Focus ecosistemi acquatici

Ecosistemi acquatici e zone umide sempre più minacciati dalla crisi climatica. Italia in ritardo per la loro tutela e valorizzazione. 

La parte più estesa della biosfera è costituita dagli ambienti acquatici e dalle comunità che li popolano: le acque, infatti, coprono circa tre quarti della superficie del nostro Pianeta. Le acque interne e di transizione presentano una grande varietà di ecosistemi interconnessi che possono essere classificati in tre tipologie: Ecosistemi lacustri (stagni, acquitrini, paludi, laghi) Ecosistemi ad acque correnti (ruscelli e fiumi) Aree alluvionali o zone umide (torbiere, foci, lagune, paludi salmastre e litorali con le acque marine costiere).

Nell’insieme questi ambienti occupano solo l’1% della superficie terrestre, eppure, ospitano il 10% di tutte le specie conosciute, agendo come un vero e proprio sistema linfatico dove la biodiversità è accolta.  Gli ecosistemi acquatici e le zone umide conservano infatti una ricca diversità biologica di piante, uccelli, mammiferi, rettili, anfibi, pesci e invertebrati, e garantiscono alla specie umana i principali servizi ecosistemici, tra cui ingenti risorse di acqua e cibo.

L’italia, tra i paesi più ricchi di biodiversità nel contesto europeo, è caratterizzata dalla mancanza di una seria e coerente azione politica in grado di far fronte ai crescenti rischi di degrado per gli ecosistemi: dal consumo di suolo alla perdita di biodiversità aggravata dalla crisi climatica, dal contrasto dei rischi di siccità e desertificazione all’inquinamento e alle minacce legate alla deregulation venatoria.

È quanto denuncia Legambiente in occasione della Giornata Mondiale delle Zone Umide(World Wetlands Day) con il  report “Ecosistemi acquatici 2024” in cui fa il punto sui principali ritardi dell’Italia sul tema, ricordando al Governo 4 priorità su cui intervenire speditamente.

Ritardi cronici del Paese

A pesare l’immobilismo nell’istituzione di nuove zone umide di interesse internazionale: ferme a 57 quelle riconosciute secondo la Convenzione di Ramsar e 9 quelle che aspettano di essere istituite (3 in Sicilia, 5 in Toscana e 1 in Friuli-Venezia Giulia);  il ritardo nell’applicazione del Regolamento UE 2021/57 (in vigore dal 15 febbraio 2023) che vieta l’uso delle munizioni di piombo nelle zone umide per la salute umana e degli uccelli acquatici e che mette a rischio l’Italia da una procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea per la sua violazione; l’assenza del nuovo decreto che regolamenta le autorizzazioni in deroga alle immissioni ittiche di specie alloctone negli ecosistemi delle acque interne. Decreto a cui si sarebbe già dovuti arrivare a fine 2023 e la cui mancata emanazione continua ad alimentare un caos ingovernabile nel panorama delle immissioni faunistiche in natura.

4 priorità su cui intervenire

1) Rafforzare e applicare normative ambientali per la protezione delle zone umide e degli ecosistemi acquatici, aumentando la sinergia tra le istituzioni nazionali e locali e migliorando l’integrazione tra le norme nazionali ed europee, a partire dalla corretta applicazione e integrazione delle direttive comunitarie (Habitat, Uccelli, Acque e Alluvioni). 2) Istituire nuove aree protette fluviali e nuove zone umide di interesse internazionale, a partire dalle 9 ancora in stallo; per garantire la conservazione a lungo termine e traguardare l’obiettivo di tutelare almeno il 30% di territorio e proteggerne in maniera rigorosa almeno il 10% entro il 2030, creando anche piccole aree umide minori, soprattutto nelle aree urbane, per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici nelle città. 3) Combattere le specie aliene invasive dei sistemi acquatici applicando le norme nazionali ed europee, mettendo al sicuro gli ecosistemi più vulnerabili come i corsi d’acqua e le zone umide, e approvando in tempi rapidi e senza esitazioni il previsto decreto sul tema delle immissioni delle specie ittiche di acqua dolce. 4) Contrastare l’inquinamento e le illegalità ambientali negli ecosistemi acquatici, a partire dalla piena applicazione del Regolamento UE 2021/57 che vieta l’uso delle munizioni di piombo, frenando il bracconaggio e favorendo la pesca sostenibile anche con la crescita dei tratti fluviali e lacustri no-kill dedicati alla pesca sportiva.

>> Focus Ecosistemi acquatici 2024 (pdf)

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