Manifesto per una governance dei ghiacciai e delle risorse connesse

L’emergenza climatica non è una visione di parte, a cui si chiede di aderire, bensì una condizione oggettiva, che non si può ignorare.

Gran parte dell’Europa sta vivendo inverni con molti meno giorni di neve rispetto alla media, a essi si susseguono estati eccezionalmente calde come le ultime due. Queste variazioni stanno provocando perdite record di ghiaccio dai ghiacciai delle catene montuose europee. Il riscaldamento e la deglaciazione in corso sono di entità senza precedenti e sono il risultato pressoché esclusivo delle emissioni-serra di origine umana. Le montagne europee si stanno riscaldando a una velocità circa doppia rispetto al resto del continente, offrendo uno spaccato del futuro, un’anticipazione di quello che succederà tra una decina d’anni in altre parti dei Paesi europei. I ghiacciai e le calotte glaciali, così come la neve, il ghiaccio marino e il permafrost, in quanto parte più sensibile dell’ambiente planetario, hanno un impatto consistente sul nostro ambiente e sulla nostra società. La riduzione e l’esaurimento di queste risorse naturali possono danneggiare la nostra sicurezza, l’economia e l’ambiente. In montagna a queste perdite di risorse si somma l’aumento dell’instabilità naturale. Instabilità glaciale, frane, colate detritiche sono ormai riconosciute come una delle evidenze più esplicite delle trasformazioni che stanno avvenendo in alta montagna per effetto del riscaldamento globale. Non sono tanto i singoli eventi a preoccupare, ma la frequenza e la violenza con cui gli eventi, negli ultimi 30 anni, si stanno verificando.

Per quanto concerne la riduzione delle masse glaciali è fondamentale comprendere come la criosfera agisce sul Pianeta Terra e quali sono le interferenze reciproche con l’attività umana. Specificamente nella regione alpina occorre capire qual è l’effetto principale sui ghiacciai, sulle riserve d’acqua (per usi agricolo, di produzione di energia primaria, consumo umano), sull’economia (ad esempio nei settori dell’energia, del turismo e dell’agricoltura) e sulla sicurezza ambientale e umana (ad esempio in termini di frane, caduta di ghiaccio e inondazioni).

I cambiamenti climatici non conoscono confini: sono un problema internazionale.

A partire dalle aree transfrontaliere che condividono le stesse unità ecologiche funzionali è necessario capire in che modo la governance e la gestione dei ghiacciai europei devono tener conto dei cambiamenti climatici. Inoltre, in quanto i ghiacciai costituiscono un archivio naturale di dati e proxy climatici e ambientali, occorre chiedersi come gli impatti futuri sulla massa glaciale possano accelerare la perdita delle informazioni sul passato in essa custodite. E ancora, come misurare l’evoluzione dei ghiacciai e costruire modelli in grado di migliorare, a partire dalla dinamica glaciale, la comprensione dei cambiamenti climatici e ambientali e contribuire direttamente a prevedere il futuro della regione alpina.

La scienza della criosfera è il luogo in cui trovare molte risposte a queste domande e può costituire il punto di partenza per riunire molte discipline diverse: geologia, statistica, ingegneria, scienze giuridiche, economiche e sociali, poiché tutte si applicano a generare una migliore comprensione del funzionamento dei sistemi glaciali e delle conseguenze ambientali e sociali. Svelare i processi responsabili di questi fenomeni richiede dati e strumenti armonizzati e liberamente accessibili, che consentano una ricerca innovativa, multidisciplinare e interdisciplinare.

Solo in questo modo si potrà raggiungere una visione del ghiacciaio nel suo complesso, ovvero come una risorsa da valorizzare in quanto importante fornitore di molteplici servizi ecosistemici.

Il passaggio successivo consiste nella stesura di linee guida per i decisori politici (macroregionali, macroregionali, nazionali, regionali e sub-regionali), ad esempio per la definizione di piani per la gestione delle acque, strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, misure di mitigazione e protezione.

Il coinvolgimento delle comunità locali (specialmente dei comuni) è di fondamentale importanza, poiché essi conoscono i propri territori, le proprie risorse idriche e i propri bisogni specifici, anche per una presa di coscienza collettiva e capillare del ruolo dei ghiacciai alpini. Ma soprattutto perché senza il fondamentale presidio dei comuni montani, l’attuazione di un’efficace politica di adattamento ai cambiamenti climatici diventa di fatto impossibile. La conoscenza della criosfera e delle dinamiche della montagna dovrebbe indirizzare la pianificazione territoriale anche a valle.

L’arretramento della criosfera in alta montagna continuerà a influenzare negativamente attività ricreative, turistiche e culturali, ma anche produttive. Occorre rivedere radicalmente la programmazione di nuovi impianti e nuove infrastrutture specialmente in ambito turistico.

