Decarbonizzare gli edifici, il report Legambiente-Kyoto Club

“Decarbonizzare le costruzioni: la nuova sfida del settore edilizio”: II edizione del report di Legambiente e Kyoto Club presentato oggi a Napoli.

Al centro le emissioni di carbonio incorporato, derivanti dall’origine dei materiali da costruzione, il loro trasporto e le fasi di gestione del cantiere: si stima che tra il 2020 e il 2050 rappresenteranno oltre il 50% delle emissioni totali di carbonio di tutte le nuove costruzioni globali ma in Italia manca una normativa.

Dal Regolamento Edilizio approvato dal Comune di Modena che stabilisce 5 principi dell’economia circolare al recupero di edifici storici con materiali locali e riciclati: ecco le buone pratiche in Italia e all’estero.

La richiesta al Governo: “Stabilisca l’obiettivo di arrivare al 2040 con tutti i nuovi edifici e quelli ristrutturati, pubblici e privati, con le emissioni climalteranti inferiori del 60% rispetto ai valori medi attuali ed acceleri anche sulla riqualificazione degli edifici”

IL REPORT (pdf)

La decarbonizzazione del settore delle costruzioni e dell’edilizia è cruciale per raggiungere gli obiettivi stabiliti con gli Accordi di Parigi nel 2015 di mantenere l’innalzamento medio della temperatura globale sotto gli 1,5 °C e quelli previsti dal Green Deal europeo che prevedono il taglio delle emissioni climalteranti del 55% entro il 2030 fino al loro azzeramento entro il 2050.
Ma quando si parla di emissioni di CO2 in edilizia, il riferimento principale è a quelle derivanti dall’utilizzo degli edifici (siano essi residenziali, commerciali o per uffici) e raramente si menziona il concetto di carbonio incorporato (embodied carbon) che include le emissioni derivanti dall’origine dei materiali da costruzione, il loro trasporto e le fasi di gestione del cantiere.
Ad accendere i riflettori sul tema e sulla assenza in Italia di una normativa sul carbonio incorporato per tutti gli edifici, tornano Legambiente e Kyoto Club che, nell’ambito del progetto ECF “Emissioni di carbonio incorporate nel settore delle costruzioni”, presentano oggi presso il Dipartimento di Architettura (DiARC) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II la seconda edizione del report “Decarbonizzare le costruzioni: la nuova sfida del settore edilizio”. Il dossier – nato dalla volontà di voler ripensare il settore dell’edilizia, meno impattante dal punto di vista ambientale, di consumo di suolo e di materiali – fa il punto sul carbonio incorporato sintetizzando dati e studi internazionali, nuovi regolamenti e norme, aggiornando le migliori pratiche sulle innovazioni nel settore dei materiali e sulle emissioni di carbonio incorporato. Come il Regolamento Edilizio approvato dal Comune di Modena che stabilisce 5 principi dell’economia circolare e i progetti sul recupero degli edifici storici con materiali locali e riciclati mappati in tutta Italia. Buone pratiche che dimostrano l’attivazione dei territori a fronte di uno stallo normativo dell’Italia, a differenza di altri Paesi europei come la Francia, Danimarca, Norvegia e Svezia.
Da qui la richiesta che le due Associazioni fanno al Governo di agire con atti e indirizzi concreti, stabilendo obiettivi e standard minimi tramite norme e leggi, seguendo il percorso avviato a livello europeo.

