Giornata mondiale della biodiversità: sos specie a rischio

Il punto di Legambiente con i dati del suo ultimo report.

In Italia preoccupa lo stato di salute di avifauna e anfibi, importanti “termometri” di mare e zone umide. Dal fratino al gabbiano corso alla berta minore al Geotritone del Sarrabus, minacciati sempre più  da crisi climatica, inquinamento e catture accidentali.

Negli ultimi dieci anni la popolazione del fratino è calata di oltre il 50%. Marangone dal ciuffo tra le specie vittime del bycatch.

Legambiente: “Italia in procedura di infrazione per non aver attuato le misure previste dalle Direttive “Uccelli”, “Habitat” e “Ambiente Marino”. Serve un cambio di rotta per tutelare meglio la biodiversità e fermare le catture accidentali di specie sensibili. Nella prossima legislatura europea si confermino gli obiettivi del green deal europeo e della Strategia per la biodiversità”. 

Dal 22 al 26 maggio è Natura Day: iniziative di Legambiente per conoscere le bellezze naturalistiche e chiedere il 30% di territorio protetto entro il 2030.  

 In Italia la biodiversità è sempre più rischio, minacciata soprattutto da crisi climatica, inquinamento, catture accidentali e azioni antropiche. A preoccupare, in particolare, è lo stato di salute di avifauna e anfibi, a cui Legambiente, dedica quest’anno uno speciale all’interno del suo report Biodiversità a rischio 2024. Dal Fratino – a rischio estinzione e la cui presenza nelle spiagge italiane è calata di oltre il 50% negli ultimi 10 anni (se ne stimavano 1550 – 1900 coppie fino al 2010 e solo circa 600 coppie nell’ultimo Atlante Nazionale degli uccelli nidificanti in Italia ed.2022) a causa della pulizia meccanica delle spiagge e dell’incremento di specie predatrici come ratti, gatti, cani, cornacchie e gabbiani reali – alla berta maggiore e minore e al gabbiano corso che soffrono a causa del depauperamento degli stock ittici, del bycatch (catture accidentali) e del disturbo alle colonie in nidificazione. La berta minore, endemica del Mediterraneo e presente in Italia con circa il 67,3% di tutta la popolazione globale, è tra le specie vulnerabili, mentre il gabbiano corso è indicato come “prossimi alla minaccia”. Sotto osservazione anche gli anfibi, la classe di vertebrati più minacciata a livello mondiale. In Italia tra quelli più a rischio ci sono: la salamandra di Aurora, a rischio estinzione, localizzata in una ristretta porzione boschiva delle Prealpi Vicentine e minacciata dalle pratiche forestali; il geotritone del Monte Albo, esclusivo della catena del Monte Albo nel nord-est della Sardegna, è una specie vulnerabile, minacciata soprattutto dalla degradazione del suo habitat ad opera dell’uomo; il Geotritone del Sarrabus, il più minacciato in Italia, è in pericolo critico, è  presente solo in Sardegna, nella regione sud-orientale del Sarrabus, ed è esposto alle minacce della crisi climatica e la Raganella sarda, un anfibio endemico della Sardegna, Corsica e Arcipelago Toscano, potrebbe risentire della carenza d’acqua nei siti riproduttivi e degli effetti negativi derivanti dall’uso eccessivo di prodotti fitosanitari agricoli.

Ritardi Italia e pericolo bycatch e plastica: a pesare su questa fotografia, scattata dal report di Legambiente, sono anche i ritardi dell’Italia sia nell’istituire nuove aree protette e zone di tutela integrale al 2030 sia nel frenare le varie minacce a partire dal bycacth, ossia la cattura accidentale delle specie durante l’attività di pesca. L’Italia ad oggi, denuncia Legambiente, ha fatto ben poco per fronteggiare il fenomeno del bycacth come conferma la lettera di messa in mora che la Commissione Europea ha aperto contro l’Italia per non aver attuato le misure previste dalle Direttive “Uccelli” (79/409/CEE), “Habitat” (92/43/CEE) e “Ambiente Marino” (MSFD-2008/56/CE), specialmente rispetto alla protezione degli uccelli marini sempre più minacciati dal bycatch e dall’inquinamento da plastica in mare.

Nelle acque europee, si stima che più di 200.000 uccelli marini muoiano ogni anno a causa del bycatch, e i palangari e le reti fisse sono i principali responsabili di queste catture. (Studio BirdLife Europe & Central Asia) Nelle acque italiane, le catture accidentali si verificano soprattutto nello Stretto di Sicilia e nel Golfo di Trieste, e tra le specie più a rischio, oltre alla berta maggiore mediterranea, la berta minore, il gabbiano corso, c’è anche il marangone dal ciuffo. L’altro pericolo è rappresentato dalla plastica in mare e dalle microplastiche. Una nuova malattia tipica dell’avifauna marina è la “plasticosi”, una fibrosi nel tratto gastrointestinale, indotta dall’ingestione continua e abbondante di plastica, che provoca lesioni ed inspessimenti dei tessuti con effetti gravi sulla crescita, la digestione e la sopravvivenza degli animali.

