Oggi la presentazione dell’iniziativa nell’ambito della campagna “Bellezza Italia” per comprendere e mitigare gli effetti del cambiamento climatico e pianificare l’adattamento di un territorio. Dal recupero case-history di uno dei laghi più acidi al mondo allo sviluppo di un laboratorio scientifico contro la crisi climatica: la genesi e le potenzialità del bacino lacustre piemontese.
Da specchio d’acqua privo di vita a lago-laboratorio dove sviluppare capacità di adattamento alla crisi climatica: in Piemonte, il Lago d’Orta diventa oggetto di studio e monitoraggio dell’Osservatorio Cusio, presentato oggi da Legambiente e Gruppo Unipol nell’ambito della campagna “Bellezza Italia – Tuteliamo insieme le meraviglie del Paese”. Obiettivo del progetto sperimentale è attivare una maggiore collaborazione e condivisione delle risorse con le altre organizzazioni e agenzie che gestiscono i sistemi lacustri, nel territorio del più occidentale tra i grandi laghi prealpini. Un contesto territoriale peculiarissimo per storia e morfologia che comprende le province di Novara e Vercelli-Cusio-Ossola.
Noto per lungo tempo come uno dei laghi più acidificati al mondo; quindi, al centro di un intervento di risanamento di rilevanza internazionale, oggi il Lago d’Orta (Cusio) è tra le più apprezzate mete turistiche piemontesi e il suo territorio è caratterizzato da otto aree protette, otto Comuni rivieraschi e 26 centri disseminati nella regione Cusiana, tra fascia montana, prealpina e collinare intorno al lago. Obiettivo dell’Osservatorio è posizionarlo come luogo di ricerca, dove trovare soluzioni scientifiche innovative e attuare pratiche di sostenibilità ambientale all’avanguardia. I risultati del progetto saranno messi a disposizione della comunità locale e dei policy maker per avviare azioni tese a ridurre l’inquinamento atmosferico, a tutelare la qualità delle acque e del loro habitat.
Le attività dell’Osservatorio Cusio sono state presentate questa mattina alle ore 11.00 presso il Municipio di Orta, in un evento moderato da Massimiliano Caligara, presidente del circolo di Legambiente Gli Amici del Lago, con interventi e contributi di: Giorgio Angeleri, Sindaco di Orta; Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente; Marisa Parmigiani, responsabile Sustainability del Gruppo Unipol; Roberto Signorelli, vicepresidente circolo Legambiente Gli Amici del Lago; Alice De Marco, direttrice Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta; Gianni De Bernardi, coordinatore contratto di Lago per il Cusio; Maria Sighicelli, ricercatrice ENEA C.R. Casaccia; Angelo Robotto, direttore ARPA Piemonte; Aldo Marchetto, responsabile di sede CNR-IRSA Verbania; Vanda Bonardo, responsabile Legambiente Alpi.
“Gli ecosistemi lacustri sono un patrimonio ambientale inestimabile per il nostro Paese, soprattutto oggi. Influenzati dalle attività dell’uomo per migliaia di anni, continuano però a subire gli effetti di pressione antropica e crisi climatica, tra dispersione di sostanze inquinanti, elevata presenza di microplastiche, aumento delle temperature e siccità. La storia ambientale del Lago d’Orta – dalla sua contaminazione al progetto innovativo di recupero – è nota a livello scientifico internazionale. Insieme al Gruppo Unipol, abbiamo scelto di avviare qui il nostro Osservatorio per coordinare e supportare il monitoraggio del bacino e del suo territorio, con l’obiettivo di ridurre al minimo ulteriori impatti socio-ambientali del cambiamento e di portare benefici concreti alle comunità del Cusio, convinti che la tutela del lago, in questo territorio, sia sinonimo di migliore qualità della vita”, ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente.
“Ancora una volta con gli amici di Legambiente abbiamo scelto di fare un intervento paradigmatico che non avesse valore solo in sé ma che potesse rappresentare un modello anche per altri attori a livello nazionale. Per la prima volta abbiamo deciso di occuparci di laghi, di cui il nostro territorio è ricco, per approfondire la conoscenza di un nuovo ecosistema prezioso per la complessiva biodiversità”, ha dichiarato Marisa Parmigiani, head of Sustainability del Gruppo Unipol.
