Legambiente: “L’accordo finale della COP15 rappresenta un primo passo ma non è sufficiente. Per garantirne l’efficacia, serve un’azione forte e decisa da parte dei singoli governi, a partire dall’Italia, mettendo in campo politiche specifiche e interventi concreti per ridurre la perdita di biodiversità”.
“L’accordo finale approvato a Montreal a conclusione della COP15 rappresenta un primo passo per proteggere la biodiversità nel mondo, ma non è sufficiente. Per garantirne l’efficacia, serve un’azione forte e decisa da parte dei governi che dovranno attuare l’Accordo a livello nazionale. Ai singoli Paesi è stata, infatti, lasciata troppa discrezionalità, per questo sarà fondamentale che i singoli Stati implementino politiche specifiche a breve e a lungo termine per garantirne l’efficacia in tempi brevi e raggiungere gli obiettivi di conservazione della natura. A questo riguardo dall’Italia, che è il Paese europeo con maggiore biodiversità, ci aspettiamo un’azione politica seria e decisa in questa direzione. Non sono ammessi più ritardi, è ora di agire, così il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani commenta il testo finale della COP 15. Un vertice internazionale atteso da tempo, dopo quasi due anni di rinvii causati dalla pandemia, e fondamentale per continuare gli sforzi degli Aichi Biodiversity Targets, stabiliti nel 2010 all’inizio del Decennio delle Nazioni Unite sulla biodiversità”.
Al termine di negoziati è stato votato all’unanimità e sottoscritto da tutti e 196 membri, quello che è stato considerato da molti “il più ambizioso piano globale mai sviluppato per la biodiversità”. Punti chiavi dell’accordo: la conferma dell’obiettivo 30-30, ovvero l’impegno di proteggere entro il 2030 il 30% delle terre e delle acque del Pianeta. E poi il riconoscimento della necessità di dotare il Global Biodiversity Framework di un’adeguata copertura finanziaria prevedendo 200 miliardi di dollari entro il 2030.
“L’obiettivo globale 30-30, che si pone per la prima volta nella storia e che ha visto tutti i Paesi d’accordo, – aggiunge Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – rappresenta uno strumento preferenziale per porre un freno alla perdita di biodiversità. La crisi climatica, unita alla perdita degli habitat, all’inquinamento e allo sviluppo, stanno mettendo in serio pericolo la biodiversità del mondo. Dal canto suo tra le azioni che l’Italia può mettere in campo, a nostro avviso, è fondamentale incrementare le aree protette e le zone di tutela integrale; migliorare la conoscenza e il monitoraggio della biodiversità; rafforzare la rete Natura 2000 per garantire una migliore tutela e governance della biodiversità; promuovere una gestione integrata della costa, dando piena attuazione alla Strategia marina e favorendo la crescita della Blu Economy, in particolare nelle aree marine protette”.