Il Governo – afferma Gabriele Nanni, ufficio scientifico di Legambiente deve agire stabilendo da subito l’obiettivo finale di arrivare al 2040 con tutti i nuovi edifici e quelli ristrutturati, pubblici e privati, per i quali le emissioni climalteranti, calcolate nell’intero ciclo di vita, devono essere inferiori del 60% rispetto ai valori medi attuali. Al tempo stesso il 100% dei rifiuti dovrà essere avviato a processi di riciclo, recupero e riuso. Il percorso, come sta avvenendo in Francia e nei Paesi scandinavi, dovrà prevedere anche delle tappe intermedie, con limiti di emissioni globali degli edifici inferiori del 30% al 2030 e del 45% al 2035, in modo da verificare i progressi dei settori industriali coinvolti e l’efficacia delle azioni; acceleri anche sulla riqualificazione degli edifici introducendo normative e parametri sempre più stringenti, pensando alle diverse opzioni, simulando la selezione di materiali, geometrie, impiantistica, sempre nell’ottica della sostenibilità, sia in fase di realizzazione sia in quella operativa”.

Secondo le stime di Green Building Council oltre il 50% delle emissioni totali di carbonio di tutte le nuove costruzioni globali tra il 2020 e il 2050 saranno dovute al carbonio incorporato, legate ai materiali ed alla fase di costruzione (o ristrutturazione) degli edifici. Da prendere in considerazione è anche il concetto dell’energia incorporata (embodied energy) usata per realizzare un prodotto, includendo l’estrazione delle materie prime (o l’utilizzo di materiali naturali e/o riciclati), il trasporto, la manifattura, l’assemblaggio, l’installazione e le fasi di fine vita. A ciò si lega il peso dei materiali da costruzione “tradizionali” (cemento, laterizi, aggregati) per via degli impatti paesaggistici ed ambientali durante il prelievo, in particolare in un Paese come l’Italia dove sono tradizionalmente presenti materiali litoidi di pregio. Secondo il Rapporto Cave 2021 di Legambiente sono 4.168 cave autorizzate, 14.141 dismesse o abbandonate e 29 milioni i metri cubi di sabbia e ghiaia estratti all’anno a cui si aggiungono 26,8 milioni di metri cubi di calcare e 6,2 milioni di metri cubi di pietre ornamentali, materiali largamente impiegati nel settore edilizio.

Il quadro normativo

A livello europeo la normativa di riferimento per la valutazione dell’energia e del carbonio incorporati negli edifici è la EN 15978:2011[i], che indica le varie fasi necessarie alla realizzazione di un edificio e ne suddivide gli impatti relativamente ai livelli di carbonio incorporato in impatti iniziali, ricorrenti e di fine vita e recupero. Inoltre, il 30 marzo 2022 la Commissione europea, allo scopo di realizzare un mercato unico ed efficiente per i materiali da costruzione e contribuire al raggiungimento degli obiettivi della transizione verde e digitale, ha pubblicato la proposta di revisione del Regolamento per i Prodotti da Costruzione[ii] con una prima discussione sulla revisione lo scorso 15 giugno. In Italia, nell’ultimo anno un timido passo avanti in direzione di demolizione selettiva e il recupero dei materiali da edifici esistenti è stato fatto con il Decreto 27 settembre 2022 n. 152[iii] che stabilisce i criteri secondo cui gli inerti derivanti da attività di costruzione e di demolizione cessano di essere qualificati come rifiuti. Mentre la Francia – insieme a Danimarca, Norvegia e Svezia – continua a essere apripista con la nuova normativa ambientale RE2020 che sancisce nuovi obblighi, crescenti negli anni, per i costruttori in termini di prestazioni energetiche e di carbonio per l’intero ciclo di vita degli edifici.

“Le tecnologie alternative al gas e alle altre fonti fossili per decarbonizzare i nostri riscaldamenti, come le pompe di calore – aggiunge Giacomo Pellini, responsabile comunicazione di Kyoto Clubsono centrali nella transizione globale verso la neutralità climatica. È necessario che vi sia un maggiore sostegno politico e finanziario da parte dei governi nel supportare le famiglie nel superare i costi iniziali più elevati delle pompe di calore e delle altre tecnologie pulite rispetto alle alternative fossili. In molti Paesi sono presenti diversi sussidi economici e finanziari. È auspicabile che il Governo italiano reintroduca il sostegno economico per promuovere l’installazione di pompe di calore, pannelli fotovoltaici e altre tecnologie a zero emissioni. La nuova misura dovrà attuare una più efficiente allocazione delle risorse su interventi davvero meritevoli del sostegno pubblico, con gli obiettivi della decarbonizzazione, del risparmio energetico e del contrasto alla povertà energetica”.

