodiversità e del paesaggio toscano; l’Azienda vitivinicola InCandia Bio, in provincia di Massa-Carrara, che grazie a tecniche di coltivazione biologiche concorre alla tutela del suolo, alla conservazione della biodiversità e alla riduzione dell’impatto ambientale; Rachele Morucci dell’azienda fiorentina Da Pagliana per essere una degna rappresentante di una nuova generazione di allevatori in grado di combinare le antiche pratiche agricole e di allevamento con un approccio moderno e sostenibile; e infine, la cooperativa di comunità “Il Borgo”, che in provincia di Grosseto promuove il valore della diversità e dell’inclusione sociale attraverso la gestione di spazi verdi, la coltivazione di orti biologici, e la promozione di pratiche agricole ecologiche.  

Il festival proseguirà domani 11 agosto con un ricco calendario di eventi e appuntamenti. Tra questi si segnala alle 18, il laboratorio didattico per bambini sul tema dell’inquinamento atmosferico e i suoi impatti sugli ecosistemi forestali e di acqua dolce, organizzato nell’ambito del progetto Life MODERn NEC