Osservatorio Isole sostenibili 2023 , i dati del V rapporto Legambiente  e CNR-IIA

Calcolato per la prima volta l’indice di sostenibilità delle isole incentrato su consumo di suolo, rifiuti, acqua, energia, aree protette, mobilità e regolamenti edilizi. 

C’è ancora molto da fare, essendo l’indice medio delle isole fermo al 40%: tra le isole più virtuose nel percorso di sostenibilità le Tremiti, le Egadi, le Eolie e Capraia che si attestano intorno al 50%.

Più indietro la Maddalena, l’Elba e Ischia, che ancora non arrivano al 30%.  

“Serve un deciso cambio di passo sul fronte della sostenibilità. Sette gli obiettivi da raggiungere, quattro le azioni pratiche da mettere in campo. 

Nonostante dei timidi passi avanti, in Italia sulle isole minori la piena sostenibilità è ancora un traguardo lontano. Sono tanti i ritardi da colmare, molti gli obiettivi da raggiungere rispetto alla gestione dei rifiuti, della mobilità a zero emissioni, del ciclo delle acque, dell’energia da fonti rinnovabili e della lotta al consumo di suolo. A parlar chiaro i dati del V rapporto “Isole SostenibiliLe sfide della transizione ecologica nelle isole minori” curato dall’Osservatorio sulle isole minori di Legambiente e CNR-IIA: su 27 piccole isole marittime abitate prese in esame in Italia, l’indice di sostenibilità medio – calcolato per la prima volta dall’Osservatorio tenendo conto delle performance legate a temi come consumo di suolo, rifiuti, acqua, energia, aree protette, mobilità e regolamenti edilizi – è pari al 40%.  

Guardando alle singole isole, tra quelle più avanzate nel percorso di sostenibilità ci sono le isole Tremiti con un indice pari al 53%, seguite dalle Isole Egadi (Favignana, Marettimo, Levanzo), le Eolie (Lipari, Vulcano, Stromboli, Panarea, Filicudi e Alicudi), le Isole Pelagie (Lampedusa e Linosa) che raggiungono il 49%, e dall’isola di Capraia che si attesta al 47%. Segno che si sta puntando su politiche territoriali capaci di coniugare sostenibilità ambientale, innovazione e attenzione per il territorio. 

In ritardo, invece, La Maddalena, con un indice pari al 21%, l’Isola d’Elba (26%) ed Ischia (29%). Isole quest’ultime che devono velocizzare il passo per recuperare il terreno rispetto alle consorelle più virtuose.  

La fotografia scattata dall’Osservatorio Isole Sostenibili indica, in sintesi, quei settori di intervento su cui bisogna lavorare e accelerare il passo perché la transizione ecologica del Paese passa anche da questi territori.  

Sette, secondo Legambiente e CNR-IIA, gli obiettivi che le isole minori si devono prefiggere 

  • obiettivo governance (con un coordinamento tra isole e ministeri); 
  • obiettivo adattamento (puntando a zero consumo di suolo); 
  • obiettivo mitigazione (puntando ad avere isole 100% sostenibili entro il 2050);  
  • obiettivo 4R (riduci – riusa – ricicla – recupera, per un modello di gestione sostenibile dei rifiuti e promuovendo politiche di riutilizzo delle risorse, campagne plastic free e di informazione); 
  • obiettivo zero perdite (efficientando la rete idrica ed aumentando il recupero delle acque piovane e grigie;  
  • obiettivo zero pollution (migliorando i sistemi di depurazione, anche nelle stagioni di alto tasso turistico) 
  • obiettivo mobilità sostenibile a zero emissioni al 2050 (promuovendo sistemi di sharing mobility, zone pedonali e limitazioni alle auto più inquinanti) 

Per raggiungere tali scopi, CNR-IIA e Legambiente hanno individuato quattro azioni pratiche da mettere in campo. In particolare occorre:  

1) istituire una Cabina di regia unica presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per migliorare e supportare la governance dei territori in una fase così delicata come quella che stiamo vivendo 

2) redigere i Piani di Sviluppo Sostenibile al 2030 per le Isole Minori per raggiungere gli obiettivi individuati 

3) creare un coordinamento unico sulla gestione dei fondi del PNRR, per sfruttare al meglio ed in maniera efficace le opportunità che il Piano offre;  

4) potenziare il ruolo dell’Associazione ANCIM affinché accresca sempre più il proprio ruolo di coordinamento fra le isole minori ed il Governo Centrale.      

Il rapporto sulle isole sostenibili 2023, giunto alla sua V edizione e curato dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR insieme a Legambiente, è stato presentato oggi in conferenza stampa a Roma e ha visto confrontarsi amministrazioni pubbliche, aziende, associazioni del terzo settore e mondo accademico su problemi, opportunità, barriere e strumenti delle isole minori, al fine di arrivare a definire insieme dei percorsi virtuosi nell’ottica della sostenibilità dei territori isolani. L’evento di oggi, che ha come partner Renexia, è stato anche inserito nelle celebrazioni per il centenario del CNR.    

“Quest’anno il report Isole Sostenibili 2023 – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – si è posto come obiettivo quello di tentare di “quantificare” gli sforzi fatti delle amministrazioni e lo stato attuale di sostenibilità di ogni isola attraverso l’indice di sostenibilità. I valori non sono pienamente soddisfacenti, accanto ai punti di forza sono emersi tanti punti di debolezza. Alcune isole sono sulla buona strada, altre sono ancora troppo indietro. Serve, perciò, un cambio di passo attraverso obiettivi ambiziosi e azioni efficaci. Le proposte dell’Osservatorio Isole Minori vanno in questa direzione e attraverso lo strumento dell’indice della sostenibilità vogliamo spronare le amministrazioni locali, ma anche gli altri portatori di interesse, a velocizzare alcuni percorsi consolidati da una parte, e investire in innovazione e politiche ambiziose dall’alto”.    

