Cresce, lentamente, il Green public procurement in Italia. Bene l’applicazione degli acquisti verdi per la carta, male per l’edilizia. Ancora lontano l’obiettivo del pieno rispetto dell’obbligo previsto dal Codice degli appalti.
Bergamo leader in Italia con il 100% di applicazione dei CAM. Solo 5 gli enti parco su 52 monitorati superano il 70% di applicazione.
Nella seconda giornata del Forum Compraverde Buygreen, in corso a Roma, presso il WeGil, l’Osservatorio Appalti Verdi (OAV), costituito da Legambiente e la Fondazione Ecosistemi, ha presentato i dati raccolti ed elaborati relativi all’applicazione del Green public procurement (GPP). L’attività si è concentrata su tre diversi ambiti di analisi: a) i Comuni Ricicloni, individuati da Legambiente tra le amministrazioni più impegnate nella raccolta differenziata, uno dei primi anelli nel nuovo modello di economia circolare; b) i Comuni capoluogo, grazie all’attività che sempre Legambiente realizza con il rapporto Ecosistema Urbano sulle performance ambientali delle città più grandi delle regioni italiane, per veicolare messaggi di cambiamento e buone pratiche d’esempio nella sostenibilità; c) gli Enti parco (parchi nazionali, regionali ed aree marine protette) come luoghi d’elezione in cui praticare gli acquisti verdi e promuovere scelte orientate alla lotta al cambiamento climatico e allo sviluppo innovativo, sano e green.
I Comuni che, complessivamente, hanno risposto al questionario sui Comuni Ricicloni 2019 sono 1.806. Tra questi 1.806 Comuni, 734 (il 40,6%) hanno risposto anche alla parte relativa ai Criteri Ambientali Minimi. I risultati evidenziano come la principale difficoltà applicativa risieda nella carenza di formazione del personale, con percentuale comprese tra il 49 e il 55%. Il CAM più adottato è quello relativo alla gestione dei rifiuti (35,4%) seguito da quello della carta i (33,3%). Lo stato di attuazione dei Criteri Ambientali Minimi nei prodotti elettronici è invece significativamente più basso, anche rispetto a quello dei Comuni Capoluogo. (24,4). Gli arredi si attestano al 10,6%. La situazione dell’edilizia è, se possibile, ancora più deficitaria. Al Nord e al Sud dichiarano di non applicare mai i Criteri Ambientali Minimi rispettivamente il 61,4% e il 50,9% delle amministrazioni comunali. Una difficoltà che sembra essere generalizzata nelle diverse aree geografiche del paese, con poche eccezioni.
Il secondo focus curato dall’Osservatorio Appalti Verdi è quello relativo ai Comuni capoluogo. Sono 106 i comuni interpellati, di cui solo 88 hanno fornito risposte. Anche in questo caso il primo dato ad emergere è che negli ultimi tre anni solo il 35,2% dei comuni ha formato i dipendenti sul GPP.
Interessante è rilevare i dati sull’applicazione dei Criteri ambientali minimi (CAM) nelle gare di appalto. L’unica città che dichiara di applicare sempre i CAM è la città di Bergamo, mentre le città che hanno una percentuale di applicazione tra il 80 e l’99% rispetto ai 15 CAM monitorati sono: Ancona, Ferrara, Modena, Treviso, Udine e Vicenza. Questi comuni rappresentano il 7% dei comuni capoluogo.
I criteri minimi maggiormente utilizzati sono quelli relativi all’uso della carta (72,7%), agli strumenti quali uso delle stampanti e toner (58%), nei servizi di pulizia (52,3%).
Le percentuali si abbassano notevolmente quando si esamina il tasso di attuazione del CAM sugli arredi per interni (39,8%), sulla ristorazione collettiva (37,5%), sull’illuminazione pubblica (34,1%).
Edilizia (19,3%), gestione dei rifiuti (19,3%) e arredo urbano (18,2%) sono i contesti fanalino di coda che chiudono la classifica.
Quest’anno l’Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente e Fondazione Ecosistemi ha spinto la sua indagine oltre, includendo anche tutti gli enti parco nazionali, ed alcuni regionali, locali ed aree marine protette. Il campione ha riguardato 52 Enti sul territorio nazionale, dal quale è emerso che solo 14 Enti superano il 50% di applicazione dei Cam. Cinque, invece, gli Enti parco che superano il 70% di applicazione. Il CAM più applicato è quello sulla carta (42,3%), un numero particolarmente basso se confrontato con quanto analogamente monitorato per i Comuni capoluogo, 34,6% sugli apparecchi elettrici ed elettronici, 23,1 per gli arredi per interni, essenzialmente mobili per uffici. Migliore la situazione nel caso della cancelleria, per la quale la percentuale di applicazione dei criteri si attesta al 40,4%. L’edilizia si presenta ancora come il settore più complesso, con una percentuale del 26,4.
A margine della presentazione dei dati Enrico Fontana, della Segreteria nazionale di Legambiente e Coordinatore dell’osservatorio Appalti Verdi ha voluto sottolineare il lavoro ancora da fare: “I dati presentati ci consegnano un quadro sempre in miglioramento, soprattutto nei Comuni capoluogo, ma sul quale c’è ancora molto da lavorare. Quanto emerso evidenzia con forza il piano di intervento su cui insistere: vale a dire la formazione e il monitoraggio. Sono questi i due pilastri su cui costruire lo scatto in avanti decisivo”.
Per la Fondazione Ecosistemi, il Direttore Silvano Falocco ha aggiunto che “questa edizione ci ha dato l’occasione non solo di fotografare l’esistente, ma di individuare le strade da percorrere per arrivare finalmente a quel cambiamento necessario. Le pubbliche amministrazioni possono e devono fare la differenza, perché le aziende stanno dimostrando di essere pronte ed aver capito che il piano ambientale non è un limite, ma una opportunità.”
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