Bonifica SUBITO: i SIN toscani non possono più aspettare. È ora di cambiare passo per liberare l’Italia dai veleni del passato.
Con la campagna #liberidaiveleni denunciamo le vertenze ambientali croniche, dimenticate dal PNRR, e ribadiamo l’urgenza di risorse adeguate per le opere di risanamento ambientale che aspettano 6 milioni di persone che vivono nei territori da bonificare. In Toscana la superficie complessivamente da bonificare è di 1147 ettari, pari a circa 1680 campi da calcio.
Goletta Verde a Marina di Carrara con un’iniziativa di #liberidaiveleni, nuova campagna dell’associazione, per riaccendere i riflettori e denunciare il perpetuo stallo sul tema delle bonifiche dei Siti di Interesse Nazionale della Toscana, con la presentazione di un dossier sullo stato dell’arte e le proposte per invertire la rotta. L’incontro ha visto la presenza di Andrea Minutolo, Responsabile Scientifico Nazionale di Legambiente, Sibilla Amato, portavoce di Goletta Verde, Andrea Piccinin, geologo, Fabrizio Bianchi, epidemiologo CNR Pisa, e Fausto Ferruzza, Presidente Legambiente Toscana.
La situazione è impietosa. Dei 4 Siti di Interesse Nazionale toscani solamente Piombino risulta avere un procedimento di bonifica conclusa al 45% (ma siamo fermi al 4% per la falda), gli altri tre, Massa Carrara, Livorno e Orbetello, risultano ancora in uno stato di stallo, con percentuali bonificate imbarazzanti sia per i suoli che per le falde, senza considerare i soldi e il tempo spesi negli ultimi 20 anni. Massa Carrara vede solo l’8% delle aree a terra e il 3% delle acque di falda con procedimento di bonifica concluso; Livorno e Orbetello sono ferme da sempre per entrambe le matrici (0% di procedimenti conclusi per terreni e falde per i due siti).
“Ci chiediamo ancora una volta quanto si dovrà aspettare per arrivare agli interventi di bonifica reale e concreta per i Siti di Interesse Nazionali toscani – dichiara Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana. Qui non si tratta solo di restituire alla cittadinanza porzioni di territorio abbandonate ormai da troppo tempo, ma anche tutelare la salute di chi convive da quasi un secolo con una situazione di inquinamento e degrado ambientale estremamente preoccupante. Le bonifiche – continua Ferruzza – devono diventare un tema prioritario sia a livello nazionale che regionale perché non c’è più tempo di attendere”.
Sul fronte sanitario, come si evince anche dal quinto rapporto Sentieri del 2019 (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) i dati per alcuni siti non sono affatto trascurabili. Situazione che deriva dalle sostanze presenti nei suoli e nelle falde che, al di là della specifica tossicità, producono un temibile effetto cocktail, specialmente nelle falde e nelle acque marine e lagunari ove presenti, che hanno messo a dura prova non solo la tenuta economica locale ma anche la salute delle persone.
La fotografia scattata dal Dossier sui SIN toscani di Legambiente si accompagna a un’analisi delle proposte non più rinviabili. Per fare dei passi in avanti, bisogna uscire dall’era delle caratterizzazioni e procedere con degli interventi di bonifica che superino, come approccio, il mero conferimento dei terreni contaminati in discarica. Le tecnologie e l’esperienza maturata in campo di bonifica nel corso di questi venti anni hanno fatto passi in avanti considerevoli, e non possiamo rimanere legati alle procedure del passato. Sul fronte sanitario, invece, è fondamentale la piena attuazione della Delibera della Giunta della Reg. Toscana n. 1520 del 9 dicembre 2019 che indica gli interventi per tutelare la popolazione residente nei SIN, potenziando le attività sanitarie nel territorio, migliorando le liste di attesa, garantendo visite specialistiche per la prevenzione, diagnosi e cura degli abitanti e occupati in ZIA, migliorando i servizi su diagnosi prenatale e malformazioni congenite e prevenendo con screening oncologici. È necessario avviare i Patti territoriali per la transizione ecologica quanto prima per limitare i danni all’ambiente, alla salute della popolazione e all’economia del Paese. Infine, è urgente da parte delle Istituzioni individuare, assieme all’Azienda e alle parti sociali coinvolte, un chiaro percorso di riqualificazione e riconversione impiantistica che tenga assieme le esigenze ambientali con quelle occupazionali ed economiche. Non è più tollerabile il ricatto dell’occupazione a fronte del risanamento ambientale.
“È da molto tempo che chiediamo che la transizione ecologica non sia un’utopia per alcuni territori che sembrano aver perso la speranza del cambiamento – dichiara Sibilla Amato, portavoce di Goletta Verde – partendo proprio dai territori dimenticati per decenni, a iniziare da quelli dove è urgente e necessario un’opera di risanamento ambientale. Le vertenze ambientali croniche, ancora irrisolte, saranno al centro di Goletta Verde 2021 per accendere i riflettori sulle questioni dimenticate dal PNRR e che hanno bisogno di essere affrontate per dare una prospettiva ai 6 milioni di cittadini e cittadine che vivono nei territori da bonificare in tutta Italia”