Forum degli Appennini 2022

Legambiente fa il punto sulla sfida delle green communities in Appennino. Dalle tre aree pilota in Abruzzo, Emilia Romagna e Piemonte alle storie di resilienza e innovazione dei borghi appenninici per contrastare lo spopolamento e rilanciare l’economia locale.

Dalla web radio di Gagliano Aterno (AQ) al turismo comunitario in Lunigiana, dal primo hub turistico per scoprire il Parco del Pollino all’apiario di comunità in Molise.  

L’associazione “Nel PNRR sono stati stanziati 140milioni per la realizzazione delle green communities, ora bisogna accelerare il passo e coinvolgere in questo percorso anche gli esempi che arrivano dalle comunità delle aree protette” 

Il futuro dell’Appennino e dei suoi borghi passa anche dalle green communities. Quelle comunità locali capaci di fare rete puntando su sostenibilità ambientale per rilanciare i territori, contrastare lo spopolamento e dare un nuovo impulso all’economia locale e su cui il PNRR ha destinato 140 mln di euro. Tra le parole chiave di queste communities: energia da fonti rinnovabili, gestione integrata delle risorse idriche, turismo lento e sostenibile, sviluppo di attività di allevamento, agricoltura e gestione forestale rispettose dell’ambiente. A dimostrarlo le tre aree pilota di green communites oggi in via di definizione – in Abruzzo con Il Parco regionale Sirente Velino, in Emilia Romagna con La Montagna del Latte nell’Appennino reggiano e in Piemonte con Le Terre del Monviso (finanziate con 2 milioni di euro ciascuna dal Ministero delle Regioni e delle Autonomie); ma anche le tante esperienze virtuose che in questi anni diversi borghi e realtà della dorsale appenninica hanno già messo in campo unendo innovazione e sostenibilità ambientale per rilanciare i territori: dalla web radio web di comunità “Radio antiche Rue”, voluta e ideata da chi vive a Gagliano Aterno (AQ) all’esperienza avviata in Lunigiana della Cooperativa AlterEco, dall’hub turistico nel Pollino che punta sui percorsi culturali, formativi ed enogastronomici all’apiario di comunità in Molise a Castel Del Giudice (IS),  solo per citarne alcuni.

A fare il punto sulla grande sfida delle green communities in Appennino, alla vigilia della giornata internazionale della montagna, è Legambiente che oggi in occasione della V edizione del Forum degli Appennini”, organizzato dall’associazione a Pescasseroli (AQ) nella sede del Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise, presenta il suo report “Un’Agenda per la transizione ecologica e climatica degli Appennini. Nel documento l’associazione ambientalista racconta le tre aree pilota, sei storie di buone pratiche territoriali, e indica quella che per lei è la strada da seguire per un “Appennino contemporaneo” che oggi più che mai si trova a fronteggiare problemi e nuove sfide ambientali legati anche agli impatti della crisi climatica. In particolare per Legambiente oltre a ripensare una strategia unitaria per gli Appennini puntando in sintesi su dieci pilastri* (tra questi maggiore tutela dei territori e della biodiversità entro il 2030, coinvolgimento delle comunità, inserimento degli Appennini tra le reti europee di cooperazione territoriale, miglioramento dei servizi), occorre  velocizzare la realizzazione delle green communities, coinvolgere in questo percorso anche gli esempi che arrivano dalle comunità delle aree protette e valorizzare al tempo stesso le tante esperienze virtuose territoriali. In fatto di finanziamenti, l’associazione ambientalista ricorda che il Ministero delle Regioni e delle Autonomie ha aperto anche un bando con una dotazione di 135 milioni di euro attraverso il quale sono state selezionate 35 proposte di green communities da finanziare. Per questo bisogna accelerare il passo, senza dimenticare le tante storie di resilienza e innovazione che arrivano da diversi borghi.

