Decreto Sicurezza, Legambiente: “Il dl Salvini aumenterà solo l’insicurezza”

Pesante errore per il Paese smantellare il sistema SPRAR. Gravissima la vendita dei beni confiscati alle mafie. Inaccettabile l’eliminazione della protezione umanitaria. La riduzione dei diritti e delle possibilità di legalizzazioni accrescerà il numero di clandestini.

A dispetto del nome, ci sono molti presupposti affinché il decreto Sicurezza crei sul nostro territorio molta insicurezza. Con la soppressione della protezione umanitaria numerosi richiedenti asilo presenti sul territorio rischiano di non vedere accolta la loro richiesta e di ritrovarsi in una condizione di illegalità, che creerà solo nuova insicurezza, ulteriori paure e resistenze, di cui una parte della politica potrà continuare ad alimentarsi. La riduzione dei diritti e delle possibilità di legalizzazioni aumenterà i clandestini.

Inoltre la protezione umanitaria era l’unico strumento che permetteva di riconoscere il diritto d’asilo per chi fugge dai disastri ambientali e climatici, riuscendo, per questa via a “comprendere” i nuovi scenari con cui il mondo moderno deve confrontarsi.

Altrettanto incomprensibile è la drastica riduzione degli accessi allo Sprar, che comporterà lo smantellamento dell’accoglienza diffusa, spostando i richiedenti asilo verso grandi strutture centralizzate, a vantaggio della speculazione privata.

È il punto di vista di Legambiente sul disegno di legge 840 approvato oggi al Senato con voto di fiducia.

“Nel complesso, di interventi sulla sicurezza pubblica c’è ben poco – dichiara il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – A parte le misure e gli investimenti sul ministero dell’Interno, non c’è traccia di sicurezza né nelle misure sull’immigrazione e men che meno in quelle sull’Agenzia per i beni confiscati alle mafie, di cui è un errore imperdonabile prevedere la vendita ai privati con il rischio concreto che tornino nelle mani dei clan. Piuttosto, si stringono, e di molto, le possibilità di rimanere legalmente sul territorio nazionale e si smonta il sistema SPRAR che si è rivelato invece un efficace strumento di accoglienza diffusa. L’unico in grado di garantire veramente, a livello nazionale, possibilità di integrazione per i migranti, attraverso attività programmate e rendicontate, con ricadute positive in termini di impieghi e di opportunità economiche anche per il territorio”.

“La pervicace insistenza ideologica con cui il Ministro Salvini sta smontando le parti migliori del nostro sistema di accoglienza, provocherà l’ammasso di centinaia di richiedenti in pochi grandi centri creando tensioni nei territori e favorendo reazioni di rigetto – aggiunge Vittorio Cogliati Dezza, responsabile Migrazioni di Legambiente – e i richiedenti asilo saranno più facilmente preda delle bande criminali, delle organizzazioni mafiose nazionali e straniere, del sistema illegale di sfruttamento delle persone. Inoltre, smantellare il sistema SPRAR significa mettere in crisi sistemi economici e sociali che grazie all’accoglienza diffusa avevano risollevato la testa, soprattutto nei piccoli comuni ma anche nelle periferie delle grandi città, con riapertura di asili e scuole, riattivazione di servizi sociali e sanitari che vanno a vantaggio degli italiani residenti. In altre parole, viene dato un colpo mortale allo sviluppo locale di comuni già in difficoltà soprattutto nelle aree interne del paese, quelle dove lo spopolamento è più intenso e più pericoloso per la tenuta del territorio”.

La legge 840 cancella infatti dalla legislazione italiana la protezione umanitaria, abrogando l’istituto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari, sostituito da una certosina casistica di “casi speciali”, meticolosamente elencati (cure mediche, protezione da tratta e violenza, calamità naturali che impediscono il rientro nel paese d’origine, grave sfruttamento lavorativo, atti di particolare valore civile), per i quali è molto ampia la discrezionalità del questore, a cui le Commissioni territoriali debbono “passare le carte” perché assuma la decisione finale. E’ una misura del tutto controproducente. Già oggi, degli arrivi in Italia negli ultimi anni, solo il 40%-50% ha visto riconosciuta la domanda d’asilo, di questi la metà circa per protezione umanitaria. Ora, grazie alla misura approvata, avremo una platea complessiva di circa l’80% degli arrivi, che sarà costretta a bivaccare nelle città, perché priva di qualunque diritto, scaricando costi e problemi sui sindaci, senza per altro aumentare l’efficacia dei rimpatri, ammesso che questa possa essere la scelta giusta, per i quali mancano gli accordi internazionali (sono solo 4 i paesi con cui l’Italia ha un accordo per il rimpatrio) e mancano le risorse economiche.

Il testo inoltre smonta letteralmente il sistema SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), che invece sarebbe stato il caso di ampliare poiché ad oggi ospita solo 30.000 richiedenti, il 20% dei 150.000 richiedenti asilo presenti nel sistema di accoglienza. In questi anni gli 877 progetti Sprar, diffusi in 754 comuni, hanno costruito, spesso in territori difficili, in grave crisi demografica ed economica, nuove comunità, più giovani, dinamiche, resilienti, capaci di accogliere e integrare allo stesso tempo perché basate sulla conoscenza reciproca e sulle relazioni personali con gli abitanti, ed hanno creato sviluppo locale nonché riattivazione dei servizi che vanno a vantaggio anche e soprattutto dei vecchi abitanti italiani. Ora agli Sprar potranno avere accesso non più i richiedenti, ma solo i titolari di protezione internazionale e i minori stranieri non accompagnati, ed eventualmente i titolari di permessi di soggiorno indicati nei casi speciali. Alla massa dei richiedenti asilo, in attesa di risposta alla domanda, si aprono i Centri governativi di prima accoglienza, i CARA e i Centri di Permanenza per i Rimpatri, dove si raddoppia il tempo di permanenza (da 90 a 180 giorni), e i CAS (Centri di accoglienza straordinari) gestiti da imprenditori privati, dove a decidere sono le prefetture, bypassando i sindaci. Per non lasciare spazio ad equivoci la dicitura SPRAR è sostituita, d’ora innanzi, da “Sistema di Protezione per Titolari di Protezione Internazionale e per Minori Stranieri Non Accompagnati”. La concentrazione di tante persone in un’unica struttura non favorirà certo l’integrazione, l’apprendimento della lingua italiana, l’inserimento nell’economia locale, tanto più che la prevista riduzione della diaria non potrà che impedire ogni seria gestione dell’accoglienza volta all’integrazione a vantaggio delle speculazioni di imprenditori senza scrupoli.

 

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