Alberi in città, ecco alcune buone pratiche green

Al via oggi la seconda giornata del Forum nazionale sulla gestione forestale sostenibile. Le città del futuro? Sempre più verdi, sostenibili e con tanti boschi urbani.

Legambiente “Le nostre città hanno bisogno di più alberi e spazi verdi. Parlare di rigenerazione urbana significa anche prevedere nuove aree verdi e boschi per migliorare la qualità dell’aria  e rendere le città più sostenibili e accoglienti”.

Buone pratiche e progetti green: da Catania a Forlì, da Milano a Verona ecco alcuni esempi virtuosi.

Nella lotta ai cambiamenti climatici anche il verde urbano rappresenta una preziosa ed efficace risorsa. Da Catania a Forlì, passando per Milano e Verona arrivano alcune buone pratiche green che hanno al centro proprio il verde urbano e che lasciano ben sperare, perché piantare alberi in città non è solo una questione estetica e di arredo ma riguarda anche la qualità di vita delle persone e dell’aria che respirano. Le piante e le zone verdi aiutano, ad esempio, ad abbassare la temperatura dell’aria dai 2°C agli 8°C, a ridurre l’utilizzo del condizionatore del 30% e far risparmiare dal 20% al 50% sui costi per il riscaldamento, e soprattutto contribuiscono a migliorare la qualità dell’aria. Un albero può assorbire mediamente fino a 20kg di CO2 all’anno e i grandi alberi, all’interno delle aree urbane, sono eccellenti filtri di agenti inquinanti, mentre un ettaro di bosco può assorbire fino a 5 tonnellate di CO2 all’anno. Ed è da qui che deve partire la sfida delle città italiane che devono avere il coraggio di rinnovarsi e trasformarsi in città del verde, diventando sempre più green e sostenibili.

È questo il messaggio che Legambiente lancia oggi in occasione della Seconda giornata del Forum nazionale sulla gestione forestale e sostenibile organizzato a Roma e che si è aperto con un focus dal titolo “Le foreste urbane per rigenerare le città”. Per l’associazione ambientalista una delle grandi sfide da affrontare riguarda proprio il ripensare le aree urbane in una chiave sostenibile e un primo passo importante riguarda la creazione di nuove aree verdi e boschi urbani. Un’azione realizzabile come dimostra l’esperienza avviata da diversi anni e su più fronti da Milano con giardini, tetti verdi, orti urbani, un’architettura ecosostenibile e ora con il progetto del frutteto integrato e diffuso nel Municipio 8; ma anche come testimoniano alcune buone pratiche green in atto come quella di Catania con l’iniziativa “Cento alberi per Catania”, quella di Forlì che ha deciso, attraverso un intervento di riqualificazione, di togliere un parcheggio e realizzare al suo posto un’area verde o Verona tra i primi comuni ad avere un catasto green. Iniziative e progetti che uniscono il tema del verde urbano, della socialità e inclusività, della valorizzazione e della scoperta del territorio, premiati tra le Best Practice di Ecosistema Urbano 2019, e che meritano di essere replicati.

“Il verde urbano – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – se adeguatamente pianificato, progettato e gestito, può svolgere molte funzioni e produrre importanti benefici per l’ambiente, perché migliora la qualità dell’aria e del clima urbano, ma garantisce anche benefici per la società perché rende le città più sicure per la salute dei cittadini. Per questo in questa seconda giornata del Forum nazionale sulla gestione forestale, che ha visto confrontarsi esperti del settore, ma anche rappresentanti del mondo istituzionale, scientifico, della ricerca, aziende e realtà virtuose, abbiamo deciso di approfondire anche questo tema sui cui le grandi città si devono confrontare mettendo in campo azioni concrete per ripensare le aree urbane in una chiave sempre più sostenibile”.

