Legambiente su decreto liquidità

“Stop al rischio di finanziare con la garanzia dello Stato ecomafiosi ed ecocriminali”.  Legambiente si associa all’allarme lanciato dalla magistratura: si cambino le norme del decreto “Liquidità”

“Chi ha commesso reati gravi, come quelli previsti dai delitti contro l’ambiente inseriti dal 2015  nel Codice penale, non ha diritto al sostegno pubblico”.

 Il decreto “Liquidità”, approvato lo scorso 8 aprile dal Consiglio dei ministri contiene, accanto alla necessaria urgenza con cui garantire sostegno finanziario alle imprese messe in ginocchio dall’emergenza coronavirus, vuoti, deroghe e “silenzi”, come li hanno definiti i procuratori Francesco Greco e Giovanni Melillo, inaccettabili. L’art. 13 comma 5, addirittura, inerisce la possibilità che il credito sia concesso anche alle imprese per le quali non è possibile l’immediato rilascio della certificazione antimafia, riservandosi successivamente, se dovessero sussistere cause interdittive, di revocarlo, mantenendo comunque la garanzia dello Stato.

“Da magistrati autorevoli, come i procuratori che guidano gli Uffici giudiziari di Milano e Napoli e dallo stesso Csm – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – arriva una denuncia forte e chiara dei rischi che sta correndo il Paese mentre ci si accinge a immettere, giustamente, liquidità nel sistema economico per circa 400 miliardi di euro. Legambiente non solo si associa a questo grido d’allarme ma chiede che tra i delitti per i quali non sia possibile beneficiare di alcun sostegno pubblico ci siano i delitti ambientali, inseriti dopo 21 anni di battaglie della nostra associazione, nel Codice penale”.

Le modifiche suggerite dai magistrati Greco e Melillo, nonché da diversi rappresentanti del Csm, dall’obbligo dell’autocertificazione alla tracciabilità dei finanziamenti ricevuti, sono tutte facilmente adottabili.

“Rivolgiamo un forte appello al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di cui conosciamo la sensibilità in materia, e al Parlamento – aggiunge Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente – affinché non ricevano finanziamenti garantiti dallo Stato gli imprenditori che sono sottoposti a procedimenti giudiziari in materia di ecoreati come l’inquinamento, il disastro ambientale, il traffico illecito di rifiuti, l’omessa bonifica, l’impedimento del controllo, e che hanno accumulato profitti illeciti compromettendo l’ambiente in cui viviamo e mettendo a rischio la salute dei cittadini. Da parte nostra, anche grazie al lavoro del nostro Osservatorio vigileremo perché l’emergenza coronavirus non si trasformi, come purtroppo è avvenuto per altre emergenze del nostro Paese, dai terremoti a quelle sui rifiuti, nell’ennesimo affare per ecomafiosi ed ecocriminali.”

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