Anche la politica agricola europea (PAC) deve essere riorientata secondo criteri ecologici, per favorire il reinsediamento in aree montane e la ri-articolazione di una serie di servizi come il mantenimento dei versanti, la prevenzione degli incendi, il contenimento dell’erosione del suolo, la conservazione della biodiversità e l’uso delle risorse idriche.

Vi è al contempo la necessità di affrontare, senza pregiudizi e stereotipi, il problema del rischio. La risposta agli eventi disastrosi troppo spesso consiste nel ripristinare lo “status quo”, o si riduce a interventi puntuali che non tengono in considerazione la complessità e le interconnessioni del territorio dal punto di vista pedologico, idrologico e geomorfologico e le trasformazioni in atto. In tale contesto occorre ampliare la considerazione della dimensione umana e percettiva nelle valutazioni di rischio. Ai fini del miglioramento della gestione del rischio in montagna, può venire in soccorsoun più ampio utilizzo scientificamente fondato di Soluzioni basate sulla Natura (NbS) e Infrastrutture Verdi, queste ultime costituiscono una rete strategicamente pianificata di aree naturali e semi-naturali concepite e gestite per offrire un’ampia gamma di servizi ecosistemici sui territori.

Affinché tutto ciò si verifichi, si ritiene necessario introdurre alcune azioni che possono costituire la base fondamentale per avviare questo percorso di transizione:

  • Istituire contesti di confronto che coinvolgano amministratori regionali e locali, gruppi di ricerca, associazioni e imprese, per lavorare insieme con l’obiettivo di migliorare la capacità di governance dei ghiacciai europei, nonché le conoscenze e il know-how scientifico e tecnico.
  • Promuovere e mettere in retele esperienze provenienti da diverse situazionigeografiche, politiche e climatiche.
  • Creare una rete di competenze multidisciplinari da condividere per costituire una Governance Europea dei Ghiacciai (EGG).
  • Orientare le scelte dell’Unione Europea alla tutela degli ambienti glaciali, dai ghiacciai  alle calotte glaciali, e alla riduzione degli impatti sulla criosfera e sull’uso del suolo e dell’acqua.
  • Costruire un sistema europeo di monitoraggio del rischio criosferico, mettendo in comune le esperienze maturate a livello locale e regionale e costruendo un sistema comune di regole.
  • Collaborare con l’Università, i Centri di ricerca e la Scuola per sensibilizzare e accrescere la consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni e per sviluppare percorsi di formazione al fine di costruire nuove professionalità nel campo della mitigazione e dell’adattamento.
  • Valorizzare e coordinare gli strumenti e le politiche internazionali per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici nelle Alpi, in particolare quelle sviluppate dalla Convenzione delle Alpi come il Piano d’Azione Clima 2.0, le Linee Guida per l’adattamento locale ai cambiamenti climatici nelle Alpi e le relative iniziative di attuazione come la Carta di Budoia per l’Adattamento Locale ai cambiamenti climatici.

 

English version

 

Salecina, 9 settembre 2023


Primi firmatari:

  • Vanda Bonardo Responsabile nazionale Alpi Legambiente, Presidente CIPRA Italia (IT)
  • Marco Giardino Vice-presidente Comitato Glaciologico Italiano, Università di Torino (IT)
  • Giorgio Zampetti Direttore generale Legambiente (IT)
  • Serena Arduino Co-presidente CIPRA intenazionale (LI-IT)
  • Federico Cazorzi Comitato Glaciologico Italiano, Università di Udine (IT)
  • Luca Cetara Ricercatore Sr, Eurac Research (IT)
  • Marta Chiarle Ricercatrice CNR-IRPI (IT)
  • Philip Deline Université Savoie Mont Blanc (FR)
  • Alice De Marco Direttrice Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta (IT)
  • Sofia Farina Presidente Protect our winters Italia (IT)
  • Cristian Ferrari Comitato Glaciologico Italiano (IT)
  • Marcel Hänggi Collaboratore scientifico Associazione suisse pour la protection du climat (CH)
  • Felix Keller Glaciologo (CH)
  • Giovanni Kappenberger Meteorologo e Glaciologo (CH)
  • Andreas Linsbauer Glaciologo GLAMOS, Università Friburgo (CH)
  • Valter Maggi Presidente Comitato Glaciologico Italiano, Università Bicocca (IT)
  • Barbara Meggetto Presidente Legambiente Lombardia (IT)
  • Francesco Pastorelli Direttore CIPRA Italia (IT)
  • Miha Pavšek ricercatore alla Anton Melik Geographical Institute ZRC SAZU (SI)
  • Stefano Perona Comitato Glaciologico Italiano (IT)
  • Claudio Smiraglia Comitato Glaciologico Italiano, già Università di Milano (IT)