Premio “Ambiente e legalità” di Legambiente e Libera, ecco i premiati

Forze dell’ordine, capitanerie di porto, magistratura, rappresentanti di istituzioni pubbliche e associazioni: ecco i premiati della XVI edizione del Premio “Ambiente e legalità” di Legambiente e Libera.

Dalle inchieste sui traffici illeciti di rifiuti alla lotta al bracconaggio e ai predatori della fauna marina, dai sequestri delle cave abusive al contrasto delle frodi in agricoltura, fino all’impegno sociale nelle periferie urbane contro degrado e illegalità.

Le targhe consegnate nel giorno di apertura di Festambiente, il festival nazionale di Legambiente in corso a Rispescia (Gr)

C’è chi combatte la ndrangheta che fa affari con rifiuti e cemento, chi opera da volontario nelle periferie per la rigenerazione di spazi urbani e ripristino della legalità, chi è impegnato contro i predatori di fauna marina. Sono rappresentanti di istituzioni pubbliche e associazioni, magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine, i difensori della legalità contro l’ecomafia, la corruzione e la criminalità organizzata premiati da Legambiente e Libera in occasione della XVI edizione del premio Ambiente e Legalità che si è svolta nell’ambito di Festambiente, il festival nazionale di Legambiente in programma in Maremma, a Rispescia (GR) fino al 23 agosto. Quella agli ecoreati è una lotta senza quartiere che sta andando nella giusta direzione, continuando a segnare punti cruciali a favore della difesa e salvaguardia dell’ambiente, come dimostrano i dati relativi alla legge 68/2015, che ha introdotto i delitti contro l’ambiente nel Codice penale: nel 2018, i nuovi delitti (dall’inquinamento al disastro ambientale) sono statui applicati per 1.108 volte, con una crescita del 129% rispetto al 2017. L’ultimo rapporto ecomafia fotografa un’impennata dei reati nel ciclo del cemento (+68% rispetto all’anno precedente) e nell’agroalimentare (+21%) e un aumento dei reati nel settore dei rifiuti e contro gli animali. In testa alla classifica la Campania, seguita da Calabria, Puglia, Sicilia, Lazio e Toscana.

L’aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d’affari che nel 2018 ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto all’anno precedente e che vede tra i protagonisti ben 368 clan, censiti da Legambiente e attivi in tutta Italia. La corruzione resta lo strumento principe, il più efficace, per aggirare le regole concepite per tutelare l’ambiente e maturare profitti illeciti. Dal 1° giugno 2018 al 31 maggio 2019 sono ben 100 le inchieste censite da Legambiente e che hanno visto impegnate 36 procure, capaci di denunciare 597 persone e arrestarne 395, eseguendo 143 sequestri.

Dietro questi numeri c’è, innanzitutto, il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura. Quest’anno, i riconoscimenti del premio Ambiente e Legalità di Legambiente e Libera, (consegnati alla presenza di Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente e di don Luigi Ciotti, presidente di Libera contro le mafie) sono andati al Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Firenze (Comando Carabinieri per la Tutela forestale) e alla Polizia Municipale dell’Unione dei Comuni Empolese Valdelsa per l’operazione “Blue mais”, su un vasto traffico di rifiuti e inquinamento nel distretto conciario di Santa Croce sull’Arno; al Gruppo tutela spesa pubblica del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, per l’inchiesta “Gulash” sui finanziamenti pubblici in agricoltura nell’ambito dei P.S.R. (Programma di Sviluppo Rurale) Sicilia 2007/2013 e 2014/2020; al Nucleo operativo ecologico di Catania (Comando Carabinieri Tutela per l’Ambiente) per le inchieste che hanno portato al sequestro di numerose cave gestite illegalmente nelle province di Catania e Ragusa; alla Squadra Mobile della Questura di Catanzaro e al Commissariato della Polizia di Stato di Lamezia Terme per l’operazione “Rubbish circle”, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e della Procura di Lamezia Terme, a carico di 20 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale; al sostituto Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, Sara Amerio, per le diverse inchieste di grande rilievo svolte nei confronti della ‘ndrangheta, sia in tema di cemento, appalti e costruzioni che di gestione illecita di rifiuti; al Nucleo Operativo Ecologico di Napoli (Comando dei Carabinieri Tutela per l’Ambiente) per l’inchiesta “Cloralix”, conclusa con il sequestro di ben 12 depuratori nell’intera provincia beneventana; al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari per l’inchiesta “Bios”, che ha riguardato rifiuti venduti come compost, in occasione della quale sono stati sequestrati 255 terreni agricoli; alla Capitaneria di Porto di Salerno per i numerosi interventi in mare, tra pesca di frodo, reti illegali, ormeggi abusivi e in particolare per l’operazione che ha portato a 10 misure cautelari di divieto di dimora nei confronti di persone scoperte durante la commercializzazione del corallo rosso (Corallium rubrum), una specie a rischio estinzione, assai preziosa per la conservazione dell’habitat del Mediterraneo; al Comando Regione Carabinieri Forestale Umbria e al SOARDA del Reparto Operativo del Raggruppamento Carabinieri Cites (CUFAA), per l’operazione di antibracconaggio denominata “Lord of the Rings”, che ha stroncato un traffico illegale di avifauna selvatica, anche particolarmente protetta, destinata al mercato degli uccelli da richiamo per cacciatori, che interessava diverse regioni italiane, con diramazioni anche in altri paesi europei.

Questa edizione del Premio Ambiente e legalità è stata caratterizzata anche da due riconoscimenti particolari: il premio alla carriera ad Alessandro Bratti, direttore generale dell’ISPRA, come ex presidente della  Commissione d’inchiesta sul ciclo rifiuti, per il ruolo attivo nell’approvazione della legge 68 e per l’attuale ruolo nell’implementazione della Parte VI del TUA bis in tema di prescrizioni; la targa consegnata a Massimo Vallati, fondatore “Calcio sociale” per l’impegno profuso nel quartiere periferico di Corviale a Roma e in particolare per la rigenerazione di spazi pubblici, restituiti alla fruizione sociale e alla legalità.

“In un anno complesso per il nostro Paese e per il mondo intero a causa dell’emergenza Coronavirus – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – a Festambiente torniamo a premiare chi si batte per la legalità, la giustizia ambientale e sociale, raccontando l’impegno concreto e le azioni messe in atto per contrastare gli illeciti ai danni dell’ambiente, della salute dei cittadini e dell’economia che non sono mancate purtroppo neanche nell’era Covid-19. Premiare la legalità significa lavorare anche nel solco della prevenzione, allo scopo di rafforzare la cultura della legalità e di contrastare la criminalità con l’arma della cultura della conoscenza, ed è un modo per difendere dalla concorrenza sleale le tante imprese che operano nel rispetto della legge. A tale scopo, il lavoro repressivo dei rappresentanti dello Stato è un punto di riferimento cruciale e un presidio da rafforzare, ma serve anche un’azione efficace da parte del Governo e del Parlamento che abbiamo faticato a trovare negli ultimi decreti approvati per rilanciare l’economia dopo il lockdown.”