Il riconoscimento arriva dopo 4 anni di lavoro in cui Legambiente è stata protagonista. Un’opportunità per dare centralità ai territori del principale fiume italiano.
Oggi a Parigi è stato conferito dall’UNESCO il riconoscimento MAB (Man and biodiversity) ai territori che si affacciano sul tratto mediano del Po, un’area ribattezzata “Po grande”. Si tratta di un’attestazione che certifica l’importanza di un territorio dove la biodiversità convive storicamente con l’attività dell’uomo, e dove è stata registrata – tramite il dossier di candidatura – la volontà di proseguire sulla strada dello sviluppo sostenibile. Insomma un “marchio” che premia il mix unico di golene fluviali, produzioni agroalimentari e patrimonio artistico, ma anche un impegno preso dalle amministrazioni locali per un continuo miglioramento ambientale.
Un riconoscimento che per la terza volta interessa un tratto del grande fiume, dopo la zona del Delta e l’area delle Colline Torinesi, anche queste comprese nella rete UNESCO. Un passaggio che per Legambiente può essere funzionale a creare in futuro una rete che possa unire veramente in un unico sguardo la tutela e la valorizzazione del Po.
Tre regioni e tanti i Comuni rivieraschi interessati questa volta dal MAB, 84 per la precisione, facenti parte delle Province di Piacenza, Pavia, Lodi, Cremona, Parma, Reggio Emilia, Mantova e Rovigo. “Quello ottenuto a Parigi è la consacrazione di un lungo percorso, frutto di un lavoro che viene da lontano, partito in modo informale e quasi per gioco quattro anni fa quando – col patrocinio del Comune di Colorno – l’associazione ha promosso il primo evento a favore del MAB, assieme promotore al primo nucleo promotore: l’Università di Parma e l’Autorità di Bacino. E negli anni successivi Legambiente è stata in prima linea nel portare avanti il percorso.
“Il lavoro sul MAB – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è innanzitutto uno sforzo per provare a garantire uno sguardo unitario e politiche comuni ad un ecosistema – quello del PO – che ha caratteristiche omogenee ma che è sempre stato trattato in modo frammentario, a causa delle divisioni amministrative (tra province differenti, in regioni differenti). Un tesoro prima di tutto naturalistico, con il suo sistema di isole, lanche, golene e spiaggioni. Ma un tesoro conosciuto solo da pochi estimatori. Questo ha significato nel tempo la perdita di opportunità e il fallimento di progetti che avrebbero potuto garantire il miglioramento ambientale, ma anche economico e sociale delle comunità, a cominciare da un’idea di turismo lento e di qualità”.
“Il MAB – aggiunge Lorenzo Frattini, Presidente Legambiente Emilia Romagna – non rappresenta la costituzione di un’area protetta, ma è l’impegno di una comunità a costruire un futuro basato sull’idea di sviluppo sostenibile: agricoltura di qualità a basso uso di chimica, protezione e valorizzazione della biodiversità, turismo lento e ciclabile, gestione ottimale dei rifiuti, politiche avanzate sul clima. Sono alcune delle chiavi di lettura che la comunità del MAB dovrà portare avanti in futuro”.
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