Firma la petizione su sumofus.org. Legambiente, insieme alla colazione di ong europee promotrici della campagna, invita tutti a firmare la petizione. Raccolte al momento oltre 500mila firme, ma l’obiettivo è raddoppiarle.
Il 21 gennaio la mobilitazione europea con diverse iniziative in Italia. Sit in a Roma, a Piazza Santi Apostoli, ore 10.30, organizzato da Legambiente che aderisce alla campagna europea con l’iniziativa #SavePongo
Video https://bit.ly/SavePongo
“Basta all’olio di palma nel motore, salviamo le foreste e gli oranghi. Firma la petizione #NotInMyTank su sumofus.org per lanciare un messaggio forte e chiaro alla Commissione Europea”. È questo l’appello che Legambiente rilancia in Italia con #SavePongo nell’ambito della campagna europea #NotInMyTank, che promuove insieme ad una coalizione di associazione ambientaliste, invitando tutti a firmare la petizione sulla piattaforma sumofus.org. Un appello che lancia in vista del 21 gennaio, giorno in cui ci sarà la prima mobilitazione europea con una serie di iniziative in diverse città per sollecitare la Commissione Europea a dire basta all’olio di palma nei motori e ai sussidi previsti per questa pratica. Perché i biodiesel a base di questo olio vegetale di sostenibile e verde hanno ben poco e contribuiscono, indirettamente, alla deforestazione e alla messa in pericolo della fauna selvatica.
Ad oggi con la petizione #NotInMyTank , sono state raccolte, da tutti i promotori, oltre 500mila firme, ora la sfida è quella di raddoppiarle. Per questo la coalizione di associazioni – di Belgio (Fédération Inter-Environnement Wallonie), Bruxelles (Trasporti e ambiente), Francia (Amis de la Terre e Canopeé), Germania (Deutsche Umwelthilfe e Nabu), Italia (Legambiente), Portogallo (Zero), Spagna (Ecologistas en Acción), Svezia (Società svedese per la conservazione della natura), e Paesi Bassi (Milieudefensie / Friends of the Earth Paesi Bassi) – invita tutti a firmare la petizione entro il 21 gennaio per fare pressing sulla Commissione nel giorno della grande mobilitazione europea. In Italia per quel giorno Legambiente ha organizzato a Roma, ore 10.30 a Piazza Santa Apostoli, un sit-in in contemporanea a quelli che ci saranno a Lisbona, Parigi, Madrid, Berlino, Bruxelles e Praga. E sempre lunedì a Bruxelles i rappresentanti delle associazioni incontreranno il Commissario Europeo per l’Azione Clima e Energia, Miguel Arias Cañete, per chiedere alla Commissione Europea, che si dovrà pronunciare il 1 febbraio, di rispettare gli impegni presi con il Parlamento Ue di far cessare subito i sussidi ambientalmente dannosi e anticipare entro il 2025 la messa al bando dell’olio di palma nei biocarburanti prevista al momento per il 2030.
La campagna #NotInMyTank, supportata dalla piattoforma SumOfUs, ha per simbolo un orango ed è stata pensata per accendere i riflettori sull’olio di palma usato anche nei biocarburanti, per informare e sensibilizzare i cittadini – l’87% degli italiani non sa di mettere questa materia prima nei propri serbatoi quando va a fare rifornimento (dato sondaggio Ipsos) – e invitarli a firmare la petizione lanciando così, tutti insieme, un messaggio forte e chiaro alla Commissione Europea.
L’Italia, dopo la Spagna, è il secondo maggiore produttore di biodiesel da olio di palma in tutta Europa: nel 2017, insieme a Spagna e Paesi Bassi, la Penisola ha raffinato l’83% di questo olio vegetale responsabile della deforestazione delle foreste equatoriali e della riduzione di biodiversità. L’ENI, con la bioraffineria a Porto Marghera a Venezia, è oggi il principale cliente italiano dei produttori mondiali di olio di palma.
Legambiente ricorda che con l’espansione delle piantagioni di palme da olio, milioni di ettari di foresta pluviale sono stati infatti stati distrutti per soddisfare la sete europea di olio di palma. E con essi spariscono specie di animali uniche, come gli oranghi, a rischio d’estinzione, che vivono nelle foreste del Borneo, tra Malesia e Indonesia. Ogni giorno, a causa della deforestazione da olio di palma, muoiono 25 orango. Questi primati non hanno più di che nutrirsi e, quando si avvicinano ai frutti delle palme, vengono uccisi. E con loro un gran numero di specie che abitano le foreste del Sud-Est Asiatico. Per questo per la coalizione delle associazioni è urgente intervenire.
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