Goletta Verde a largo di Bagnoli per chiedere subito la bonifica del SIN. Legambiente: “Continuiamo a denunciare i continui ritardi e chiediamo garanzie per la salute della popolazione, il ricorso a soluzioni innovative nature-based, di risanare l’ambiente e riconvertire l’industria alla green economy”.
Nella seconda giornata di tappa in Campania, Goletta Verde naviga verso Bagnoli per un’iniziativa di #liberidaiveleni, la campagna di Legambiente che riporta in primo piano le ferite ambientali su cui si aspettano da anni interventi concreti. Nata in aprile in occasione della Giornata Mondiale della Terra, che ha portato e porta mobilitazioni territoriali, chiedendo di risanare le ferite che il popolo inquinato aspetta da anni.
In Italia ci sono vertenze ambientali croniche, tuttora irrisolte, su cui è urgente intervenire e che non devono essere dimenticate dal PNRR. Ferite ancora aperte che continuano a causare danni all’ambiente, alla salute di cittadini, cittadine e all’economia sana della penisola.
L’ex area industriale di Bagnoli-Coroglio e lo specchio di mare prospiciente sono stati oggetto delle attenzioni di diversi progetti di bonifica per i suoli, per le acque sotterranee, per i sedimenti marini, la cassa di colmata e gli arenili già a partire dal 1996 (ovvero prima dell’inserimento del sito tra quelli di interesse nazionale, che risale al 2000), ed ognuno di tali progetti ha uno stato di avanzamento ed un soggetto attuatore che varia di caso in caso.
Sono passati circa trent’anni, fatti di promesse, ripensamenti, rinvii e tutt’oggi la bonifica e riqualificazione di Bagnoli-Coroglio resta un sogno irrealizzato.
Le procedure e le pratiche amministrative che hanno riguardato la gestione della bonifica del SIN, quindi del riutilizzo della stessa area industriale di Bagnoli, hanno destato enormi sospetti tanto da essere oggetto di indagine da parte della Procura della Repubblica di Napoli e conseguentemente anche della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (XVI legislatura – Relazione sulle bonifiche dei siti contaminati, dicembre 2012). Nel corso degli anni ci sono state molte varianti al progetto di bonifica ma i vari iter amministrativi e le modifiche in corso adottate non hanno prodotto nessun miglioramento concreto, anzi, il risultato ottenuto è, di fatto, inconsistente rispetto alle emergenze ambientali in atto, come riportato dalla stessa Commissione Parlamentare di Inchiesta.
Oggi, sotto la direzione del nuovo Commissario Straordinario del Governo Francesco Floro Flores e il braccio tecnico-operativo di INVITALIA, si parla di Rilancio Bagnoli. “Balneolis e la nuova stagione felix” è l’idea progettuale prescelta per recuperare un nesso tra la tradizione insediativa preindustriale e moderne funzioni, con l’obiettivo di creare un’oasi di benessere alla cittadinanza e ai visitatori (si prevedono a regime 9 milioni) che si basa sul recupero del termalismo, della balneazione e soprattutto del verde, attrezzato, produttivo e boschivo.
Il problema è che per quanto riguarda il verde occorreranno anni, se non addirittura decenni, per la completa riqualificazione e bonifica, soprattutto del litorale con la rimozione della colmata, la bonifica degli arenili e il risanamento dei sedimenti marini.
“Riteniamo necessaria la ripresa di un dialogo istituzionale tra tutti i soggetti coinvolti accanto al Commissario Straordinario e a INVITALIA: Comune, Città Metropolitana, Regione e Governo Nazionale, in un tavolo finalizzato a dare risposta alle tante azioni ancora da risolvere e soprattutto utile a garantire una forma di restituzione alla popolazione di un territorio troppo a lungo negato – dichiara Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – La priorità deve essere la salute di cittadini e cittadine limitando l’esposizione alle sostanze presenti nel sito, bisogna adottare soluzioni innovative per ridurre i tempi previsti per la bonifica sia terrestre che marina, e bisogna farlo al più presto.”
Altro punto dolente è l’analisi del rischio, da una parte prodotto con l’attività e la dismissione industriale, dall’altra quello naturale che caratterizza l’area oggi in zona rossa per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei (ritenuto ben maggiore di quello del Vesuvio).
Invece di tenere in conto l’invarianza del carico insediativo, le prime azioni in programma sono delle nuove edificazioni, per cui sono previsti ben un milione di metri cubi di nuove residenze e strutture turistiche che si aggiungono ai 600.000 metri cubi di riqualificazione edilizia. Si continua a ritenere il ciclo del cemento un volano di sviluppo e non la dotazione di spazi liberi e verdi in cui collocare attività produttive connesse all’innovazione scientifica, tecnologica e digitale, in una città come Napoli che ha una carenza di spazi verdi, fondamentali invece, non solo per la valenza estetico-paesaggistica ma anche per mitigare l’inquinamento atmosferico e rispondere ai cambiamenti climatici.
Bisogna inoltre garantire la partecipazione della cittadinanza, attraverso un dialogo aperto e costante che garantisca l’istituzione di un osservatorio nel quale fornire informazioni efficaci e chiare. Occorrono piani e studi di fattibilità realistici anche in relazione alle effettive disponibilità finanziarie, ai modelli gestionali e ai cronoprogrammi con previsioni a breve, medio e lungo termine e l’organizzazione di incontri tematici tra la governance e gli stakeholder per accompagnare le attività di bonifica e riqualificazione.
“Non possiamo più aspettare, sono ormai passati anni da quando chiediamo a gran voce una transizione ecologica per molti territori dimenticati, e per i 6 milioni di cittadini e cittadine che vivono in territori da bonificare nel nostro Paese – dichiara Sibilla Amato, Portavoce di Goletta Verde. Dobbiamo riaccendere l’attenzione sulle questioni che sembrano dimenticate dal PNNR e, finalmente, affrontarle. Abbiamo il dovere di tutelare la salute delle persone che continuano da anni a convivere con una situazione di inquinamento e degrado ambientale estremamente preoccupante”.