La V edizione del Forum degli Appennini, organizzata in collaborazione con il Parco nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise, UNCEM, Green Communities e Symbola, ha visto questa mattina esperti del settore, realtà delle aree protette e rappresentanti istituzionali confrontarsi sul tema e sulle sfide da affrontare. Non è casuale la scelta di farlo nel PNALM, a Pescasseroli, nel cuore del Parco che festeggiato da poco i suoi cento anni di storia.

“La Strategia nazionale per le green communities – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – rappresenta una opportunità per le comunità appenniniche e, a nostro avviso, uno strumento importante per accompagnare la transizione climatica e mettere in atto azioni per rendere Net Zero questi territori. Per raggiungere questi obiettivi è necessario che le misure della strategia nazionale siano armonizzate con il PNRR e con le strategie nazionali ed europee su temi convergenti (es. biodiversità, foreste, economia circolare, energia, sviluppo sostenibile, aree interne) in modo che le Green community siano un effetto moltiplicatore nel percorso verso territori a zero emissioni a partire dalle comunità appenniniche. Restiamo convinti che tra gli esempi di green community bisogna inserire anche le comunità dei parchi italiani. Per questo sarebbe di estrema utilità individuare nella SNGC un cluster specifico per le comunità delle aree protette italiane, sia perché esistono delle attività e delle esperienze pregresse da non disperdere, sia perché le esperienze delle comunità locali presenti nei parchi italiani rappresentano un credibile riferimento per tutte le green community”.

Le tre aree pilota delle Green Communities (GC). Si parte dall’area reggiana del Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, un territorio che interessa 7 comuni dell’Unione montana reggiana (Carpineti, Casina, Castelnovo ne’ Monti, Toano, Ventasso, Vetto e Villa Minozzo). Grazie alla GC sarà possibile intervenire sulla salvaguardia del patrimonio agro-forestale e su nuovi modelli agricoli per realizzare produzioni sostenibili, negli allevamenti e nei campi, attraverso la diffusione di tecniche agronomiche innovative nelle aziende di un’area caratterizzata dalla filiera del parmigiano reggiano. Il progetto Green community “Parco Regionale Sirente Velino” (Abruzzo) prevede: il miglioramento nella governance dei processi di gestione delle risorse naturali, il sostegno all’efficientamento energetico del patrimonio edilizio; la creazione di una rete di mobilità sostenibile con snodi, aree di scambio e sistemi di gestione del patrimonio agro-forestale, con modelli di implementazione della cattura del carbonio e gestione dei relativi crediti ambientali. Il progetto Terre Monviso, in Piemonte, prevede tra le principali attività: la creazione di un progetto di housing sociale, coniugando la natura turistica della montagna con un nuovo approccio di abitabilità permanente ovvero destagionalizzata; la riqualificazione edilizio-energetica di edifici pubblici; l’implementazione di una comunità energetica locale pubblico-privata e lo sviluppo di turismo sostenibile che coinvolga tutti i territori rurali della community.

“Gli Appennini – spiega Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente – sono ricchi di biodiversità e per questo sono sempre più fragili rispetto alle emergenze che incombono, sono però uno spazio territoriale decisivo per vincere la sfida della crisi climatica e frenare la perdita di biodiversità. Si tratta di due fenomeni globali che si influenzano a vicenda e che possono trovare nella natura e negli ecosistemi appenninici una soluzione. Perché la natura è l’alleato principale, il regolatore climatico più efficace e il più potente elemento di immagazzinamento della CO2. Per, questo, oltre a ridurre le emissioni in atmosfera, dobbiamo utilizzare meglio il contributo che offrono la natura e gli ecosistemi nelle strategie di adattamento e mitigazione contro la crisi climatica. Insieme alle soluzioni basate sulla natura per sconfiggere le emergenze, gli appennini hanno bisogno di risolvere anche le questioni storiche legate alla fragilità sismica e idrogeologica, alla mancanza di opportunità di sviluppo economico che genera spopolamento e abbandono, alla carenza dei servizi”.

