Il 19 maggio del 2015 il Senato approvava definitivamente la legge 68, che introduceva i delitti contro l’ambiente nel nostro Codice penale.
Una riforma di civiltà, fortemente voluta da Legambiente e Libera e da altre venti associazioni nazionali, ambientaliste ma non solo, che avevano promosso un forte appello al Parlamento, “in nome del popolo inquinato”.
In questo dieci anni è profondamente cambiata la lotta all’ecomafia e alla criminalità ambientale, grazie ai nuovi strumenti d’indagine che hanno potuto utilizzare forze dell’ordine, capitanerie di porto e magistratura. Perché l’inquinamento e il disastro ambientale sono diventati finalmente delitti, come l’omessa bonifica e l’impedimento al controllo, con pene severe, che possono arrivare, nei casi più gravi, fino a vent’anni di reclusione.
ControEcomafie, 16 e 17 maggio
In questo arco di tempo si sono evoluti, com’è accaduto per le mafie, anche i fenomeni di aggressione criminale all’ambiente in cui viviamo. Conoscerli, attraverso il racconto di donne e uomini della società civile che vivono ogni giorno nei territori dell’ecomafia; confrontarsi con chi, dalle Università alle forze dell’ordine, li studia e svolge indagini spesso complesse; ragionare insieme sulle richieste da fare alle istituzioni, saranno il cuore della conferenza nazionale “ControEcomafie, organizzata da Legambiente e Libera, in collaborazione con l’Università Roma Tre e “Casa Comune”. Due giornate di lavoro, il 16 e 17 maggio, a Roma che si concluderanno con la presentazione di un “Manifesto” in cui raccogliere riflessioni e proposte emerse dai gruppi di lavoro. E dare più forza all’impegno di chi vuole, ostinatamente, affermare verità e giustizia in nome del popolo inquinato.
ControEcomafie: scopri il programma completo