Cicloturismo. Eppur si muove

Eppur si muove, verrebbe da dire riprendendo la celebre formula galileiana e accostandola brutalmente al fenomeno del cicloturismo nel nostro Paese. I numeri crescono decisamente, a giudicare dai dati contenuti nel 3° Rapporto sul cicloturismo di Legambiente e Isnart presentato il 31 marzo a Bologna, all’interno della Fiera del Cicloturismo.

E crescono nonostante l’assenza di politiche di sviluppo del settore, perlomeno a livello centrale. Aumentano le presenze che nel 2022 fanno registrare valori più che doppi (9.245.000) rispetto a quelle del 2019 (4.421.000) per un giro d’affari di oltre 4 miliardi di euro, più di un quarto dei quali riconducibili ai cosiddetti “cicloturisti puri”, ovvero coloro che usano la bicicletta come mezzo principale del viaggio e non solo per escursioni e passeggiate durante la vacanza.

Il Rapporto racconta di un fenomeno non più ascrivibile nel ridotto di una nicchia, ma sempre più pervasivo nel nostro territorio, blandito e accarezzato nei discorsi di tanti amministratori locali, ma accompagnato anche da concreti interventi su scala regionale o intercomunale che provano a sopperire allo scarso interesse a livello nazionale, tutto concentrato esclusivamente nel finanziamento delle infrastrutture previste dal Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche e contenuto nel Pnrr.

Eppur si muove soprattutto al centro sud se è vero, come raccontano i dati, che le regioni del nord hanno ridimensionato la percentuale di pedalatori (non i valori assoluti) passando dall’82,1% del 2019 al 66,8 dell’anno scorso, mentre il meridione ha fatto registrare nello stesso periodo un incremento di oltre il 10% e il centro, trainato dalla Toscana, una crescita di quasi 5 punti. Si tratta quindi di un fenomeno che sta trovando nuove strade sulle quali pedalare, non solo le tradizionali concentrate nel triangolo del nord est, quello più infrastrutturato per accogliere questo tipo di turismo. Calabria, Basilicata, Puglia, Abruzzo, Campania, Toscana, Marche e non solo stanno guidando una proposta originale, fatta di percorsi cicloturistici su arterie esistenti, provinciali a bassa intensità di traffico che diventano ciclovie di fatto. Può essere questa la “via italiana” al cicloturismo, come recita il sottotitolo del Rapporto, quella cioè che propone una mappa che fa tesoro della capillare rete di collegamento che caratterizza tutto il nostro territorio e che cuce fra loro centri storici di pregio e una miriade di attrattori turistici fatti di aree di pregio naturalistiche e siti archeologici, luoghi dell’eccellenza enogastronomica, dell’artigianato di qualità e così via uniti in un percorso di senso che assume i nomi più diversi: Via Silente, Ciclovia dei Parchi della Calabria, Ciclovia dell’Ofanto, Ciclovia delle Dolomiti Lucane, Ciclovia dell’Appennino, Strade di Marca.

È il Paese che si muove.



Sebastiano Venneri

Sebastiano Venneri

Responsabile Territorio e Innovazione di Legambiente, Nell'associazione dal 1991 dove si occupa prevalentemente di mare, aree protette e turismo. Ideatore e Curatore della Guida al mare più bello che Legambiente pubblica dal 2001 con il Touring Club Italiano, è presidente di Vivilitalia, società impegnata nel settore del turismo ambientale.


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