Fa tappa nel salernitano la campagna per il risanamento ambientale e il diritto alla salute nei territori dell’Italia inquinata. Flash mob di Legambiente.
I dati del recente studio Spes sono preoccupanti per il cluster Valle dell’Irno ed evidenziano un perdurante mancato rispetto delle norme vigenti in materia di emissioni industriali.
Con un flash mob aperto con lo striscione con la scritta #liberidaiveleni Valle dell’Irno, ha fatto tappa nel salernitano la campagna itinerante di Legambiente #liberidaiveleni per mettere in luce, ancora una volta, mancate bonifiche e situazioni di inquinamento su cui i cittadini, da anni, aspettano risposte pagando l’assenza di una politica trasversale e duratura per il risanamento e il rilancio dei territori e per la tutela dei cittadini. I volontari di Legambiente Valle dell’Irno e Legambiente Campania si sono dati appuntamento nella Piazza della Repubblica di Baronissi (SA) per affiancare e sostenere i cittadini nella rivendicazione dei legittimi diritti di tutela dell’ambiente e della salute per i preoccupanti dati emersi dallo studio Spes, che rileva anomale concentrazioni di metalli pesanti sul territorio.
Il recente biomonitoraggio Spes- denuncia Legambiente- condotto dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, che rappresenta uno studio epidemiologico trasversale sull’uomo al fine di indagare la correlazione tra esposizione ambientale e salute umana in Campania, ha evidenziato situazioni di particolare rilievo ed entità proprio nell’area della Valle dell’Irno dove esaminando 400 cittadini provenienti dai cluster Valle dell’Irno 1 e Valle dell’Irno 2, che includono aree del comune di Salerno, Baronissi e Pellezzano i livelli medi sierici di mercurio sono risultati superiori alla media dell’intera popolazione esaminata, i livelli medi delle diossine e degli altri composti diossino simili (PCB, PCDD, PCDF) sono risultati costantemente superiori rispetto a quelli misurati nei restanti cluster. Tali dati-proseguono nella denuncia i rappresentati di Legambiente- evidenziano sia la rilevanza di un perdurante mancato rispetto delle norme vigenti in materia di emissioni industriali sia l’inadeguatezza degli organismi deputati al controllo e delle norme che stabiliscono le modalità ed i termini per garantire un elevato livello di tutela della salute. Cosa si aspetta per intervenire?.”
Il tema della conciliazione tra la salvaguardia della salute dei cittadini e le attività industriali è sempre più presente nel dibattito pubblico nazionale. D’altra parte il numero sempre crescente di studi scientifici che mettono in relazione l’insorgenza di malattie gravi, quali tumori, con l’esposizione ad agenti inquinanti, rivela sempre più la necessità di discutere e fare chiarezza sulla tematica delle emissioni degli impianti industriali e degli effetti sull’ambiente e sulle persone, soprattutto se nei pressi dei centri abitati. Nella Valle dell’Irno da decenni è presente la Fonderia Pisano, il cui impianto ancora utilizza il carbon coke e utilizza i cd. forni a cubilotto oggetto di denunce da parte di associazioni di cittadini e comitati per il notevole impatto inquinante sul territorio e sulla salute dei cittadini. Le sue emissioni e sversamenti sono state oggetto di diversi processi per inquinamento, due dei quali, si sono conclusi con una condanna con patteggiamento. La questione delle Fonderie Pisano, rappresenta una vertenza storica che vede l’associazione impegnata accanto ai comitati locali e i cittadini, portata da tempo all’attenzione di chi governa sul territorio, poteva risolversi con l’imposizione del rispetto dei limiti di emissione purtroppo sistematicamente disattesi e la delocalizzazione e la costruzione di un nuovo impianto, moderno, efficiente e più sicuro, in grado di rispettare la salute dei lavoratori e l’ambiente circostante. La strada intrapresa, tuttavia, ancora non è in grado di risolvere quella che si presenta, sempre di più, come una delle peggiori criticità del territorio salernitano.