PIANO ENERGIA E CLIMA: ECF boccia i piani dell’Italia e di molti altri Paesi Ue. Legambiente: “Male la bocciatura dell’Italia per il piano energia e clima. Il PNIEC abbia l’ambizione di contribuire davvero ad aggredire l’emergenza climatica”.
“Servono obiettivi più ambiziosi e scelte nette Ecco le nostre 10 proposte di modifica al testo: si alzi l’asticella su impegni clima in linea con Accordo di Parigi, su rinnovabili, efficienza e riqualificazione energetica, sull’uscita dalle fonti fossili. Ma anche su decarbonizzazione dei trasporti, innovazione ed economia circolare, politiche di adattamento al clima e ruolo dei sistemi agricoli e forestali”
Il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) deve avere l’ambizione di contribuire ad aggredire l’emergenza climatica. Per far ciò e per fermare la febbre del Pianeta, per Legambiente è indispensabile che il testo, che ha modeste ambizioni come dimostra anche il rapporto dell’ECF diffuso questa mattina, venga rivisto e aggiornato inserendo obiettivi più ambiziosi e scelte nette per ridurre le emissioni climalteranti e tener fede agli impegni presi con l’Accordo di Parigi. Per questo l’associazione ambientalista lancia oggi, attraverso il suo vicepresidente nazionale Edoardo Zanchini, dieci osservazioni e proposte puntuali di modifica al Piano – in fase di consultazione pubblica – e che hanno al centro temi chiavi come ad esempio l’Accordo di Parigi, le rinnovabili e l’efficienza e la riqualificazione energetica, la decarbonizzazione e l’uscita dalle fonti fossili, la mobilità sostenibile, l’economia circolare, i sistemi agricoli e forestali, le politiche di adattamento al clima e quelle industriali che mettano al centro innovazione e transizione verso l’economia circolare. Temi chiavi sui quali, per Legambiente, il PNIEC deve alzare l’asticella definendo nuovi obiettivi in linea con quelli europei entro il 31 dicembre, perché è questa la direzione da seguire.
“Il fatto che l’European Climate Foundation – spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente – abbia bocciato i piani dell’Italia e di molti altri Paesi Ue non è una buona notizia, ad oggi nessuno si avvicina agli obiettivi europei di Parigi. Eppure siamo ancora in tempo per dotarci di un Piano e di una Strategia di lungo termine più ambiziosi ed in linea con la soglia critica di 1.5°C. Quello di cui abbiamo bisogno è un piano nazionale coerente con l’Accordo di Parigi, che punti ad un futuro energetico al 100% rinnovabile e sull’efficienza energetica per ridurre consumi e importazioni; che acceleri la transizione fuori dalle fonti fossili (cancellando gli assurdi sussidi diretti e indiretti previsti), che renda davvero possibile l’uscita dal carbone al 2025. Senza dimenticare – aggiunge Zanchini – che il PNIEC deve riuscire a dare più certezze alla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio legandola a quella della messa in sicurezza, prevedere obiettivi più ambiziosi per accelerare la decarbonizzazione dei trasporti e una strategia più chiara a cogliere le opportunità tecnologiche a partire dalla mobilità elettrica e da quella pubblica/sharing. Ed ancora rafforzare il ruolo dei sistemi agricoli e forestali, incentivare la transizione verso un’economia decarbonizzata e circolare con priorità alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici in corso, a partire dai territori più vulnerabili”.
Osservazioni che Legambiente lancia oggi nel giorno in cui l’ECF (European Climate Foundation) presenta il suo report di analisi sui Piani clima-energia che i 28 paesi dell’UE hanno sottoposto alla Commissione Europea e che dovranno adottare entro il prossimo dicembre. Dal report emerge che i Piani non arrivano, in media, neanche ad un terzo del punteggio richiesto per raggiungere gli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi. L’analisi ha valutato tre parametri: il livello di ambizione climatica e energetica, la completezza e la qualità delle politiche e delle misure descritte nel piano, nonché’ la qualità e l’inclusività del processo di elaborazione (quindi, ad esempio, un’adeguata consultazione pubblica). Solo la Spagna raggiunge la sufficienza, seguita da Francia e Grecia. L’Italia si posiziona solo al 17°posto su 28, secondo la classifica redatta dall’Ecologic Institute e Climact, commissionata dalla European Climate Foundation.
Legambiente ricorda che la bozza attuale del PNIEC trasmessa alla Commissione, sebbene risponda ai requisiti minimi previsti dal regolamento sulla governance per il clima e l’energia, si limita a continuare le misure già esistenti con obiettivi inferiori a quelli europei sia per le emissioni climalteranti che per le rinnovabili, puntando ancora sul gas come fossile di transizione, in sostituzione del carbone. Non a caso si prevede la realizzazione di nuovi gasdotti e rigassificatori, senza tener conto che già oggi la capacità di importazione è largamente sovradimensionata e sprecando così risorse che potrebbero, invece, andare a finanziare l’azione climatica.