  “Le isole sono dei paradisi di biodiversità – commenta Francesco Petracchini, Direttore del CNR-IIA – ecosistemi unici ma allo stesso tempo fragili e stressati da flussi turistici condensati nei periodi estivi. Il CNR, capofila del centro nazionale per la biodiversità, è in prima linea nello studio anche di simili contesti e nella ricerca di soluzioni ai problemi che tuttora persistono. In tale ottica, le isole si presentano come laboratori ideali per lo sviluppo di idee innovative nella direzione della transizione ecologica e all’incremento della tutela dei propri territori. I fondi del PNRR isole verdi sono inoltre da questo punto di vista un’opportunità unica da cogliere nei prossimi anni per mettere in cantiere progetti virtuosi nel percorso verso la sostenibilità”. 

“Alla base di un progetto ben inserito in un contesto geografico peculiare, è importante che ci sia una fase preliminare che preveda l’ascolto del territorio come comunità locali, amministrazioni, associazioni ambientaliste e di categoria. Renexia ha sempre adottato un modello, incentrato su un approccio scientifico e sostenibile, in grado di coinvolgere nelle diverse fasi di avanzamento, tutti i soggetti a vario titolo interessati. È quello che stiamo mettendo in atto per la realizzazione di Med Wind nel Canale di Sicilia ed è quello che faremo per i prossimi programmi”, dichiara Paolo Sammartino, Chief Operating Officer di Renexia. 

Dati su singole tematiche: Rispetto alle singole tematiche che vanno a comporre l’indice di sostenibilità complessivo, emergono le diverse velocità delle isole. Da un lato si evidenziano le buone performance di raccolta differenziata delle isole di San Pietro e Sant’Antioco che hanno raggiunto rispettivamente l’84% e l’82% di RD, con un tasso pro-capite di rifiuto prodotto inferiore a 600 kg abitante/anno, seguite dalle isole Egadi (RD 80% e rifiuti pro-capite prodotti inferiori a 750 kb/ab/a) e Pantelleria (RD 78%, 578 kg/ab/a). Indietro nella raccolta differenziata Ponza, Lampedusa e il Giglio, che hanno rispettivamente una RD del 9%, 20% e 30%, con una produzione di rifiuti pro-capite di 835 kg/ab/a, 1.158 kg/ab/a e 1.043 kg/ab/a. 

Sul fronte delle perdite di rete le isole Tremiti fanno registrare il tasso più basso (9%), seguite da Lampedusa (17%), isola del Giglio (25%), Ischia e Procida (rispettivamente 26% e 27%). La dispersione idrica più alta si registra a Ponza (68%), Maddalena (62%), Sant’Antioco e l’Elba (58% e 54%), e San Pietro (52%). Sul lato della mobilità, il più basso tasso di motorizzazione spetta a Capri (31 auto ogni 100 abitanti), seguita da Procida (46/100), Ponza e Ventotene (entrambe con 51 macchine ogni 100 abitanti). Indietro invece le isole Egadi e Pantelleria (rispettivamente 94 auto ogni 100 abitanti e 90 auto/100ab.), Capraia e l’Elba (73auto/100ab e 72auto/100ab), Salina (71auto/100ab). Il parco auto più nuovo spetta all’isola d’Elba e San Pietro con il 49% delle auto con classe emissiva pari o superiore all’Euro5. Le maggiori installazioni di fotovoltaico in termini assoluti si trovano ad Ischia, l’Elba, Sant’Antioco, San Pietro e alle Egadi che da sole rappresentano circa il 73% della potenza installata. 

Focus crisi climatica e consumo di suolo: infine il rapporto contiene anche un approfondimento sugli impatti che la crisi climatica sta avendo sulle isole minori. Secondo l’Osservatorio CittàClima di Legambiente (consultabile su www.cittaclima.it), dal 2010 ad oggi (dati aggiornati al 22 maggio) sulle isole minori si sono registrati ben 14 eventi climatici estremi di cui 5 allagamenti e alluvioni da piogge intense, 3 danni da mareggiate, 2 frane da piogge intense e un caso ciascuno per danni da trombe d’aria, danni alle infrastrutture, siccità prolungata e danni da grandinate violente. Da sottolineare anche il costo in termini di vite umane con 14 vittime, 12 legate alla tragedia di Casamicciola, a Ischia nel 2022, e 2 alla tromba d’aria di Pantelleria. Per questo è fondamentale puntare su politiche di adattamento e azioni di mitigazione delle emissioni climalteranti. 

Per quanto riguarda il consumo di suolo, i dati ISPRA evidenziano, ad esempio, un’accelerazione a una perdita di superficie agricola pari al 2,6%.  Per questo, secondo CNR-IIA e Legambiente, è importante che si rivedano e si integrino i sistemi di pianificazione e controllo territoriale tesi alla lotta all’abusivismo e alla promozione di un uso efficiente del suolo, attraverso il recupero di aree già urbanizzate, la tutela e la valorizzazione delle zone agricole di pregio e la fondamentale tutela delle risorse naturali, passando per il necessario coinvolgimento delle comunità locali. 

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