2020, ecco la Nuova Ecologia di gennaio

È l’anno chiave per le politiche climatiche. Deforestazione made in Italy nell’inchiesta del mensile di Legambiente.

 “Clima d’attesa” recita il titolo del primo numero dell’anno di Nuova Ecologia. Il 2020, anno chiave nelle politiche climatiche, è finalmente arrivato. E se è vero che l’Italia ha rispettato gli obiettivi del famoso 20-20-20 – quelli sulla riduzione delle emissioni, sull’aumento delle rinnovabili e su quello dell’efficienza energetica – è altrettanto vero, spiega la testata ambientalista nella sua storia di copertina, che non si può parlare di successo perché il nostro Paese non ha fatto altro che giovarsi di un “tesoretto di tecnologie”, eredità della sua cronica scarsità di energia. Così, ora che l’emergenza climatica impone un balzo in avanti senza se e senza ma, l’Italia è titubante nella transizione verso un futuro a emissioni zero.

Il taglio dei sussidi alle fonti fossili in Italia è ancora un miraggio e rallenta lo sviluppo delle rinnovabili e delle politiche climatiche, come certifica il poco lusinghiero 26° posto ottenuto nella classifica mondiale stilata da Germanwatch, Can e New climate institute nel loro rapporto annuale. L’indispensabile inversione di rotta non è inoltre neanche all’ordine del giorno, visto che il Piano nazionale energia e clima (Pnec) prevede una riduzione delle emissioni al 2030 di un modesto 37%, a fronte del 55% votato dall’Europarlamento.

Il mensile di Legambiente non si ferma alla fotografia della situazione italiana ma racconta gli esiti deludenti della Cop che si è svolta a Madrid a dicembre, raccogliendo le corrispondenze scritte a caldo e le voci dei protagonisti dei negoziati, come Inger Andersen, direttrice esecutiva di Unep e vice segretario generale delle Nazioni Unite. L’opinione comune è che l’ultima speranza per provare a limitare i danni provocati dai cambiamenti climatici è la Cop26, in programma a Glasgow il prossimo novembre. Il vertice aprirà i suoi lavori a pochi giorni dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti: la presenza o l’assenza in Scozia del negazionista climatico Donald Trump peserà sul raggiungimento di un accordo davvero efficace.

L’altra faccia della medaglia di questo ragionamento sul futuro del pianeta, e di chi lo abita, riguarda quello che possono fare i cittadini. A questo è dedicata un’ampia inchiesta della rivista. Oltre a ridurre le nostre emissioni, sostiene Nuova Ecologia, fra i buoni propositi per il 2020 dovremmo mettere anche quello di consumare meno, soprattutto se si tratta di prodotti che derivano dal taglio indiscriminato degli alberi.
Un recente studio delle università di Padova, Torino e Milano svela infatti che l’Italia è il sesto Paese al mondo “importatore di deforestazione incorporata” nei prodotti: bresaola, soia, cuoio, mangimi e legname, fra gli altri.

Alcune cifre: importiamo 25.400 tonnellate di carne congelata dal Brasile, 381.000 tonnellate di soia dal Sudamerica e 902.000 di tonnellate di olio di palma dall’Indonesia.

Come consumatori siamo insomma, a nostra insaputa magari, i “mandanti” della devastazione di ettari di boschi. E non solo in Amazzonia, dove continuano le esecuzioni dei “guardiani della foresta”. Eppure le popolazioni indigene non proteggono soltanto il loro territorio ma il clima globale, come denuncia nell’intervista concessa al mensile Caetano Scannavino, il fondatore della ong Alegria e Saude, finita nelle scorse settimane nell’occhio del ciclone per essere stata accusata dal presidente del Brasile Jair Bolsonaro di appiccare i roghi per ricevere donazioni.

Tra gli altri contenuti della rivista un’inchiesta sul distretto della ceramica di Sassuolo, dove il comparto contribuisce per il 40% all’inquinamento dell’aria per polveri sottili e ossidi d’azoto, e un’intervista a Mimmo Calopresti sul suo nuovo film “Aspromonte – La terra degli ultimi”.

L’ufficio stampa Legambiente 06 86268399 – Alice Scialoja 3393945428