“Eppure il PNIEC – spiega Mauro Albrizio, Direttore dell’Ufficio Europeo di Legambiente – rappresenta uno strumento fondamentale della governance energetica e climatica dei prossimi anni. Il recente Rapporto IPCC, sul Riscaldamento Globale di 1.5°C, ha evidenziato la necessità e l’urgenza di contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1.5°C per poter vincere la sfida climatica. Per vincere questa sfida è indispensabile un maggiore impegno da parte dei paesi più ricchi. L’Accordo di Parigi, infatti, prevede la necessità di una più rapida azione climatica per quei paesi che hanno maggiori capacità economiche e responsabilità storiche per l’attuale livello di emissioni climalteranti. L’Europa senza dubbio è tra questi. E soprattutto ha un grande potenziale per agire più rapidamente. In Europa vi sono tutte le condizioni per raggiungere zero emissioni nette entro il 2040, attraverso una Strategia climatica di lungo termine in grado di accelerare la transizione verso un’Europa rinnovabile e libera da fonti fossili. E’ in questo contesto che deve essere inserirsi il processo di adozione del PNIEC. La redazione del Piano – conclude Albrizio – deve diventare non solo lo strumento per dare gambe all’azione climatica nazionale, ma anche l’occasione di un confronto informato per innalzare l’ambizione europea in linea con la soglia critica di 1.5°C. Da qui partono le nostre proposte e osservazioni”.
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A seguire una sintesi delle osservazioni di Legambiente al PNIEC ,
qui il documento completo
1 Un Piano coerente con l’Accordo di Parigi
Il Rapporto IPCC sottolinea che è ancora possibile, sia dal punto di vista tecnologico che economico, contenere l’innalzamento della temperatura entro la soglia critica di 1.5°C. Servono però impegni di riduzione delle emissioni molto più ambiziosi di quelli sottoscritti a Parigi nel dicembre 2015, che ci porterebbero pericolosamente verso i 3°C, in modo da poter raggiungere zero emissioni nette entro il 2050 a livello globale.
2 Le scelte per un futuro energetico al 100% rinnovabile
Cosa serve: aumentare l’ambizione del Piano per le rinnovabili, portando la produzione al 2030 ad almeno 210 TWH, e presentando una analisi delle barriere non tecnologiche da superare che oggi impediscono il pieno sviluppo delle rinnovabili in un Paese con importanti risorse come l’Italia. Recepire entro il 2019 la Direttiva 2001/2018 sulle comunità energetiche e i prosumer. Premiare il revamping e l’upgrading degli impianti esistenti idroelettrici, eolici, solari per scongiurare il rischio di una riduzione della produzione (come avvenuto nel 2018 per il fotovoltaico) e valorizzare al meglio i siti con le potenzialità più importanti di produzione. Definire una strategia per accelerare lo sviluppo del solare fotovoltaico per riuscire ad arrivare davvero a un installato di oltre 50 GW al 2030. Garantire una regia per lo sviluppo della produzione da fonti rinnovabili. Affrontare la barriera delle autorizzazioni per la realizzazione di impianti da rinnovabili davvero integrati nell’ambiente e nel paesaggio. – Un piano per lo sviluppo dell’eolico offshore che in alcune aree del nostro Paese presenta importanti potenzialità di produzione. Presentare un piano per rendere al 100% rinnovabili le Isole minori.
3 Puntare sull’efficienza energetica per ridurre consumi e importazioni
Cosa Serve: Aumentare l’ambizione del Piano per l’efficienza energetica. – Presentare una strategia per la riduzione dei consumi termici, l’autoproduzione e l’elettrificazione a supporto delle imprese superando l’approccio per interventi separati e di riduzione della fiscalità per quelle energivore. Affrontare il problema della mancanza di una regia degli interventi dei diversi Ministeri. Accelerare l’entrata in esercizio del Fondo per l’efficienza energetica, recuperando gli anni di ritardo da quando era stato introdotto con la Direttiva 2012/27, prevedendo meccanismi semestrali e pubblici di verifica dei risultati e di confronto con gli stakeholder sull’efficacia delle soluzioni. Realizzare campagne informative sull’efficienza energetica, come purtroppo è stato fatto in maniera del tutto inadeguata in questi anni.
4 Rendere davvero possibile l’uscita dal carbone al 2025
Cosa serve: Avviare quanto prima la realizzazione dell’elettrodotto Sardegna-Sicilia-Continente previsto da Terna, in modo da averlo disponibile al 2025 e rendere possibile la chiusura delle centrali di Portovesme e Porto Torres. Aprire nelle aree dove sono localizzate le centrali a carbone tavoli di riconversione industriale, per individuare i più efficaci percorsi di bonifica delle aree e riconversione delle attività, garantendo percorsi di formazione e ricollocazione dei lavoratori. Accelerare lo sviluppo di politiche capaci di velocizzare la diffusione delle rinnovabili e di sistemi di flessibilità già entro il 2025, al contrario di quanto prevede la prima versione del piano che invece punta su nuova generazione a gas.
5 Accelerare la transizione fuori dalle fossili
Cosa serve: Cancellare i sussidi alle fonti fossili diretti e indiretti di cui beneficiano centrali a carbone, olio combustibile e diesel. Fermare tutte le nuove domande di estrazione di nuovi pozzi di petrolio e gas, fissando al 2030 lo stop alle estrazioni per gli impianti esistenti. – La versione finale del PNIEC deve ridurre il ruolo previsto per il gas al 2030.