“Da diversi anni che il Lago d’Orta è al centro delle nostre attività di monitoraggio ambientale dei bacini lacustri piemontesi. A partire dalle analisi microbiologiche, abbiamo di anno in anno allargato il campo d’azione: grazie ad una progettazione partecipata, dal 2018 effettuiamo le analisi delle microplastiche e nel 2021 abbiamo sottoscritto il Contratto di Lago per il Cusio. L’Osservatorio Cusio rappresenta un altro fondamentale tassello per la tutela e valorizzazione del Lago d’Orta, in grado di approfondire la serie storica di dati già in nostro possesso, preziosa per attuare una pianificazione di strategie di mitigazione e di adattamento alla crisi climatica”, ha dichiarato Alice De Marco, direttrice di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.
Orta, dal recupero case history al laboratorio scientifico. Il Lago d’Orta è conosciuto nella comunità scientifica per essere stato oggetto di un progetto di recupero tra i più importanti a livello internazionale, a seguito di una lunga contaminazione che lo ha reso uno dei bacini lacustri più acidi del mondo. L’apertura negli anni ’20 del secolo scorso di uno stabilimento per la produzione di seta artificiale – il Raion – sulla riva meridionale del lago e il successivo insediamento di numerose industrie elettrogalvaniche nell’area hanno determinato un progressivo inquinamento da metalli pesanti del bacino, a causa di scarichi che presentavano rame, cromo, nichel e zinco. Nel 1987 l’Istituto idrobiologico di Verbania (ora CNR-IRSA), insieme alla provincia di Novara e ad altri enti, realizzò un intervento diretto di risanamento attraverso il “liming” del lago, vale a dire una neutralizzazione delle sue acque mediante l’aggiunta di carbonati. I risultati di questa azione portarono a ripristinare i valori precedenti al primo massiccio inquinamento: un progetto che ancora oggi, per la dimensione della bonifica, è considerato punto di riferimento e caso di studio a livello mondiale.
Le azioni scientifiche sono proseguite nel tempo con altri importanti progetti di ricerca, mentre nel novembre 2021 oltre 130 soggetti tra istituzioni, enti e altri stakeholder hanno sottoscritto il Contratto di Lago per il Cusio, risultato di un percorso avviato nel 2018 e coordinato dall’Ecomuseo del Cusio, che ha visto il circolo locale di Legambiente collaborare in prima linea con il polo museale così come con gli uffici regionali e provinciali, e altre organizzazioni e agenzie di gestione dei sistemi lacustri nel completamento di tutti i processi necessari. Un documento che pone certamente le basi per una importante rete di relazione e di scambio locale, ma che necessita di uno strumento operativo per la raccolta e lo scambio di dati scientifici multilivello (ambientale, economico e sociale), da utilizzare nella pianificazione del territorio in risposta ai cambiamenti climatici. In questo solco si inserisce l’Osservatorio che Legambiente e Gruppo Unipol hanno scelto di avviare, per coordinare un monitoraggio costante dell’ecosistema lacustre che caratterizza il territorio del Cusio.
Sulla campagna “Bellezza Italia”. Promossa da Legambiente in partnership con il Gruppo Unipol, “Bellezza Italia” ha un obiettivo concreto: valorizzare i luoghi e le esperienze più qualificanti del Paese per bellezza, ricchezza naturalistica, storica e archeologica, ma che sempre più spesso sono minacciati dagli effetti della crisi climatica e dalla perdita di biodiversità. Diversi i progetti già realizzati in questi anni: dai “Guardiani della Duna”, che ha permesso di tutelare la zona dunale di Marina di Alberese, sul litorale della Maremma in Toscana, a “Sui Binari della Bellezza” che ha consentito il recupero della stazione di San Stino di Livenza, in Veneto. Ancora, “Tra le mura e il mare: il sentiero degli argonauti”, progetto di riqualificazione dell’area archeologica di Paestum, in Campania; la “Mappa dei giardini panteschi”, con il censimento e la proposta di un itinerario tra i giardini simbolo del patrimonio paesaggistico-agronomico di Pantelleria, in Sicilia; i “Percorsi di Memoria Collettiva lungo il Rio Posada”, in Sardegna. Ultimo, in ordine di tempo, il progetto di tutela “Custodi delle dune di Campomarino”, realizzato in provincia di Taranto, in Puglia.