Grandi allevamenti, licenza di inquinare

Il Parlamento Europeo si inchina alla lobby agroindustriale: il voto sulla direttiva sulle emissioni industriali (IED) esclude i grandi allevamenti dagli obblighi di autorizzazione e dall’adozione di buone pratiche.

Una doccia fredda il voto odierno del Parlamento Europeo che, sotto la pressione delle lobby dell’agribusiness, ha esentato i grandi allevamenti dall’obbligo di sottostare agli adempimenti della direttiva sulle emissioni industriali. In pratica, un permesso di inquinare a discapito delle oramai note conseguenze per il clima e la salute. Le conseguenze per l’Italia sono rilevantissime, in particolare per la Pianura Padana, area in cui risiede quasi il 70% dell’intero settore dell’allevamento italiano.

Le lobby per influenzare il voto dei parlamentari, denunciano le associazioni della Coalizione Cambiamo Agrricoltura, hanno usato come principale argomento il fatto che venissero messe in difficoltà piccole aziende familiari. Ma in realtà il testo in votazione estendeva gli obblighi autorizzativi alle sole grandi aziende con più di 300 bovini allevati (meno del 3% del totale), in cui però si concentra gran parte dei capi allevati, stiamo dunque parlando di allevamenti di taglia industriale responsabili del 60% delle emissioni del settore sia climalteranti che inquinanti per acqua, suolo e aria. Le aziende a conduzione familiare non sarebbero state interssate al provvedimento.

Per avere un’idea di quanto ‘pesino’ le emissioni di fonte agrozootecnica, si pensi che in Italia sono ben 330 mila le tonnellate all’anno di ammoniaca gassosa dispersa in atmosfera dal settore agrozootecnico (il 95% di tutte le emissioni di ammoniaca) , e di queste l’80% deriva da allevamenti. Nelle regioni padane, le emissioni di allevamento eguagliano quelle da traffico come fonte primaria di inquinamento da particolato sottile, che resta la prima minaccia alla salute umana causando ogni anno decine di migliaia di morti premature da smog: lasciare immutati gli adempimenti a carico dei grandi allevatori equivale ad una licenza gratuita per continuare ad inquinare, senza obblighi e senza controlli, vanificando così gli sforzi per migliorare la qualità di un’aria fin troppo compromessa. Tutto per compiacere un piccolo numero di grandi allevamenti di taglia industriale.

“All’Europarlamento è già iniziata la campagna elettorale e a farne le spese sono le norme ambientali che il Green Deal avrebbe dovuto rafforzare – dichiarano dalla Coalizione Cambiamo Agricoltura – una norma che attribuisce licenza di inquinare ad un intero settore produttivo, peraltro il più sussidiato dalla Politica Agricola Comune, rappresenta una pietra tombale sull’ambizione di risanamento ambientale delle aree maggiormente gravate dall’allevamento intensivo, Pianura Padana in primis. Ha vinto il partito dell’inquinamento, e ha perso quello della salute umana e del benessere animale”.

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