Carovana dei ghiacciai 2024: il bilancio della V tappa in Friuli-Venezia Giulia/Slovenia sullo stato di salute delle Alpi Giulie in cui “sopravvivono” faticosamente gli ultimi tre ghiacciai.
I Ghiacciai del Canin e del Triglav sono ridotti a placche sparse di neve e ghiaccio. Il primo è passato da una superficie da 9,5 ettari negli anni 50 agli 1,4 ettari di oggi; il secondo da 40 ettari nel 1946 a circa 0,2 ettari nel 2022. “Resiste” il Ghiacciaio del Montasio che nell’inverno 2023-2024 ha accumulato 8 metri di neve.
In Italia meno della metà delle zone glaciali si trova in aree protette, Legambiente presenta la road map con 5 azioni per una maggiore tutela della biodiversità in alta quota.
Legambiente e CGI: “Con la scomparsa dei ghiacciai la Terra sta perdendo uno dei suoi più grandi ecosistemi. Ma non vanno persi di vista gli habitat emergenti che pongono nuove sfide per la conservazione dell’alta quota, tuttora sottovalutata poiché protetta solo in minima parte, ancorché sconosciuta.”
In questa tappa il saluto al ghiacciaio con la performance musicale del violinista Giacomo Ambrosino e la video testimonianza di Alessia Iotti, artista e attivista.
Nelle Alpi Giulie “sopravvivono” faticosamente gli ultimi tre ghiacciai: il Ghiacciaio del Montasio – l’unico ancora definibile ghiacciaio – e quelli del Canin orientale (sempre in Italia) e del Triglav (in Slovenia), ridotti a poche placche sparse di neve e ghiaccio (glacio-nevati). Insieme costituiscono appena il 5% del volume glaciale che le Alpi Giulie avevano nella Piccola età glaciale.
In particolare, il Ghiacciaio del Canin, in Friuli-Venezia Giulia, è passato da una superficie di 9,5 ettari negli anni 50 a 1,4 ettari, pari a poco più di un campo da calcio. E lo spessore medio del ghiaccio, che agli inizi del ‘900 superava in alcuni punti i 90 metri, oggi arriva appena agli 11 metri (dati di R. R. Colucci, Comitato Glaciologico Italiano e CNR-ISP). Stessa sorte quella del Ghiacciaio del Triglav, in Slovenia che, nonostante sia quello posto alla quota più elevata nelle Alpi Giulie (2.700 metri), ha registrato un’importante perdita di superficie passando da 40 ettari (dal 1946) a circa a 0,2 ettari nel 2022, riducendosi del 98% (dati di M. Pavšek, ZRC SAZU). Pur essendo situato molto più in basso (1.900 metri) “resiste” ancora, invece, il Ghiacciaio del Montasio (con superficie di 7 ettari, 0,07 km²); a giocare a suo favore l’esposizione settentrionale che gli garantisce ombra, gli accumuli di valanghe e le elevate precipitazioni, nell’inverno 2023-2024 pari a 8 metri di neve (dati di F.Cazorzi, CGI e Università di Udine).
A preoccupare il ripetersi di eventi estremi durante il periodo estivo accelera notevolmente l’evoluzione negativa di questi piccoli corpi glaciali.
A scattare la fotografia delle Alpi Giulie, sia sulla parte nord-occidentale della Slovenia che quella nord-est dell’Italia, è la V tappa in Friuli-Venezia Giulia/Slovenia della Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia e con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano.
In questa tappa, passando dal Parco nazionale del Triglav a quello Naturale delle Prealpi Giulie, Legambiente ricorda che in Italia meno della metà delle zone glaciali si trova in aree protette – tra gli strumenti più efficaci per tutelare la biodiversità, contrastare la crisi climatica e promuovere lo sviluppo sostenibile dei territori e comunità – e lancia una road map con 5 azioni per garantire una maggiore tutela della biodiversità in alta quota:
1) Avviare un piano di monitoraggio della biodiversità degli ambienti glaciali integrato con specifici piani di adattamento ai cambiamenti climatici per le singole specie e/o habitat.
2) Definire una rete ecologica adattativa, che tenga conto dei futuri scenari climatici, per favorire la continuità spaziale degli habitat e delle popolazioni o la possibilità di flussi genetici tra popolazioni.
3) Porre attenzione agli impatti antropici che minacciano la biodiversità e le pratiche di copertura dei ghiacciai con teli geotessili.
