Stop definitivo alla pratica della bruciatura dei residui vegetali. Ecco l’appello delle associazioni partner del progetto Soil4life in difesa del suolo.
“Incendiare le stoppie è una pratica agricola dannosa per il suolo e favorisce l’innesco di vasti incendi, serve una stretta su normative troppo permissive e su deroghe adottate da molte regioni”
In Italia quella che volge al termine è l’ennesima estate segnata dall’emergenza roghi, migliaia di ettari di aree boschive e vegetazione in fumo. Più che in ogni altro paese europeo, un record negativo per l’estate 2021. Ad innescare decine di incendi, certamente, c’è la longa manus delle attività criminali ma anche vecchie e dannose pratiche agricole tra cui la bruciatura di stoppie e residui di colture nei campi. Ed è proprio verso queste pratiche, retaggio del passato, che i partner del progetto europeo Soil4life, cofinanziato dal programma LIFE dell’Unione Europea e di cui Legambiente è ente capofila, puntano il dito.
Bruciare le stoppie dei campi dopo il raccolto è giustamente vietato dalla legge nazionale ma numerose sono le regioni che consentono, con blande prescrizioni, l’uso del fuoco come pratica ordinaria per ‘pulire’ campi e boschi dai residui delle coltivazioni.
I partner del progetto europeo Soil4life, impegnati nella difesa di una risorsa vitale e non rinnovabile come il suolo, hanno scritto e inviato una lettera aperta al ministero delle Politiche agricole Stefano Patuanelli per chiedere un’inversione di tendenza ed un immediato intervento sull’argomento.
Infatti quello che dovrebbe essere un divieto perentorio, necessario a prevenire l’inquinamento atmosferico, il degrado del suolo e il rischio di propagazione di incendi, diventa una norma facile da aggirare. E, non di rado, la bruciatura di stoppie e residui di colture agricole sfugge al controllo favorendo l’innesco di incendi di foresta, di incolti o di campi agricoli. C’è anche questo, insieme alla criminalità ambientale, dietro il primato europeo che l’Italia quest’anno detiene quanto a superfici percorse dal fuoco dei roghi, che si sono portati via un’area estesa come un’intera provincia.
“Ci siamo rivolti al ministro Patuanelli con una lettera aperta perchè, in vista della nuova programmazione dei fondi PAC, dìa un segnale forte alle regioni che serva a metter fine a pratiche che non hanno più ragion d’essere: la bruciatura di stoppie e residui vegetali non ha motivazioni agronomiche e deve lasciare il posto a tecniche agricole più evolute, che non espongano a rischi di incendi e che consentano di preservare la fertilità del suolo”, dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, che ha siglato la lettera aperta in rappresentanza del vasto partenariato di organizzazioni che fanno parte del progetto europeo Soil4Life, di cui Legambiente è ente capofila.
Il progetto Soil4life è attivo nella difesa del suolo attraverso la sensibilizzazione di cittadini, professionisti e agricoltori sui temi del degrado del suolo e sulla sua gestione sostenibile. Non solo informazione e sensibilizzazione di cittadini e mondo della scuola ma anche formazione rivolta ad agricoltori e professionisti affinchè si diffonda il ricorso a buone pratiche agronomiche per migliorare la salute del suolo. Le organizzazioni partner di Soil4Life chiedono al Ministro Patuanelli di sviluppare, nell’ambito del nuovo Piano Strategico per l’utilizzo dei fondi della PAC post 2022, misure di sostegno che aiutino le aziende agricole non solo ad abbandonare sistemi dannosi come la bruciatura delle stoppie, ma anche ad aderire a pratiche in grado di conseguire risultati efficaci in termini di conservazione della sostanza organica del suolo, indispensabile alleata degli agricoltori nella lotta alla desertificazione.