Ogni anno migliaia di tartarughe marine della specie Caretta caretta muoiono perché intrappolate nelle reti o impigliate agli ami per la pesca al pescespada, tranciate da imbarcazioni e soffocate da rifiuti di plastica che ormai hanno invaso i nostri mari. Pericoli concreti a cui si aggiunge la difficoltà di trovare spiagge adatte alla nidificazione a causa della cementificazione e dell’inquinamento luminoso ed acustico.
Una specie protetta rischia, così, l’estinzione a causa dell’uomo. Per questo Legambiente è da anni attivamente impegnata nella salvaguardia di questi animali attraverso un’azione integrata che prevede attività di recupero e cura, controllo delle aree di nidificazione, monitoraggio dei nidi, attività di informazione e sensibilizzazione nei confronti dei pescatori, dei turisti e delle popolazioni locali.
Alcuni studiosi stimano che ogni anno in Italia oltre 40.000 tartarughe marine vengano catturate accidentalmente durante le attività di pesca professionale: di queste sono circa 10.000 quelle che non sopravvivono. Per ridurre la mortalità di questi animali, Legambiente ha istituito dei Centri di Recupero e Primo Soccorso. Si tratta di veri e propri ospedali dove le tartarughe in difficoltà vengono curate, riabilitate e restituite al mare.
Il Centro di Recupero di Manfredonia (FG) negli ultimi 10 anni, grazie soprattutto all’impegno degli operatori è riuscito a curare e rimettere in libertà oltre 1.600 tartarughe giunte grazie alla collaborazione della marineria locale.
La missione principale del Centro, che è adiacente al Parco Nazionale del Gargano, è recuperare le tartarughe marine in difficoltà, curarle e rilasciarle in mare una volta guarite. Ogni anno sono oltre 100 gli esemplari che, grazie al fondamentale aiuto dei pescatori, vengono salvati e affidati alle cure degli operatori e dei volontari di Legambiente. Molte energie vengono impiegate anche nella sperimentazione di sistemi innovativi per ridurre le catture accidentali durante le attività di pesca. Inoltre, per aumentare le conoscenze scientifiche su questi animali, il Centro ha recentemente avviato anche un programma di monitoraggio satellitare, che consente di acquisire dati sulle aree frequentate dalle tartarughe marine.
Oltre al Centro di Manfredonia, che è una delle strutture che in Italia recupera più tartarughe marine, Legambiente gestisce anche il Marine Turtle Center di Pioppi nel Parco Nazionale del Cilento e i Centri di Recupero di Favignana e Talamone, rispettivamente in collaborazione con l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi e il Parco Naturale della Maremma.
Nell’area mediterranea ogni anno si contano circa 7.000 nidi di tartarughe marine. Di questi, fino a qualche anno fa non se ne trovavano che poche decine lungo le coste italiane, ma progressivamente – complice l’aumento delle temperature legato ai cambiamenti climatici – l’areale di nidificazione si è ampliato nel Mediterraneo occidentale, tanto che nel 2021 nel nostro Paese sono stati scoperti 256 nidi, concentrati soprattutto in Calabria, Sicilia, Campania, Puglia, Sardegna, Lazio e Toscana.
Ogni anno i volontari di Legambiente “Tartawatchers” presidiano le spiagge italiane a protezione delle tartarughe marine e dei loro nidi. I volontari si occupano del monitoraggio dei nidi dal momento dell’ovodeposizione fino alla schiusa e all’entrata in acqua dei piccoli. Il rilevamento dei nidi è possibile grazie alle caratteristiche tracce di risalita lasciate sulla spiaggia dalle tartarughe e rinvenute dai volontari e dagli operatori che pattugliano i litorali. Una volta accertata la presenza di un nido, l’area viene dunque recintata e presidiata per evitare che altri animali predino le uova o che le stesse possano essere danneggiate da bagnanti o mezzi meccanici di pulitura.
Per sostenere le attività a favore delle tartarughe marine Legambiente ha lanciato la campagna Tartalove. Si tratta di una campagna per la raccolta di fondi, necessari per permettere lo svolgimento, con continuità ed efficacia, dei tanti interventi che vedono impegnati i nostri esperti insieme a centinaia di volontari.
Attraverso un piccolo contributo economico, ciascun donatore può adottare simbolicamente una tartaruga e proteggere gli esemplari recuperati dai centri gestiti da Legambiente contribuendo all’acquisto delle medicine e degli interventi veterinari necessari alle loro cure, oltre che alle attività di monitoraggio dei nidi.