Oltre la metà del prodotto interno lordo (PIL) mondiale dipende dalla natura eppure, la biodiversità continua ad essere poco tutelata. Circa 1 milione le specie a rischio estinzione nel mondo. 58 gli ecosistemi italiani considerati a rischio.
Oltre la metà del prodotto interno lordo (PIL) mondiale è legato alle risorse naturali. Natura e biodiversità, rappresentano un capitale naturale prezioso quanto l’oro, eppure sono sempre più a rischio.
Primo campanello d’allarme arriva dalle specie e dagli ecosistemi in pericolo di estinzione nel mondo e in Italia, ma anche dal valore economico che muovono alcune specie e settori come – impollinatori, foreste, pesca – e che si rischia di perdere.
In occasione della Giornata Mondiale della Natura Selvatica (World Wildlife Day del 3 marzo) con il report “Natura selvatica a rischio in Italia” analizziamo la situazione a livello globale e nazionale.
1 milione di specie rischiano l’estinzione
Nel mondo si stima, secondo studi IPBES, che sono oltre 1 milione le specie animali e vegetali a rischio estinzione, a causa di crisi climatica, attività antropiche, perdita di frammentazione e habitat naturali, inquinamento e specie aliene che accelerano il passo.
Alert rosso per gli alberi del mondo, più di una specie arborea su tre è inserita nel nuovo aggiornamento delle Lista Rossa IUCN, rivelando che almeno 16.425 delle 47.282 specie valutate sono a rischio di estinzione.
Una perdita di specie e di ecosistemi che viaggia ormai a ritmi preoccupanti e che non risparmia neanche l’Italia. Il Paese, che in Europa vanta la più grande varietà di animali e piante e specie endemiche, è in affanno e in difficoltà.
La perdita di biodiversità in Italia
Ad oggi nella Penisola, a livello ecosistemico, sono 58 gli ecosistemi naturali italiani a rischio – tra questi 7 sono in pericolo critico di estinzione (CR), 22 in pericolo (EN) e 29 vulnerabili (VE) – segnalati sempre nelle liste rosse IUCN e con una superficie nazionale a rischio pari al 19,6% che corrisponde a quasi la metà di quella coperta dagli ecosistemi naturali e seminaturali (46,3%) in Italia.
Numeri – quelli sulla perdita di biodiversità nella Penisola – a cui si affiancano le difficoltà e i gravi ritardi dell’Italia nell’applicare la Strategia Europea per la Biodiversità 2030 (SEB) e incisive politiche di tutela della natura, nonostante negli anni abbia anche raggiunto importanti traguardi nella conservazione della natura. La parola d’ordine dovrebbe essere tutelare natura, biodiversità ed ecosistemi ma la strada è tutta in salita.
I ritardi dell’Italia
Quello che denunciamo è che a sei anni dal countdown SEB 2030, l’Italia non è cresciuta di un solo ettaro di superficie protetta terrestre o marina, non sono aumentate le aree a protezione integrale, né migliorano le azioni per contrastare le specie aliene o il degrado del territorio.
Preoccupa poi lo stallo relativo alle 70 nuove aree protette marine e terrestri che sono ancora in attesa di completare l’iter; ma anche il mancato avvio, da parte dell’Italia, del registro volontario dei crediti di carbonio nel settore agricolo e forestale. Quest’ultima situazione non solo comporta ingenti perdite finanziarie per settori vitali per il nostro Paese, ma genera anche un clima di incertezza e preoccupazione anche per il rischio che, un sistema non chiaramente regolato e controllato da istituzioni pubbliche solide, possa creare un terreno fertile per l’infiltrazione della criminalità organizzata e delle ecomafie, come denunciato dalla Procura nazionale antimafia in una recente audizione alla Camera dei Deputati.
Natura e valori economici
Nel suo report ci teniamo anche a sottolineare l’importanza del valore economico delle specie e legato ad esempio a impollinazione naturale, stoccaggio di carbonio, pesca e risorse.
Stando agli ultimi studi disponibili, gli insetti impollinatori, come api e farfalle, garantiscono la produzione di molte colture agricole, con un valore stimato a livello globale in 235-577 miliardi di dollari ogni anno (IPBES).
Le foreste e gli ecosistemi marini assorbono anidride carbonica, contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici. Il valore di questo servizio viene spesso calcolato attraverso i crediti di carbonio, con un mercato globale stimato intorno ai 100 miliardi di dollari (World Bank). Le risorse ittiche garantiscono la sicurezza alimentare e il sostentamento di milioni di persone, con un valore economico che supera i 150 miliardi di dollari all’anno (FAO).
Ecoturismo: il turismo legato alla fauna selvatica genera entrate significative, spesso finanziando direttamente la conservazione della natura. Secondo l’organizzazione mondiale del turismo si stima che il 7% del turismo sia legato alla fauna e che cresca del 3% ogni anno.
Per saperne di più >> scarica il report
World Wildlife Day – Giornata mondiale della fauna selvatica
Il valore inestimabile della natura selvatica viene celebrato il 3 marzo di ogni anno in occasione del World Wildlife Day – WWD- proclamato nel 2013 dall’Assemblea generale dell’ONU per ricordare la ricorrenza della firma della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) avvenuta nel 1973 a Washington ed emendata a Bonn nel 1979.
Il tema del WWD scelto per il 2025 “Finanza per la conservazione della fauna selvatica: investire nelle persone e nel pianeta” sottolinea la necessità di lavorare insieme per rendere gli attuali, insufficienti, flussi finanziari più efficaci e sostenibili per costruire un futuro resiliente sia per le persone che per il pianeta.