Legambiente contro il decreto “Salvacasa”

“L’ennesimo condono, inutile e pericoloso: le tre sanatorie precedenti sono state un fallimento economico e un collasso di legalità”.

Legambiente contro il decreto “Salvacasa” proposto dal ministro delle Infrastrutture Salvini.

I numeri parlano chiaro: l’ultimo condono edilizio del 2003 ha avuto un gettito pari al 34,5% delle somme attese. E milioni di pratiche inevase.

L’abusivismo edilizio, invece, torna a crescere: nella Relazione sugli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (Bes) trasmessa al Parlamento lo scorso 6 marzo dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, c’è scritto con chiarezza che è aumentato del 9,1% nel 2022, come non accadeva dal 2008. E che il 48,8% delle nuove case abusive si concentra nel Mezzogiorno.

La vera emergenza del paese è rappresentata dalle mancate demolizioni delle costruzioni illegali: eseguito appena il 15,1% delle ordinanze emesse nelle regioni più colpite dal fenomeno (Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Lazio).

Le proposte di Legambiente al governo: subito la linea dura contro il business del mattone illegale.

“Nonostante le limitazioni e modifiche dell’ultima ora, almeno a leggere le indiscrezioni pubblicate dai media, il cosiddetto decreto salva casa si preannuncia come l’ennesimo condono, inutile e pericoloso. Se vuole davvero mettere in sicurezza il mercato dell’edilizia, il ministro Salvini adotti la linea dura contro il mattone illegale, come propone Legambiente: pieni poteri ai Prefetti per demolire gli immobili che non vengono abbattuti dai Comuni, sanzioni più severe per chi, violando la legge, consente l’allaccio delle utenze agli abusivi; più risorse per le demolizioni decise dalle amministrazioni locali e dalla magistratura; incentivi ai Comuni per rispondere ai milioni di domande di condono ancora senza risposta. Insomma, l’esatto contrario di quanto si pensa di fare con la reiterata proposta della cosiddetta sanatoria per le piccole difformità”. È quanto afferma in una nota il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani in vista dell’approdo del testo venerdì in Consiglio dei Ministri.

 Sono sufficienti pochi dati per comprendere quanto sia sbagliata questa “strategia”, se si vuole davvero tutelare il diritto dalla casa degli italiani e il mercato dell’edilizia. L’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha ricordato recentemente come siano illusorie le stime sugli eventuali “incassi” dello Stato frutto di condoni edilizi. Attraverso quelli “introdotti dal legislatore nel 1985, nel 1994 e nel 2003 si stima che i Comuni abbiano incassato poco più di 15 miliardi di euro (importo non attualizzato al 2022) – si legge nella nota della Cgia-. Nel primo il gettito è stato pari a 3,1 miliardi, nel secondo a 5,2 miliardi e nel terzo a poco più di 7 miliardi. Anche in questo caso, così come per le sanatorie di natura fiscale, gli incassi sono stati decisamente più contenuti delle aspettative. Nel condono introdotto dal governo Craxi I fu incassato solo il 58 per cento del gettito previsto, quello approvato dal governo Berlusconi I il 71 per cento e quello istituito dal governo Berlusconi II solo il 34,5 per cento”.

Ad andare, invece, oltre le “previsioni”, considerato che in teoria i condoni avrebbero dovuto evitare nuove illegalità, è il fenomeno dell’abusivismo edilizio. Basta leggere la “Relazione sugli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (Relazione BES)” presentata alle Camere dal ministro dell’Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti lo scorso 6 marzo, con i dati relativi proprio all’indicatore sull’abusivismo edilizio. “Il peggioramento dell’indicatore nel 2022 (+0,1%) – si legge nella Relazione – è da attribuire alla variazione del numero di abitazioni illegali, la cui crescita rispetto all’anno precedente (+9,1 per cento) risulta la più ampia registrata tra gli anni 2008-2022”. Un fenomeno che colpisce soprattutto il nostro Mezzogiorno: nel Sud, infatti, si concentra quasi la metà delle abitazioni illegali, esattamente il 48,8%. Vale la pena ricordare che, oltre ai danni sull’economia legale, questo “indicatore esprime una misura diretta del deterioramento del paesaggio”, come si legge sempre nella Relazione.

A fronte di questi dati, che trovano riscontri anche nella crescita dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto nel cosiddetto “ciclo illegale” del cemento (dalla gestione illecita delle cave alle case abusive), Legambiente ha censito nel suo ultimo dossier “Abbatti l’abuso”, oltre 70mila ordinanze di demolizione emesse dal 2004 al 2022 in 485 Comuni di Campania, Calabria, Puglia, Lazio e Sicilia, di cui appena il 15,1% eseguite. Un vero e proprio “collasso di legalità” che richiede un’azione decisa e immediata da parte dello Stato.