“Ci sono altre priorità, il Governo si confronti sulle vere opere pubbliche che servono al Paese a partire dalle politiche di adattamento alla crisi climatica”.
Legambiente aderisce alla mobilitazione No Tav dell’8 dicembre con la marcia Susa-Venaus, per ribadire il proprio no alla linea ad alta velocità Torino Lione, una grande opera inutile, costosa e che rischia di produrre danni irreversibili all’ambiente.
«Le ferite dei nostri territori ci dimostrano ancora una volta che la crisi climatica impone dei cambiamenti urgenti nelle priorità non solo dell’agenda politica internazionale, e la Conferenza sul clima (COP25) in corso a Madrid è un importante banco di prova su questi temi, ma anche di quella nazionale e locale. Le opere che davvero servono all’Italia e al Piemonte sono altre, non certamente la Tav la cui utilità, dopo decenni di discussione, resta ancora tutta da dimostrare – dichiarano Stefano Ciafani e Giorgio Prino, rispettivamente presidente nazionale e regionale di Legambiente –. Insistere sulla Tav significa non tenere conto delle opere pubbliche che servono davvero al Paese, a cominciare dalla riqualificazione di un territorio fragile e delicato, dove troppo spesso il rischio idrogeologico causa vittime e danni. Senza dimenticare più in generale quelle opere che permetterebbero di ridurre le emissioni in atmosfera di gas serra e inquinanti, di ridurre lo scarico dei reflui fognari nell’ambiente per cui stiamo pagando multe salate, di affrontare il tema della gestione dei rifiuti o, ancora, affrontare la sfida legata alla mobilità urbana, ferroviaria e pendolare».
Tutto questo anche perché, ricorda Legambiente, la Tav non sposterà un solo tir dalla strada, visto che resterà più economico e facile far “girare” le merci su gomma. Per l’associazione, invece, il Governo deve avere il coraggio di ridurre la quota di trasporto merci che oggi viaggia su gomma disincentivando questo trasporto attraverso leve fiscali e tariffarie, promuovendo la mobilità urbana sostenibile, rafforzando e rendendo più competitivo il trasporto ferroviario pendolare e urbano per offrire una valida alternativa all’auto. Quello della mobilità è un problema che anche in Piemonte resta una priorità: nel 2017 sono state in media 166.445 le persone che ogni giorno hanno preso un treno pendolare, in diminuzione rispetto al 2016 quando si attestavano a 167.556 mila. Un’emorragia di pendolari che, per tornare almeno livelli del con 175.400 viaggiatori, necessiterebbe di sempre maggiori investimenti. Oggi, invece, gli stanziamenti per il servizio ferroviario si attestano a 5,51 milioni di euro l’anno, appena lo 0,05% del bilancio regionale. E la Torino-Lione non farà altro che drenare ulteriori risorse a scapito dei pendolari.
Così come è sempre più evidente la necessità di allocare maggiori risorse per fronteggiare le conseguenze della crisi climatica, con un’accelerazione delle politiche di mitigazione del clima per preparare i territori, le aree agricole e le città a impatti che si stanno dimostrando sempre più devastanti. Nella sola regione Piemonte sono 1131 i comuni con aree a rischio frana o alluvione: praticamente il 93% del totale, con punte superiori al 99% nelle province di Cuneo e Asti.
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