Liquami zootecnici in agricoltura, Legambiente scrive al Ministro Bellanova

“Chiediamo al Ministro Bellanova di non concedere deroghe per il periodo invernale. Troppi rischi per l’ambiente e la salute umana”.

Ritirare e riformulare il parere rilasciato in merito all’utilizzo agronomico di liquami zootecnici e digestati nel periodo invernale per evitare un precedente pericoloso per l’ambiente e la salute umana, in particolare per gli effetti sulla qualità dell’aria in regioni già a rischio come quelle del bacino Padano-Veneto.

È quanto chiede Legambiente al Ministro Teresa Bellanova.

In una nota inviata questa mattina al Ministero delle Politiche agricole alimentari – firmata da Stefano Ciafani e Angelo Gentili, rispettivamente presidente nazionale e responsabile del settore Agricoltura di Legambiente – l’associazione esprime il proprio dissenso in merito al parere rilasciato dal Capo Dipartimento Politiche Europee lo scorso 5 dicembre in seguito alle avverse condizioni meteo del periodo autunnale. Grazie a questo parere si apre la strada a deroghe al divieto invernale per l’utilizzazione dei reflui zootecnici, anche in aree, come l’intera Pianura Padana, in cui la densità dei capi allevati è elevatissima, e di conseguenza lo sono i quantitativi di biomasse da spandere.

Legambiente evidenzia che – pur non volendo «contestare la legittimità formale, in assoluto, dell’utilizzazione di effluenti zootecnici nel periodo invernale» – «le condizioni che dovrebbero consentirlo siano altamente improbabili, per non dire irrealistiche, nel contesto agro-climatico continentale della Pianura Padana». Nel periodo invernale, infatti, in mancanza di attività vegetativa e, spesso, di copertura vegetale dei suoli interessati, l’azoto contenuto in deiezioni e digestati può, tramite le acque meteoriche, apportare carichi inquinanti alle acque superficiali e sotterranee

Questo anche a causa delle dimensioni del carico di effluenti da gestire. L’associazione ricorda, infatti, che nelle quattro regioni padane (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) si concentra il 65% dei capi bovini (circa 3,5 milioni) allevati a livello nazionale (5,3 milioni di capi) e oltre l’86% del patrimonio suinicolo nazionale (7,5 milioni su 8,6).

«In queste condizioni – aggiungono nella nota Ciafani e Gentili – sicuramente non sussistono le condizioni per considerare lo spandimento invernale di liquami e digestati come una normale pratica agricola», ma «essa deve essere invece assimilata ad una attività di smaltimento rifiuti», sottolineando come il parere espresso sia in aperto conflitto con le Direttive europee in materia di protezione delle acque dall’inquinamento da nitrati da fonti agricole, con quella in materia di rifiuti, nonché con le norme comunitarie in materia di prevenzione dell’inquinamento atmosferico.

Infine, Legambiente esorta il Ministro a «a volersi attivare per affrontare in chiave strategica la ristrutturazione del settore agrozootecnico», anche attraverso le misure del futuro Piano Strategico Nazionale previsto dalla nuova programmazione PAC, tra le quali «riduzione, nel medio-lungo termine, e una redistribuzione del carico zootecnico atta a limitare le forti concentrazioni di capi allevati che oggi si riscontrano nella Pianura Padano Veneta, e che determinano un quadro ambientale quanto mai critico a carico delle risorse acqua, aria e suolo» e «l’adozione di criteri e regolamenti di gestione di liquami e digestati che prevedano modalità appropriate».

 

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