Stoccaggio CO2 Eni nei fondali marini, progetto fuori dal tempo

Legambiente in piazza con Fridaysfor Future contro lo stoccaggio della CO2 di Eni nei fondali marini davanti alla costa di Ravenna.

“Nessun euro pubblico ad ENI su un progetto insensato. I fondi europei del Next Generation EU vanno investiti in eolico e fotovoltaico offshore e idrogeno verde e per riconvertire il polo di Ravenna”

 Il 15 dicembre alle ore 17, approfondimento sul progetto di Eni all’interno della campagna di Legambiente #ChangeClimateChange.

Mentre tutto il mondo parla di obiettivi di decarbonizzazione e di come sviluppare urgentemente azioni di adattamento e di mitigazione alla crisi climatica, l’ENI continua a investire sulle fonti fossili e pensa di farsi pagare dall’Europa il discutibile progetto di confinamento geologico della CO2 nei fondali marini davanti alla costa di Ravenna. L’azienda energetica a prevalente capitale pubblico, infatti, non solo è una società proiettata verso un futuro di espansione delle estrazioni di idrocarburi, come dimostrano anche i dati in crescita degli ultimi anni, ma è anche la società che vuole rendere il distretto ravennate un polo mondiale per lo stoccaggio dell’anidride carbonica nel sottosuolo.

Ma cosa si nasconde dietro tanto interesse per un progetto molto oneroso e che rischia di diventare uno dei maggiori ostacoli al processo di transizione energetica del Paese? La pratica di catturare la CO2 direttamente dagli impianti industriali e di iniettarla all’interno di serbatoi naturali in profondità infatti permette anche di mantenere elevata la pressione del serbatoio, incrementando quindi l’estrazione di idrocarburi da quei giacimenti in via di esaurimento che altrimenti non avrebbero le condizioni per poter fornire ulteriori metri cubi di gas o petrolio. Se da una parte Eni si eleva a paladina del clima prodigandosi per la rimozione della CO2 emessa dalle proprie attività dannose, dall’altra va anche ad incrementare la produzione stessa di idrocarburi assicurandosi non solo nuovi introiti, ma anche rimandando la dismissione di quegli impianti non più produttivi e che quindi sarebbero dovuti andare a smantellamento con relativa bonifica delle aree.

In occasione della mobilitazione #ilfuturononsitocca promossa dai Fridays for future anche Legambiente scenderà in piazza, in questi giorni – a partire da Ravenna e Bologna -ricordando come l’idea dello stoccaggio della CO2 sia fuori dal tempo, non lungimirante e non in linea con gli interventi necessari per fermare la crisi climatica. Si andrebbe a nascondere la polvere sotto il tappeto prendendo in giro gli italiani con azioni di greenwashing, come già denunciato dalla nostra associazione, con Movimento Difesa del Cittadino e da Transport & Environment (T&E), riguardo la “pratica commerciale ingannevole” nella pubblicità “ENIdiesel+”, come confermato da una sentenza dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha disposto il 15 gennaio 2020 una multa di 5 milioni di euro nei confronti di Eni. E per di più lo si vuole fare con i soldi pubblici del programma europeo Next Generation EU che invece servono a finanziare la transizione verde del Paese anche attraverso la produzione di energia verde, innovazione, efficienza e accumuli, utilizzando almeno il 37% dei 209 miliardi di euro del Recovery Fund, come richiesto dalla Commissione Europea.

“Eni sta sbagliando rotta ancora una volta – dichiarano Stefano Ciafani e Lorenzo Frattini, presidente nazionale e regionale di Legambiente – e chiediamo al governo di essere coerente con gli impegni sottoscritti a livello internazionale per fermare la crisi climatica. Non è più procrastinabile l’avvio di un piano di riconversione delle attività dell’azienda che punti realmente alla sostenibilità e alle rinnovabili, non solo a parole come sta facendo sulle pubblicità di ogni mezzo di comunicazione da tempo. Invece di spendere i soldi dei contribuenti italiani ed europei del programma Next Generation EU su un incomprensibile progetto di CCS, che Eni si può e deve pagare da sola, queste risorse vanno investite in maniera decisa su impiantistica legata allo sviluppo delle rinnovabili come l’eolico e il fotovoltaico offshore e l’idrogeno verde. Il distretto ravennate, grazie a queste innovazioni tecnologiche, potrebbe riconvertire in pochi anni le sue attività finora fondate sull’estrazione degli idrocarburi. È su questo fronte che vanno utilizzati i finanziamenti europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Il progetto discutibile di Eni verrà illustrato martedì 15 dicembre alle ore 17 sulla pagina Facebook di Legambiente Onlus e sul sito www.changeclimatechange.it con l’iniziativa “Non facciamoci fregare! Ecco perché la proposta di Eni non risponde alle esigenze della crisi climatica e agli obiettivi del Next Generation EU”.