Sei storie di resilienza e di innovazione: L’Appennino è anche culla di storia virtuose capaci di unire innovazione e sostenibilità ambientale, come quelle raccontate da Legambiente nel suo report. Si parte dalla web radio “Radio antiche Rue”, ideata da chi vive Gagliano Aterno (AQ) nel cuore della Valle Subequana, nel Parco regionale del Sirente Velino, per raccontare quello che proviene dalle antiche rue, strade del paese e del circondario. A Gagliano Aterno sta, inoltre, prendendo forma il progetto della Comunità energetica rinnovabile: utilizzando la superfice comunale dell’Antico Fontanile, è stato realizzato un primo impianto fotovoltaico da 25KW e batterie di accumulo, parte di un progetto più ampio di 300KW che permetterà di convertire l’intero comune alla autonomia energetica rinnovabile.

Tra le altre storie, quella del primo hub turistico e di culture, La Catasta, in Calabria, nel Parco nazionale del Pollino, all’uscita autostradale di Campotenese. Una struttura polifunzionale, nata nel 2021, che punta sui percorsi culturali, formativi ed enogastronomici. Dalla Catasta si snoda, inoltre, per 20 km la ciclovia del Parco che utilizzando la vecchia linea ferroviaria dismessa arriva a Morano Calabro, anche se il sogno è di completare la ciclovia fino a Lagonegro. In Lunigiana, a Equi Terme, borgo delle Alpi Apuane, la Cooperativa AlterEco  ha messo a punto un progetto sostenuto dalla Regione Toscana nell’ambito del programma a favore delle cooperative di comunità. Qui imprese, operatori turistici professionali e non, proprietari di immobili, associazioni e cittadini, stanno costruendo insieme un Osservatorio civico per sviluppare un approccio partecipativo e progettuale della comunità.  A Corezzo, borgo del Casentino, nel comune di Chiuse della Verna nel Parco nazionale delle Foreste casentinesi, si riparte dal tortello alla lastra con il progetto della cooperativa comunità “Vallesanta” che sta sviluppando una filiera produttiva locale per realizzare e commercializzare questo prodotto tipico di eccellenza, dalla produzione con materie prime a km 0 al confezionamento fino alla promozione e vendita del prodotto finito.

Altra bella storia arriva dal Molise con l’apiario di comunità di Castel del Giudice (IS), che vede una rete di 30 apicoltori di un’area interna dell’appennino, uniti dai valori della tradizione rurale sviluppare insieme economia sostenibile e tutela della biodiversità, con l’obiettivo di superare i limiti delle piccole dimensioni attraverso il meccanismo della cooperazione e della mutua assistenza. Oltre a produrre miele di alta qualità, si favorisce l’impollinazione dei meleti biologici e si organizzano visite guidate tra le arnie.  In Campania, il Parco regionale del Partenio punta a diventare un parco rifiuti free e sposa l’approccio ridurre, riutilizzare, riciclare. Promuove la realizzazione di compostiere di comunità attraverso il riutilizzo di materiali costruttivi provenienti da potature arboree locali. La proposta nasce dalla volontà di potenziare il compostaggio domestico nei 22 comuni del Parco e per promuovere la produzione di compost da utilizzare come fertilizzante per orti e giardini e riutilizzare, come materiale da costruzione per le compostiere, le potature arboree.

*A seguire le 10 proposte di Legambiente per una strategia Appenninica

  1. Rafforzare la governance territoriale e favorire la partecipazione dei cittadini.
  2. Migliorare la tutela e la conoscenza della biodiversità appenninica.
  3. Inserire gli appennini tra le reti europee di cooperazione territoriale.
  4. Aumentare la tutela dei territori appenninici entro il 2030.
  5. Promuovere l’economia circolare e le filiere territoriali.
  6. Ridurre il divario territoriale e aumentare i servizi per la montagna.
  7. Promuovere le comunità energetiche rinnovabili e la strategia per le green communities.
  8. Riconoscere alle comunità locali l’impegno per i servizi ecosistemici che garantiscono.
  9. Realizzare la rete delle ciclovie degli appennini e incentivare il turismo attivo e sostenibile.
  10. Promuovere gli appennini come ecosistema del benessere.