4) Intensificare gli sforzi per creare nuove aree protette anche nelle zone glaciali per il raggiungimento dell’obiettivo di tutelare, attraverso strumenti giuridicamente vincolanti, almeno il 30% del territorio entro il 2030.
5) Sviluppare nuove strategie per migliorare la protezione in situ di questi ecosistemi per garantire la loro esistenza e funzionalità ecosistemica, come ricorda la recente risoluzione delle Nazioni Unite che dichiara il 2025 Anno internazionale dei ghiacciai e il Global Biodiversity Framework.
“Con la scomparsa dei ghiacciai – dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA Italia – la Terra sta perdendo uno dei suoi più grandi ecosistemi. Ma non vanno persi di vista gli habitat emergenti, che rappresentano enormi cambiamenti e pongono nuove sfide per la conservazione dell’alta quota, tuttora sottovalutata poiché protetta solo in minima parte, ancorché sconosciuta. Senza un’accurata conoscenza della biodiversità glaciale e delle aree proglaciali insieme al monitoraggio nel tempo, entrambi propedeutici alla tutela, non potremo capire gli effetti negativi che avrà la scomparsa dei ghiacciai sul funzionamento degli ecosistemi e quindi anche sul nostro stile di vita”.
“La contrazione di questi ghiacciai, oramai classificabili come glacio-nevati, è una prova diretta del cambiamento climatico nelle Alpi Giulie – dichiara Valter Maggi, presidente del Comitato Glaciologico e professore dell’Università Milano Bicocca – Si tratta di corpi glaciali piccoli e ad una quota estremamente bassa se rapportati al resto del sistema alpino, che risentono dell’innalzamento della quota delle piogge, ormai anche durante la stagione invernale”.
Quella dell’innalzamento della quota delle piogge e neve è, insieme alla maggiore alternanza e durata dei periodi secchi e concentrazione delle precipitazioni in eventi singoli di intensità maggiore sono una caratteristica riscontrabile non solo nelle Alpi Giulie, ma estendibile dall’intero arco alpino, come nota il climatologo Colucci.
Testimonianza di Alessia Iotti. In occasione della V tappa Legambiente pubblica la video testimonianza della testimonial Alessia Iotti, artista e attivista (alias “alterales”): “Le montagne sono giganti veramente fragili. Per fortuna ci sono iniziative come questa che vanno a unire le persone che le amano e vogliono difenderle. La sorte dei ghiacciai riguarda tutti. A livello di comunità possiamo unirci firmando la petizione portata dalla Carovana dei Ghiacciai per orientare i decisori politici verso scelte lungimiranti per il nostro futuro”.
Prossime tappe. Dopo la Francia, Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia/ Slovenia, la Carovana dei ghiacciai 2024 – con partner sostenitori FRoSTA, Sammontana, FPZ, partner tecnico Ephoto, media partner La Nuova Ecologia e L’Altra Montagna – terminerà il suo viaggio in Veneto (5-9 settembre) sul ghiacciaio della Marmolada. Temi di punta gli effetti della crisi climatica e degli eventi meteo estremi in montagna, tutela della biodiversità, politiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici e buone pratiche di sviluppo sostenibile. Al suo fianco testimonial d’eccezione provenienti dal mondo della cultura, musica, mondo accademico e arte.
I dati sui ghiacciai delle Alpi Giulie sono stati presentati oggi in conferenza stampa a Udine. Con la partecipazione di: Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi Legambiente e presidente CIPRA Italia; Valter Maggi, presidente CGI; Federico Cazorzi, CGI, Università di Udine; Renato R. Colucci, CGI e CNR-ISP; Sandro Cargnelutti, Presidente Legambiente Friuli-Venezia Giulia. In questa tappa il saluto al ghiacciaio con la performance musicale del violinista Giacomo Ambrosino.
In soccorso dei giganti bianchi, una firma per i ghiacciai. Con Carovana dei ghiacciai 2024 Legambiente invita tutti a firmare la petizione on line “Una firma per i ghiacciai” per chiedere al Governo azioni concrete partendo dall’attuazione di 7 interventi indicati nel Manifesto per una governance dei Ghiacciai e salvare il nostro ecosistema.
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Per la realizzazione di questa tappa Carovana dei ghiacciai ringrazia il Parco Naturale Prealpi Giulie e il Parco Nazionale del Triglav, i ricercatori del ZRC SAZU Istituto geografico e Anton Melik di Lubiana.