Ue incalza Italia con infrazione per inquinamento da nitrati

Legambiente: “Chiediamo al Governo Meloni un’assunzione di responsabilità.  Risponda all’Ue con fatti e misure concrete per risolvere il grave problema dell’inquinamento da nitrati”.

“L’Italia – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sembra sorda e cieca di fronte ai richiami arrivati più volte, in questi anni, dall’Unione Europea sull’inquinamento da nitrati. Un atteggiamento che non è piaciuto all’UE che dal 2018 sollecita il nostro Paese ad adottare delle soluzioni per arginare un problema che riguarda diversi regioni, soprattutto della pianura padana, e che la nostra associazione ha denunciato a Bruxelles. Per questo chiediamo al Governo Meloni un’assunzione di responsabilità per risolvere, attraverso fatti, misure concrete e soluzioni tecnologiche già disponibili sul mercato, la gestione dei reflui zootecnici in Pianura Padana (e non solo) che presenta livelli di carico ambientale incompatibili con la qualità delle acque definita a livello comunitario. Non si perda questa preziosa occasione per trasformare il problema dei reflui della zootecnia in una grande opportunità per decarbonizzare la filiera agricola del nostro Paese. Questa è la risposta migliore che l’Italia può dare a stretto giro all’Europa, che ha inviato un nuovo parere motivato all’Italia ricordandole che ha due mesi di tempo per rispondere.”

Legambiente ricorda che la Lombardia è al centro della procedura di infrazione che, di qui a poche settimane, potrebbe vedere l’Italia deferita alla Corte di Giustizia Europea per violazione della direttiva nitrati.

“La regione Lombardia – spiega Damiano Di Simine, coordinatore della presidenza del comitato scientifico nazionale di Legambiente – primeggia in Italia e in Europa per la dimensione eccessiva del proprio patrimonio zootecnico in rapporto al suo territorio, e quindi anche per la enorme produzione di deiezioni da gestire, si è dotata di una regolamentazione per lo spandimento dei liquami zootecnici che elude il divieto di spandimento invernale. Un divieto che è motivato dal fatto che, durante il periodo del riposo vegetativo, le colture non sono in grado di assorbire i composti azotati presenti nei liquami, che pertanto invece di fungere da nutrienti per le piante si trasformano inevitabilmente in inquinanti, che affliggono lo stato di salute di corsi d’acqua, falde acquifere ma anche dell’aria, a causa del rilascio di enormi quantità di ammoniaca nell’atmosfera. Quest’ultima diventa la causa principale della formazione di particolato secondario disperso nell’atmosfera. È il fenomeno che stiamo subendo da diversi giorni: in pianura padana, e specialmente nelle province in cui è presente la zootecnia intensiva, da una settimana stiamo respirando aria con livelli di polveri sottili fino al triplo del limite di legge. Una situazione di grave inquinamento dovuta anche al fatto che la Lombardia, a differenza delle altre regioni del nord, non ha ancora attivato le limitazioni del caso: fino alla giornata di ieri in tutta la pianura padana si assisteva a grandi spandimenti di liquami, mentre la qualità dell’aria continuava a deteriorarsi”.