Arriva in Piemonte e in Lombardia la seconda edizione di “C’è Puzza di Gas. Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso”, la campagna d’informazione e sensibilizzazione sui rischi legati alle dispersioni e agli sprechi di gas fossile promossa con il supporto di Clean Air Task Force (CATF).
Minitorati 15 impianti a fonti fossili in Piemonte e 19 in Lombardia. In entrame le regioni i dati raccolti non sono incoraggianti: riscontrate emissioni significative di gas metano, nemico invisibile con un effetto climalterante fino a 86 volte più potente di quello della CO₂ e tra i principali responsabili della crisi climatica.
La situazione in Piemonte
Preoccupanti i dati raccolti da Legambiente e CATF tra Torino, Novara e Domodossola: su 15 impianti monitorati grazie alla termocamera per la rilevazione ottica di gas “FLIR GF320” sono state trovate emissioni in 12 di questi, individuati in totale circa 42 punti di emissione, dei quali 9 casi di venting (rilascio diretto di metano in atmosfera) e circa 33 perdite in differenti componenti delle infrastrutture (bulloni, valvole, giunture, connettori, flange e contatori). Osservati speciali la centrale di compressione di Masera (VCO), porta di accesso del gas proveniente da Olanda e Norvegia, gestita da SNAM in cui, nonostante la distanza dalla componentistica, sono stati individuati 5 casi di venting e una perdita. E l’impianto di Regolazione e misura nei pressi di Pernate (NO) dove sono stati trovati 2 venting e almeno 10 perdite (ma potrebbero esserne molte di più poiché l’identificazione delle perdite è stata resa difficile dalla nube di gas data dalla quantità ingente di metano emesso da più punti dell’infrastruttura che ha saturato le immagini della termocamera).
C’è puzza di gas in Lombardia
Ben 42 punti di emissione di metano, dei quali 20 casi di venting (rilascio diretto in atmosfera) e circa 22 perdite in differenti componenti delle infrastrutture (bulloni, valvole, giunture, connettori e contatori). Questi in estrema sintesi, i dati raccolti su 19 impianti a fonti fossili in Lombardia, nel lodigiano e nel cremasco. Tra gli impianti che destano maggiore preoccupazione quelli di stoccaggio di Sergnano (CR)e Settala (MI): nonostante la distanza dalla componentistica e la possibilità di analizzare solo delle piccole porzioni degli impianti, sono stati trovati ben 14 punti di emissione nel primo (10 perdite e 4 venting) e 5 nel secondo (1 perdita e 4 venting). Nel caso dell’impianto di Sergnano (CR), inoltre, è stato riscontrato un flaring non acceso che ha sfiatato una nuvola di metano in maniera continua. Problema che ha riguardato non solo i diversi pozzi collegati all’impianto, ma anche la centrale di trattamento e raccolta di idrocarburi ENI di Caviaga (LO) e quella di stoccaggio di Cordegliano IGS (LO).
I monitoraggi in Piemonte e i Lombardia che si aggiungono a quelli già condotti tra Sicilia, Basilicata, Campania e Abruzzo testimoniano come il problema delle dispersioni di gas metano riguardi l’intera filiera del gas fossile in tutto il Paese. Un tema prioritario su cui è urgente intervenire per mitigare gli effetti dei mutamenti climatici e per evitare inutili sprechi di risorse.
Approfondimenti sulla campagna “C’è Puzza di Gas” su changeclimatechange.it