Le temperature aumentano, le diseguaglianze si moltiplicano

Esiste una forma di povertà sempre più pervasiva e meno riconoscibile, la cooling poverty: un fenomeno che si intreccia con altre fragilità sociali, economiche e ambientali amplificando le situazioni di povertà già esistenti e aumentando le disuguaglianze. 

Tra le conseguenze drammatiche della crisi climatica si stanno facendo sempre più frequenti e intense le ondate di calore. Le temperature raggiungono in estate valori insopportabili. Addirittura letali per le fasce più povere e fragili della popolazione mondiale. E le disuguaglianze si moltiplicano. Non tutti infatti riescono a difendersi dal caldo estremo, e quelle differenze sociali già così evidenti e vergognose che dividono il mondo in privilegiati e sfortunatissimi, diventano sempre più un baratro che sembra incolmabile.

Un indicatore di questo fenomeno crescente è la cooling poverty, ossia la povertà da raffrescamento. Un problema sul problema, che si intreccia con altre fragilità sociali, economiche e ambientali amplificando le situazioni di povertà già esistenti e aumentando le disuguaglianze. Anche nel nostro Paese.

Come dimostrano i dati dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente, sono sempre più drammatici gli effetti della crisi climatica sul territorio italiano diviso tra siccità e alluvioni, evidenziato dalla costante crescita del numero degli eventi meteo estremi negli ultimi dieci anni: nel 2024 ne sono stati registrati  351 (+485% rispetto al 2015).

Le ondate di calore generano conseguenze importanti sulle persone in termini di salute e sugli ecosistemi come, ad esempio, la siccità. Fenomeni che sottopongono le persone, soprattutto le più vulnerabili, a stress termici contribuendo ad aumentare fragilità. 

Uno studio pubblicato su Nature Sustainability da un team di  ricercatori –  dell’Università di Oxford, dell’Università Ca’ Foscari Venezia, della Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), di RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment e della London School of Hygiene & Tropical Medicine-  ha definito la povertà di raffrescamento sistemica:  “quando si sviluppa in contesti in cui organizzazioni, famiglie e individui sono esposti agli effetti dannosi del crescente stress da calore, principalmente a causa di infrastrutture inadeguate”. In questo senso è possibile affermare che la povertà da raffrescamento, avendo un carattere sistemico, intensifica le disuguaglianze sociali, termiche e spaziali.

Dal punto di vista sociale facciamo riferimento all’accessibilità ai luoghi raffrescati, all’efficientamento energetico delle abitazioni, alla fruibilità gratuita di aree verdi e aree blu. Sul piano delle disuguaglianze termiche ci troviamo di fronte a una situazione polarizzata nella quale insiste una fascia di popolazione minoritaria che può permettersi di accedere ad aree raffrescate e a condizioni climatiche capaci di mitigare le ondate di calore e altre, la maggioranza, che non ha accesso a questo diritto globale che, come abbiamo visto, tocca diversi aspetti della vita. E ancora le disuguaglianze spaziali relative alle infrastrutture urbane, alle isole di calore presenti nella città, all’assenza di aree verdi e di centri comunitari di raffrescamento per mitigare le ondate di calore, oppure ancora l’intreccio tra povertà da raffrescamento e la povertà da mobilità che amplifica gli ostacoli già esistenti all’accesso ai servizi aumentando l’impossibilità di muoversi nelle città o di raggiungere luoghi freschi nelle ondate di calore.

Nella giornata internazionale della giustizia sociale, siamo convinti che sia sempre più urgente intervenire sul fenomeno emergente della Systemic Cooling Poverty individuando, politiche urbanistiche, ambientali e sociali, insieme alle risorse necessarie, che garantiscano la giustizia spaziale,  infrastrutture e servizi necessari per le nostre città.

Rigenerando spazi e quartieri urbani per migliorare la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini, a partire dai bambini e dagli  anziani che subiscono maggiormente lo stress termico. 

Il contrasto alla povertà sistemica da raffrescamento è una nuova sfida, improcrastinabile, per generare giustizia sociale. 



Mariateresa Imparato

Mariateresa Imparato

Laureata in Scienze Politiche, sviluppo e cooperazione internazionale, è entrata in Legambiente grazie all'esperienza del servizio civile presso il circolo di Eboli (Sa). Negli anni si è occupata di progettazione europea e vertenze regionali in Legambiente Campania costruendo reti e alleanze con comitati e associazioni e imprese virtuose. Ha rappresentato l’associazione come portavoce nazionale in giro per l’Italia per campagne storiche come Goletta Verde e Treno Verde. Dal 2018 è presidente di Legambiente Campania e dal 2024 responsabile nazionale Giustizia Climatica di Legambiente.


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