Il 20 settembre a New York si terrà il Climate Ambition Summit 2023 nel quale leader dei governi, imprese, il mondo della finanza e la società civile si riunirà per discutere nuove azioni concrete e tangibili da mettere in atto contro la crisi climatica.
L’incontro si svolgerà subito dopo l’SGDs Summit, sempre a New York il 18 e il 19 settembre, che mira a fare una valutazione intermedia dell’implementazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati nell’Agenda 2030.
In occasione di queste due importanti date per la politica internazionale una coalizione di movimenti e associazioni da tutto il mondo ha creato la campagna “Global Fight to End Fossil Fuels” la cui iniziativa di punta consisterà in una marcia, proprio a New York, il 17 settembre, al grido di una transizione energetica globale rapida, giusta e per sempre.
Sono sei le richieste della coalizione: no a nuove infrastrutture a fonti fossili; un rapido, giusto ed equo superamento del sistema energetico esistente; nuovi impegni di cooperazione internazionale per aumentare gli investimenti economici ed assicurare accesso alle energie rinnovabili; stop al greenwashing; perseguire i soggetti inquinanti come responsabili del danno causato; stop all’influenza delle aziende del fossile.
La mobilitazione, che ha effettivamente trovato riscontro a livello globale, anche in Italia ha visto la creazione di un suo coordinamento al quale Legambiente ha aderito e che prenderà forma concreta con la campagna “Fuori dall’Energia Fossile”.
Crediamo che sia fondamentale mobilitarci in quanto in Italia sono 14 le centrali a gas fossile, più quelle che si approveranno con il sussidio del Capacity market, oltre agli accordi internazionali e a diversi gasdotti, le infrastrutture ritenute centrali dal Governo Meloni e contenute nel nuovo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima per affrontare la transizione energetica e arrivare agli obiettivi di decarbonizzazione. Tra nuove centrali ed infrastrutture, interconnessioni con Paesi del nord Africa e non solo, si di segna l’ossatura dell’Italia Hub del gas per l’Europa. Passando anche per il nucleare e la cattura e lo stoccaggio della CO2.
Si scrive greenwashing, si legge Eni!La crisi climatica colpisce sempre più forte, eppure il nostro Paese spende miliardi di euro per finanziare l’industria del fossile ⛽️?
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Oltre a ciò, il nuovo PNIEC si presenta: poco ambizioso negli obiettivi generali di riduzione delle emissioni entro il 2030 di appena il 40,3% e di gran lunga inferiore rispetto all’obiettivo del 65% necessario per essere in linea con l’obiettivo di 1,5°C; incentrato sul gas fossile, con il rafforzamento di alcune infrastrutture transfrontaliere (come la TAP) e interne (come la Dorsale Adriatica), l’arrivo del rigassificatore di Ravenna, che si accompagna a quello di Piombino, che sua volta verrà spostato in Liguria; ingannevole nelle proposte di soluzione per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione quali i sistemi Carbon Capture and Storage (CCS) ed il nucleare; peggiorativo sulla data per la completa uscita del carbone, slittata dal 2025 al 2028; fermo sui sussidi alle fonti fossili per i quali nessun passo in avanti è stato fatto; incapace di affrontare le attuali sfide sociali, come la povertà energetica e la crisi energetica; rischioso per il sistema energetico del Paese rafforzando la dipendenza dalle fonti fossili .
In questo contesto, il coordinamento italiano di “Global Fight to End Fossil Fuels” ha deciso di indirizzare le sue attenzioni verso il gigante dell’industria del fossile in Italia, Eni. Le decine di azioni che sono state organizzate in tutto il territorio italiano dal 15 al 17 settembre, infatti, si concentreranno presso i luoghi simbolici legati alle attività di Eni per denunciare il suo ruolo antagonista verso la giusta transizione che chiediamo a gran voce.
#EndFossilFuels #FastFairForever