Buone pratiche green: Da Catania arriva l’iniziativa “Cento alberi per Catania” pensata da Legambiente Catania per “donare nuovi alberi a una città che ne è povera, coinvolgere la cittadinanza in azioni di partecipazione attiva” e che avuto un ottimo dal feedback dal territorio riuscendo a coinvolgere il comune, i cittadini e le scuole. Il progetto è partito da quartieri a rischio, fortemente bisognosi di verde pubblico, di educazione ambientale e di inclusività sociale. Dopo poco, però, si è esteso a tutta la città coinvolgendo i cittadini anche nella scelta dei luoghi di piantumazione.

Tra le altre buone pratiche green legate al verde urbano c’è quella di Forlì con il progetto “Il Giardino dei Musei”, un intervento di riqualificazione di una parte della Piazza Guido da Montefeltro, antistante il complesso dei Musei San Domenico, pensato per “smantellare” il parcheggio pubblico scoperto creando al suo posto un’area verde. Il progetto, cofinanziato dal bando periferie, prevede infatti la rimozione delle pavimentazioni e strutture dell’attuale parcheggio pubblico fino allo strato permeabile sottostante, cui seguirà il ripristino a verde mediante riporto di terreno. L’intervento si configura anche come azione dimostrativa del Progetto europeo SOS4LIFE per l’attuazione, su scala comunale, degli indirizzi comunitari su tutela del suolo e rigenerazione urbana e in particolare della strategia del consumo di suolo zero. La superficie permeabile dell’area passerà, a fine lavori, dall’attuale 6% a circa il 70% e il verde cittadino crescerà di circa 4.500 mq, aumentando gli spazi naturali a servizio del centro storico e della resilienza urbana al cambiamento climatico.

“Gli alberi e le aree verdi – aggiunge Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – rappresentano una soluzione importante per far fronte al riscaldamento globale. L’appello lanciato a metà settembre dalla Comunità Laudato sì di piantare 60 milioni di alberi in Italia per combattere la crisi climatica e che per altro Legambiente, insieme a diverse realtà del settore forestale e ambientale, sostiene e rilancia, deve trasformarsi in realtà, perché gli alberi oltre ad assorbire anidride carbonica, incrementano la permeabilità dei terreni e svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione del dissesto idrogeologico, nel mantenimento degli equilibri del pianeta e contribuiscono a migliorare il benessere delle persone. Però vogliamo ricordare che non basta chiedere di piantare nuovi alberi, servono spazi e luoghi idonei, materiale vivaistico controllato e risorse per le cure colturali”.

Tra i progetti green che puntano al verde urbano c’è poi quello del Frutteto del Gallaratese a Milano, (che rappresenta il contributo della Food Policy al Piano Quartieri del Comune di Milano). L’idea è quella di promuovere cibo sano e salute realizzando un frutteto integrato e diffuso attraverso la riqualificazione di spazi abbandonati e il coinvolgimento degli abitanti dei quartieri Gallaratese e QT8, per aumentare al tempo stesso la coesione sociale, l’attrattività dei quartieri e la qualità dell’ecosistema locale grazie ad agricoltura urbana, tetti verdi e rigenerazione dei suoli. La manifestazione di interesse per l’affidamento dello studio di fattibilità del progetto, aperta dal comune il 31 marzo 2019, scade il primo ottobre prossimo.

E poi c’è Verona tra i primi comuni ad avere un catasto green consultabile on line, uno strumento avanzato per monitorare e tutelare gli spazi verdi. Il verde pubblico veronese si estende per 4 milioni e 836 mila metri quadrati, suddiviso in 1.573 aree e 19 categorie: dai giardini agli impianti sportivi, dagli orti alle aree cani. È stato censito metro per metro, georeferenziato, fotografato e messo a disposizione di cittadini e professionisti. Il catasto del verde di Verona, al termine di un lungo e complesso lavoro di analisi, è open data da agosto 2019. Consultando la mappa sul geoportale di Verona si possono, ad esempio, avere informazioni sulla superficie di uno spazio, sapere a chi compete la manutenzione (settore giardini, Amia, società sportive, associazioni), i tipi di piante presenti. Oltre al catasto green, peraltro, Verona ha georeferenziato tanti altri dati di pubblica utilità, come i piani di zonizzazione acustica o di assetto del territorio.

 

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