La Carovana dei ghiacciai di Legambiente in Valle d’Aosta sul ghiacciaio del Miage. Ecco i risultati del monitoraggio.
Miage: La superficie del ghiacciaio sprofonda di quasi un metro l’anno. La falesia di ghiaccio è arretrata di quasi 10 metri. Dall’anno scorso, la mancanza di sostegno dalla massa glaciale ha causato l’apertura di una grossa trincea e l’abbassamento del lato interno di oltre sei metri.
Legambiente: “I cambiamenti che ha subito il ghiacciaio lo rendono irriconoscibile rispetto a quel che era alcune decine di anni fa”.
La superficie del Ghiacciaio del Miage, dagli anni Novanta ad oggi, è sprofondata di circa trenta metri nel suo settore frontale. Quasi un metro l’anno. Inoltre, la falesia di ghiaccio che un tempo incombeva sul Lago del Miage è arretrata di 10 metri circa e la conca del lago, ora vuota, si approfondisce e si sposta verso valle. Rispetto all’inizio del secolo scorso, la copertura detritica del Ghiacciaio Miage ne ha cambiato le caratteristiche della superficie, facendolo classificare da bianco a nero e l’instabilità delle morene laterali data dalla mancanza di sostegno della massa glaciale ha causato l’abbassamento della copertura di oltre sei metri e l’apertura di una grossa trincea nella morena.
Questi, sono alcuni dei risultati rilevati in Valle d’Aosta durante la prima tappa di Carovana dei ghiacciai, la nuova campagna di Legambiente realizzata con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) e con partner principale Sammontana e partner sostenitore FRoSTA, che dal 17 agosto al 4 settembre monitorerà lo stato di salute dei ghiacciai alpini per sensibilizzare le persone sugli effetti che i cambiamenti climatici stanno avendo sull’ambiente glaciale alpino.
I monitoraggi sono stati realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano in collaborazione con Legambiente nella mattinata di ieri 17 agosto, sia sul Ghiacciaio del Miage che in prossimità della falesia di ghiaccio del Lago del Miage. Ai rilevamenti, insieme al team di tecnici, hanno preso parte anche Philip Deline, geomorfologo dell’Università Savoie Mont Blanc e membro del Comitato Glaciologico Italiano ed Elena Motta, di Fondazione Montagna Sicura, a dimostrazione del valore internazionale delle ricerche svolte e dell’attenzione che il territorio dedica al problema ambientale.
I risultati sono stati presentati questa mattina ad Aosta, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Marco Giardino, segretario Comitato Glaciologico Italiano, Alessandra Piccioni vicepresidente Legambiente Valle d’Aosta, Giovanni Leonelli, Comitato Glaciologico Italiano e Vanda Bonardo, responsabile Legambiente Alpi.
“Il ghiacciaio del Miage è il più himalaiano dei ghiacciai italiani, perché copre un dislivello altimetrico che va dalla cima del Monte Bianco fino alla Val Veny, a pochi passi dalla strada carrozzabile. Con questo particolare ghiacciaio abbiamo iniziato il nostro racconto sullo stato di salute dei ghiacciai alpini italiani, perché i cambiamenti che ha subito sono molto peculiari rispetto ad altri che stanno sparendo”, dichiara Vanda Bonardo, responsabile Legambiente Alpi. “Alcune decine di anni fa era di colore bianco e ora è diventato nero a causa dell’enorme accumulo di detriti. Il Miage forse non scomparirà così velocemente come altri, ma le modifiche che sta subendo a vista d’occhio sono sconvolgenti tanto da renderlo irriconoscibile rispetto a quel che era fino a poco tempo fa. I ghiacciai sono termometri sensibili del cambiamento climatico in atto e l’attuale stato di salute dei ghiacciai alpini ci segnala l’urgenza di politiche efficaci contro l’emergenza climatica”.
Il Ghiacciaio del Miage, che ha una superficie pari a 11 km2, è per gran parte è coperto da detriti che ne hanno preservato la massa dalla fusione glaciale e che lo rendono classificabile come ghiacciaio nero. Il riscaldamento climatico ha aumentato la copertura detritica generata dall’instabilità dei versanti e sul ghiacciaio si distinguono diversi corpi di detrito trasportati dal suo movimento. Mentre la velocità maggiore dei blocchi si registra nei settori centrali, nelle porzioni laterali le morene rallentano il flusso per l’attrito.
