Chernobyl, una storia che parla al presente

Trentanove anni fa un guasto al reattore 4 dell’impianto scatenò il più grave incidente atomico della storia. Ricordare oggi la durissima lezione di Chernobyl significa guardare a un futuro senza nucleare per il Pianeta.

Una tragedia umanitaria ancora attuale. Patologie di varia natura ancora oggi presenti tra le fasce più povere della popolazione. Colpiti soprattutto i più piccoli.

Sono passati trentanove anni. Il 26 aprile del 1986, un guasto al reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl generò il più grave incidente atomico della storia. Un accadimento tragico che cambiò il corso della storia e di cui abbiamo il dovere di tenere viva la memoria. Le vittime stimate dall’ONU sono state circa quattromila, oltre centodiecimila gli sfollati. Una catastrofe che arrivò addirittura alle porte dell’Europa: le particelle radioattive trasportate dalle masse d’aria scatenarono il panico persino in Italia. Un dramma in cui, oltre al pericolo delle radiazioni, a mietere vittime fu la mancanza di informazioni tempestive nei confronti delle popolazioni coinvolte. Una tragedia umanitaria ancora attualissima. Quella di Chernobyl è una storia che parla al presente. La quantità di radiazioni rilasciate fu almeno 100 volte in più rispetto a quella delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Il fall-out nucleare interessò l’Ucraina, la Russia e per il 70% la Bielorussia, Paese più colpito. A lasciare la zona furono solo 350.000 persone. Gran parte della popolazione colpita rimase nelle zone contaminate, complice l’impossibilità a spostarsi a causa delle difficili condizioni economiche. Un effetto domino che è arrivato ai giorni nostri, avendo generato effetti a lungo termine a carico di ambiente, ecosistemi, flora e fauna.

La contaminazione del suolo avvenne per mezzo di alcuni elementi radioattivi come lo Stronzio-90 e gli isotopi del Cesio (134 e 137). Una dinamica che ha scatenato l’insorgenza di patologie di varia natura ancora oggi presenti tra le fasce più povere della popolazione. Oltre all’abbassamento delle difese immunitarie e all’aumento di numerose patologie legate a una dieta fortemente contaminata da radionuclidi, è stato registrato un fortissimo incremento di casi di tumore alla tiroide che ha colpito soprattutto i più piccoli a causa dello iodio radioattivo fuoriuscito dalla centrale nella prima fase del disastro. A questo si sono aggiunte una serie di gravi patologie di natura psicologica legate alla cosiddetta “sindrome di Chernobyl”. In molte e molti hanno presentato sintomi connessi alla consapevolezza di vivere in un territorio fortemente contaminato e senza futuro per sé e per la propria famiglia.

La guerra in Ucraina sta determinando una situazione ancora più grave sia dal punto di vista economico che sociale nelle popolazioni che vivono in Russia, Ucraina e Bielorussia nelle zone contaminate. Inoltre, le centrali nucleari non solo di Chernobyl ma anche gli altri reattori presenti in Ucraina rappresentano sempre più degli obiettivi sensibili e il rischio di un nuovo incidente nucleare è sempre più alto. Ancora oggi purtroppo cinque milioni di persone vivono in zone contaminate e sono costrette a nutrirsi con cibo radioattivo con gravi conseguenze per la loro salute e la conseguente proliferazione di numerose patologie, specie quelle tumorali. Ed i bambini continuano ad essere le vittime innocenti di questa catastrofe perché assorbono in modo molto rapido e pericoloso i radionuclidi presenti nel cibo. Oltre a quella di Chernobyl, ci sono altre 4 centrali nucleari in funzione in Ucraina e 15 reattori operativi.

Il progetto Rugiada

Alla luce di un’emergenza niente affatto alle spalle, Legambiente, sin dal primo momento, si è attivata per sensibilizzare l’opinione pubblica circa l’assurdità della scelta del nucleare e per fornire un supporto concreto alle popolazioni colpite.
Grazie alla rete di circoli locali e famiglie e a una incredibile gara di solidarietà siamo riusciti ad accogliere oltre venticinquemila tra bambine e bambini provenienti dalle zone più contaminate di Bielorussia, Russia e Ucraina, consentendo loro di effettuare percorsi terapeutici di un mese in Italia.

La solidarietà ha poi preso la forma di “Rugiada”, un progetto attraverso il quale viene garantita ospitalità a bambine e bambini in un centro specializzato e totalmente sostenibile, realizzato in un’area priva di radioattività.

Si tratta del “Centro Speranza” a Vilejka, una struttura in cui le bambine e i bambini trascorrono un soggiorno durante il quale vengono sottoposti a controlli medico-sanitari e a un regime alimentare sano e privo di contaminazioni, attraverso cui è possibile ridurre del 50% la presenza nell’organismo di radionuclidi.

Grazie all’aiuto dei circoli e dei donatori, mai venuto meno nel tempo, e alla collaborazione dei nostri referenti in Bielorussia, il progetto Rugiada continua senza sosta a donare speranza.

 



Angelo Gentili

Angelo Gentili

Membro della segreteria nazionale di Legambiente, coordinatore di Festambiente e del centro nazionale per l’Agroecologia di Legambiente. Nel 1992 visita le zone contaminate dall’esplosione di Chernobyl e dà vita ad una campagna di denuncia e informazione, avviando un progetto dedicato ai bambini che vivono nelle zone altamente radioattive.


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