Per questo Legambiente torna a chiedere oggi una maggiore tutela della biodiversità, a partire da avifauna e anfibi preziosi termometri dello stato di salute di mare e zone umide, l’istituzione di più aree protette e più interventi in Italia e in Europa. Temi che rilancerà anche con il “Natura Day. 30% di territorio protetto entro il 2030”, con una serie di iniziative dal 22 al 26 maggio lungo la Penisola per far riscoprire le bellezze naturalistiche e la biodiversità e chiedere più aree protette. Gli argomenti del report saranno, inoltre, presentati oggi nel corso del webinar in diretta streaming alle ore 11.30 sul sito di Nuova Ecologia e vedrà la partecipazione di esperti scientifici che hanno collaborato alla stesura del dossier come Rosario Balestrieri, Ornitologo del Dipartimento di Ecologia Marina Integrata – CRIMAC della Stazione Zoologica “Anton Dohrn”.

“Frenare la perdita di biodiversità – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è uno dei principali impegni da affrontare su scala globale a partire dal continente europeo. In particolare, nella prossima legislatura, l’Europa confermi gli obiettivi del green deal e della Strategia per la biodiversità. Non possiamo arretrare né in Europa, né in Italia. Serve una decisa inversione di tendenza politica e strumenti operativi e nuove norme capaci di accompagnare i territori verso la transizione ecologica e nel creare più aree protette.”

“L’Italia – commenta Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente – è un Paese ricco di biodiversità ma anche di contraddizioni che frenano le politiche di conservazione della natura. Per questo è fondamentale un cambio di passo e un’azione decisa, a livello nazionale ed europeo, per raggiungere gli obiettivi al 2030 su clima e biodiversità e su cui non il nostro Paese non può tirarsi indietro. Negli ultimi decenni la stessa Europa ha realizzato una imponente azione di tutela della natura supportata da norme avanzate e strumenti finanziari, come i LIFE, con risorse significative che non può essere dimenticata anche se negli ultimi tempi non sono mancate azioni contrarie come il rinvio del voto finale sulla legge per il ripristino della natura e il declassamento della tutela del lupo. È fondamentale che si apra una nuova stagione italiana ed europea per la tutela della biodiversità e per la conservazione della natura”.

Priorità Italia ed Europa: Legambiente lancia oggi un appello all’Italia e all’Europa indicando le priorità dei prossimi anni in tema di tutela della biodiversità. Quattro le priorità su cui l’Italia dovrà lavorare: 1) acceleri il passo nell’istituzione di nuove aree protette e zone di tutela integrale e sbloccando quelle ancora in stallo che ammontano a 70; 2) Acceleri  l’attuazione dei Piani d’Azione e Strategie comunitarie, adottati dall’UE per favorire la protezione e valorizzazione della biodiversità, come la Strategia Marina che pone particolare al degrado degli habitat, al sovrasfruttamento degli stock ittici, alla presenza di specie aliene, in un quadro reso più drammatico dal cambiamento climatico. 3) vieti la pesca a strascico in tutti i parchi nazionali marini e le aree marine protette come sta facendo la Grecia, primo paese europeo a imporre tale divieto dal 2026 anticipando quanto chiesto dallo stesso Piano d’azione dell’Unione Europea “proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente” che indica come termine ultimo il 2030; 4) valorizzi le esperienze virtuose messe in campo in questi anni, dalle buone pratiche territoriali, ai progetti a tutela della biodiversità finanziati dal Programma LIFE dell’UE che proprio ieri, 21 maggio, ha celebrato i 32 anni di attività insieme alla Rete Natura 2000, il network di aree protette più esteso al mondo. Tra gli esempi virtuosi, il progetto Life Delfi con l’obiettivo di ridurre le interazioni tra delfini e pesca oppure Life Sea.Net che cerca di migliorare la gestione dei siti marini della Rete Natura 2000 attraverso la diffusione di un toolkit governance.

Sei le priorità sul fronte europeo. L’Europa confermi gli obiettivi del Green Deal ed i target della Strategia per la biodiversità per tutelare legalmente almeno il 30% di territorio e di mare;  per favorire l’aumento della connettività e la resilienza degli ecosistemi marini e terrestri; per ridurre il consumo di suolo  e contrastare il fenomeno delle specie alloctone invasive; per adottare piani di gestione della biodiversità integrati con Piani di adattamento ai cambiamenti climatici; per realizzare in maniera efficace e  trasparente il monitoraggio della biodiversità; per informare i cittadini e contrastare le fake news sulla coesistenza con i grandi predatori.

11 buone pratiche: Infine Legambiente porta in primo piano anche 11 buone pratiche. Tra queste la summer school sulla valutazione di impatto ambientale organizzata da ISPRA, Università di Palermo, Comune di Palermo e Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente della Sicilia (in programma dal 10 al 24 giugno a Palermo); il rafforzamento della Rete ecologica regionale (Recore) previsto dalla Regione Emilia-Romagna che mette a disposizione 10,5 milioni di euro di risorse europee; la mostra “Alieni: Flora e fauna venute da lontano” al Museo Storia Naturale del Mediteranno a Livorno.

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