Il monitoraggio
Per misurare il cambiamento della forma del ghiacciaio, i glaciologi hanno effettuato misure accurate per valutare le reazioni del ghiacciaio in relazione ai cambiamenti climatici. Con l’ausilio di tecnologie ad alta precisione, come il laser scanner, è stato rilevato un modello tridimensionale delle pareti di ghiaccio intorno al lago del Miage. Il cambiamento morfologico della superficie è stato così consistente e rapido da rendere impossibile la misura nello stesso punto a distanza di un anno.
Inoltre, l’aumento della fusione del ghiacciaio ha generato, verso la fronte, diversi laghi glaciali in continuo cambiamento per distribuzione e numero. Rispetto ad altri ghiacciai, il Miage non arretra la propria fronte ma collassa. Dagli anni Novanta la sua superficie è sprofondata di circa 30 metri, quasi un metro all’anno. In particolare, dai rilevamenti emerge che la falesia del ghiacciaio che un tempo incombeva sul lago è arretrata di 10 metri circa, e che la conca del lago ora vuota si sta approfondendo e si sta spostando verso valle. All’interno della conca sono stati rilevati degli ingenti accumuli di blocchi rocciosi provenienti sia dalla copertura detritica del ghiacciaio, sia dalla morena laterale destra, sempre più instabile. La mancanza del sostegno fornito dalla massa glaciale al fianco della morena ha provocato l’apertura di una grossa trincea e l’abbassamento del lato intero di oltre sei metri dallo scorso anno. Un’ulteriore conferma della forte deglaciazione.
“Le misure effettuate sul ghiacciaio del Miage sono particolarmente importanti perché trasformano la percezione del cambiamento di questo ghiacciaio in dati concreti e misurati”, commenta Marco Giardino, segretario del Comitato Glaciologico Italiano. “Le tendenze ricostruite ci permettono di modellizzare la trasformazione glaciale in funzione del cambiamento climatico, una condizione indispensabile per intervenire nella mitigazione dei pericoli in modo efficace”.
In seguito ai monitoraggi effettuati sul ghiacciaio del Miage e alle illustrazioni delle caratteristiche geomorfologiche del Lago e dell’Anfiteatro del Miage, il pomeriggio della prima tappa della campagna si è concluso con il Saluto al Ghiacciaio, un momento di riflessione sul silenzioso e prezioso lavoro che svolgono i ghiacciai, accompagnato dalle letture da “Il grande libro del Ghiaccio” in compagnia del suo autore, Enrico Camanni.
La prossima tappa
Dopo la prima tappa in Valle d’Aosta, la Carovana dei Ghiacciai continua il suo viaggio attraverso le Alpi, e dal 19 al 22 agosto 2020 sarà sui ghiacciai del Monte Rosa. (Programma)
La tappa prevede un’anteprima organizzata dal Comitato Glaciologico Italiano per oggi martedì 18 agosto, che comprende la visita alla mostra “L’adieu des glaciers. Il Monte Rosa: ricerca fotografica e scientifica”, al Forte di Bard e la conferenza “Il Monte Rosa: uno straordinario laboratorio a cielo aperto per lo studio della Montagna”, a cura del Centro Interdipartimentale dell’Università di Torino “NATRISK”, ad Alagna Valsesia. Il 19 agosto sarà dedicato all’escursione-panoramica sui ghiacciai di Indrewn, Bors e Sud delle Locce, mentre il 20 agosto si visiteranno i Ghiacciai di Piode e Sesia-Vigne. Entrambi i pomeriggi prevedono iniziative culturali e divulgative tra cui i Saluti ai Ghiacciai, momenti di raccoglimento su un futuro possibile per le nostre montagne e per il nostro pianeta.
Segui il viaggio di Carovana dei ghiacciai anche sulla pagina facebook di Legambiente Alpi dove verranno postate news, foto, video, interviste. Hashtag della campagna: #Carovanadeighiacciai #Changeclimatechange
Tutte le iniziative saranno organizzate nel rispetto dei protocolli COVID. Per partecipare alle escursioni e ai Saluti ai ghiacciai occorrerà indossare la propria mascherina personale, portare un proprio gel sanificante per le mani e mantenere la distanza minima di 1,5 metri gli uni dagli altri, ad eccezione degli appartenenti ad uno stesso nucleo familiare convivente o altri soggetti conviventi.
Per chi si volesse accreditare per seguire la seconda tappa, ecco il modulo