Gli ostacoli normativi, burocratici e culturali che frenano la transizione energetica in Italia.
Nonostante l’emergenza climatica sempre più pressante, il caro energia, la crisi sociale e gli obiettivi di decarbonizzazione in Italia lo sviluppo delle rinnovabili continua ad essere una corsa ad ostacoli.
A pesare in prima battuta norme obsolete e frammentate, la lentezza degli iter autorizzativi, gli ostacoli e le lungaggini burocratiche di Regioni e Soprintendenze ai beni culturali i due principali colli di bottiglia dei processi autorizzativi. Ci sono poi i no delle amministrazioni comunali e le opposizioni locali NIMBY (Not In My Backyard) e NIMTO (Not In My Terms of Office).
Il risultato finale è che nella nostra Penisola l’effettiva realizzazione di nuovi impianti da fonti pulite resta timida e insoddisfacente, quasi un miraggio nel 2022. Sono 1364 quelli in lista d’attesa e ancora in fase di valutazione, il 76% distribuito tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Solo l’1% degli impianti fotovoltaici ha ricevuto l’autorizzazione. Va peggio per l’eolico on-shore fermo allo 0%.
Se davvero si vuole contrastare la crisi climatica, accelerare la transizione ecologica e centrare gli obiettivi di decarbonizzazione indicati dall’Europa, l’Italia dovrebbe puntare con fermezza su rinnovabili, efficienza, autoproduzione, reti elettriche e accumuli. Un’opportunità di crescita ed innovazione in ogni settore.