Troppi i rifiuti abbandonati sulle spiagge italiane: abbiamo censito 705 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia. Una indecorosa pattumiera delle nostre attività. Il materiale più diffuso sui litorali monitorati resta sempre la plastica.
A due anni dall’entrata in vigore della direttiva europea SUP non si nota ancora un’inversione di tendenza sul ritrovamento dei rifiuti in plastica monouso.
Il marine litter , ossia i rifiuti dispersi in mare o lungo le coste, resta una delle grandi minacce ambientali da affrontare a livello globale. Sono causa di inquinamento che arreca gravi danni agli ecosistemi oceanici, impattando sia sulla fauna selvatica che sugli esseri umani.
Con l’indagine Beach litter, uno straordinario lavoro di citizen science ad opera di centinaia volontari dei circoli locali di Legambiente, ogni anno monitoriamo e classifichiamo i rifiuti dispersi sulle nostre spiagge, per tenere alta l’attenzione su questa emergenza che colpisce duramente anche i nostri lidi.
La fografia scattata sulle nostre spiagge è sempre, purtroppo, impietosa: le spiagge rimangono l’indecorosa pattumiera delle nostre attività, la testimonianza di abitudini scorrette e nocive per l’ambiente.
>> Infografiche Beach Litter 2024
Beach Litter, dati 2024
Osservate speciali 33 spiagge afferenti a 12 regioni della Penisola per un totale di 179.000 m2 monitorati. Qui sono stati raccolti e catalogati 23.259 rifiuti con una media di 705 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia lineare. Il 40,2% di questi è rappresentato da 5 tipologie di oggetti (mozziconi, pezzi di plastica, tappi e coperchi in plastica, materiali da costruzione e demolizione e stoviglie usa e getta in plastica).
Preoccupa il dato specifico sui prodotti in plastica monouso banditi dalla direttiva europea Single Use Plastics (SUP), in vigore in Italia dal 14 gennaio 2022, e che insieme alle reti e attrezzi da pesca e acquacoltura, rappresentano ancora il 56,3% del totale dei rifiuti monitorati nel 2024, con un andamento dal 2014 ad oggi che non sembra mostrare segni di riduzione importanti, rappresentando mediamente circa il 50% dei rifiuti ritrovati, secondo i dati raccolti dai nostri volontari.
Clean Coast Index (CCI)
Per la prima volta abbiamo utilizzato il Clean Coast Index (CCI), un’ indicatore utile per determinare il “grado di pulizia” delle spiagge in modo immediato e oggettivo, basato sulla densità dei rifiuti presenti nelle aree campione monitorate e utilizzato a livello internazionale. Delle 33 spiagge monitorate, il 6,6% è risultata avere un CCI corrispondente a un giudizio “spiaggia sporca” o “molto sporca”. Un dato positivo rispetto al passato, segno che le campagne di sensibilizzazione avviate in questi anni stanno dando i primi risultati. Alla diminuzione percentuale delle spiagge classificate come “sporche” o “molto sporche”, è corrisposto un aumento significativo nel 2024, rispetto alla media di periodo, per le spiagge giudicate come “molto pulite” o “abbastanza pulite”; in linea con i valori medi attesi le spiagge giudicate come “pulite”.
Top five rifiuti
Ai primi cinque posti della classifica delle tipologie di rifiuti raccolti figurano in testa i mozziconi di sigaretta, 3.338 quelli raccolti (14,4% rispetto al totale), per una media di 101 cicche su 100 metri di spiaggia. A seguire 2.195 (9,4%) oggetti e frammenti di plastica di grandezza tra i 2,5 e i 50 cm, 1.566 (6,7%) di tappi e coperchi. Al quarto posto i materiali da costruzione con il 5,5% e al quinto le stoviglie usa e getta in plastica (4,2%).
Il podio dei materiali più diffusi sulle spiagge monitorate resta sempre la plastica con il 79,7% degli oggetti rinvenuti. Segue il vetro/ceramica con il 6,6%, il metallo presente per il 4,5% e carta/cartone con il 2,9%.
Non possiamo restare a guardare! Partecipa a Spiagge e Fondali puliti, un’occasione per scuotere e sensibilizzare chi si ostina a usare le spiagge e i fondali come una discarica dove abbandonare impunemente qualsiasi rifiuto.
>> per approfondire leggi il nostro comunicato stampa
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Beach Litter
L’indagine Beach Litter rappresenta una delle più grandi esperienze di citizen science a livello internazionale grazie all’impegno dei volontari e delle volontarie di Legambiente. Il protocollo utilizzato è sviluppato nell’ambito dell’iniziativa Marine Litter Watch dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, cui diverse associazioni comunicano i dati raccolti, con l’obiettivo di creare uno dei più ampi database sui rifiuti spiaggiati costruiti dai volontari a livello europeo.