6 Dare certezza alla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio
Cosa serve: – Una analisi aggiornata dei problemi del patrimonio edilizio e delle priorità di intervento. – Fissare prestazioni minime di riduzione dei consumi negli interventi di riqualificazione energetica a cui legare gli incentivi. – Fissare un obiettivo di interventi di riqualificazione all’anno da realizzare fino al 2030. – Garantire controlli sugli interventi di efficientamento energetico. – Accelerare e semplificare gli interventi di retrofit energetico, che in Italia sono molto indietro rispetto ad altri Paesi europei in particolare come deep renovation che permette di ottenere significative riduzioni di consumi e spesa per le famiglie. – Accompagnare l’innovazione nella riqualificazione energetica.
7 Decarbonizzare i Trasporti
Cosa serve: – Una strategia per ridurre il parco circolante e accelerare la transizione verso la mobilità elettrica e i biocarburanti avanzati secondo le specificità dei diversi settori di domanda (in ambito urbano, cabotaggio, ecc.). – Il coinvolgimento del Ministero delle infrastrutture nel PNIEC al momento appare davvero limitato, in particolare rispetto allo scenario che occorre inserire nel Piano di aumentare gli spostamenti sul trasporto pubblico nelle aree urbane, dove in Italia sono i due terzi della domanda di mobilità delle persone, e integrandolo con le forme nuove e sostenibili di mobilità (ciclabile e pedonale, sharing, ecc.) da spingere. – Definire una strategia per il trasporto merci che in Italia continua ad essere dominato dall’autotrasporto che è cresciuto anche in questi anni di crisi. – Ridefinire la fiscalità nel settore dei trasporti secondo parametri legati a emissioni di gas serra e inquinanti, rivedendo e semplificando la grande e articolata tassazione in materia di veicoli (acquisto e bollo annuale) e di carburanti (con le esenzioni da parte delle accise di cui beneficiano in particolare il trasporto su strada e il trasporto aereo).
8 Rafforzare nel piano il ruolo dei sistemi agricoli e forestali
Cosa serve: – Dare attuazione in tempi brevi al Testo Unico Forestale attraverso i decreti attuativi e la strategia forestale ai fini di una corretta gestione del patrimonio forestale. – Rafforzare le filiere forestali locali. – Rafforzare le filiere forestali locali. – Pensare ad una Pianificazione e gestione delle risorse forestali. – Aumentare l’utilizzo del legno nei processi produttivi. – Uso a cascata dei prodotti forestali ai fini energetici. L’Italia deriva attualmente il 17.4% del proprio consumo energetico da fonti rinnovabili, e tra queste il 20% sono biomasse legnose, per un consumo di 25.5 Mt utilizzate nel 2016. Di questi, il 60% viene attualmente utilizzato per consumi residenziali (15.9 Mt di legna da ardere e 1.9 Mt di pellet). – Migliorare l’efficienza degli usi energetici in agricoltura. Sviluppare un programma nazionale per gli assorbimenti nei suoli agricoli. -Fissare un obiettivo di crescita delle superfici coltivate con metodo biologico. – Ridurre gli apporti di fertilizzanti di sintesi. – Ridurre e ridistribuire i carichi zootecnici. – Una diversa attenzione al ruolo delle biomasse legnose nel Piano.
9 Una politica industriale che premi innovazione energetica e transizione verso l’economia circolare.
Cosa serve: – Eliminare le barriere che le imprese incontrano nella riconversione all’economia circolare e l’autoproduzione da fonti rinnovabili. – Rilanciare il Programma Industria 4.0 mettendo al centro le politiche di decarbonizzione dei processi produttivi, attraverso percorsi di investimento in innovazioni industriali, efficienza di prodotto e processo, per accelerare la transizione del sistema delle imprese e aiutare la riduzione dei consumi energetici, il recupero di calore e elettricità per altri usi, per diminuire e sostituire l’utilizzo di risorse non rinnovabili e fossili. – Il Ministero dello Sviluppo economico e dell’Ambiente devono spingere attività di ricerca nazionale sulla decarbonizzazone delle produzioni industriali, coinvolgendo il sistema delle imprese, le Università e i centri di ricerca per approfondire i processi industriali più energivori come la chimica e le industrie di produzione e lavorazione di metalli, plastica, carta, vetro, cemento per ridurre i consumi e individuare alternative energetiche da rinnovabili da sperimentare e applicare.
10 Priorità all’adattamento dei territori ai cambiamenti climatici
Cosa serve: – Approvare entro il 2019 il piano nazionale di adattamento al clima e farlo diventare il riferimento delle politiche di messa in sicurezza del territorio italiano e dei finanziamenti, con un coordinamento forte delle strategie di Ministeri e Regioni, Enti Locali. -Mettere le città al centro delle priorità di intervento per la messa in sicurezza e l’adattamento ai cambiamenti climatici. -Una strategia per le aree costiere a rischio per l’innalzamento del livello dei mari.