Le migliori pratiche: regolamenti e norme locali

In Italia, il Comune di Modena ha approvato nei mesi scorsi, con delibera del 22/06/2023, il nuovo Regolamento Edilizio che richiede di rispettare i 5 principi dell’economia circolare per le nuove costruzioni: eco-progettazione, modularità e versatilità, energia pulita, approccio ecosistemico e recupero di materiali. Tra gli esempi esteri, spicca Oslo, in Norvegia, in cui è stato inaugurato nel settembre 2019 il primo cantiere al mondo ad emissioni zero in cui ogni macchinario è alimentato elettricamente, eliminando efficacemente inquinamento, con circa 93 tonnellate di CO2 evitate, e rumore. Un progetto pilota che altre sei città in Norvegia hanno annunciato di voler replicare.

Le migliori pratiche: progetti ed edifici realizzati

Numerosi gli esempi raccolti nel report di recupero degli edifici storici, utilizzando materiali locali e riciclati, che abbassano le emissioni durante l’uso dell’edificio grazie alle rinnovabili e all’isolamento. A Milano, tra i tanti mappati, da citare il recupero del complesso storico di via Pirelli 35: in cui si è riutilizzato le strutture in calcestruzzo esistenti e si è ridotto i consumi energetici grazie al corretto controllo dell’apporto solare con una produzione di oltre 300.000 kWh/anno. A Torino il Centro Paideia, ideato all’insegna della sostenibilità con l’integrazione tra la parte preesistente e storica con la nuova realizzazione, che si è avvalsa di materiali locali e con elevato contenuto di riciclato; e per i consumi energetici sono state installate sonde geotermiche e un impianto fotovoltaico, mentre la risorsa idrica è salvaguardata grazie al recupero e riutilizzo delle acque piovane. A Cesena la progettazione dell’edificio “La Fiorita”, realizzato demolendo un edificio esistente con una ricostruzione a parità di sedime e volume, contenendo le spese energetiche e usando materiali innovativi e sostenibili tra cui il legno strutturale. E ancora in provincia di Trento, l’Ospedale San Giovanni di Mezzolombardo, progettato con attenzione al risparmio energetico e ai materiali e prodotti utilizzati.

Materiali da costruzione: le innovazioni

Continua il lavoro di Legambiente di mappatura delle esperienze virtuose sui materiali innovativi e sostenibili che stanno caratterizzando il nuovo settore edilizio[iv]. Per citarne alcune Fassa Bortolo srl con la linea Novantica: un sistema di prodotti ecocompatibili e naturali, a base di calce aerea e di materiali eco-pozzolanici, esenti da cemento. Altra esperienza virtuosa è quella di Mogu: protagonista assoluto dei suoi materiali è il micelio (una struttura simile a una radice di un fungo costituita da una massa di ife ramificate e filiformi), che unito ai materiali di scarto industriale come le fibre di cotone e canapa, danno come risultato materiali al 100% naturali e biodegradabili. E ancora Edizero, Ricoeso, Ricehouse. Sono solo alcune delle realtà dimostrano come sia davvero possibile immaginare una nuova edilizia, che non sia più un pericolo per l’ambiente, per il consumo di suolo e di energia, ma che diventi una opportunità per la rigenerazione urbana e la lotta contro i cambiamenti climatici.

[i] “Sustainability of construction works – Assessment of environmental performance of buildings – Calculation method”

[ii] CPR – REGULATION OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND OF THE COUNCIL – Laying down harmonised conditions for the marketing of construction products, amending Regulation (EU) 2019/1020 and repealing Regulation (EU) 305/2011

[iii] (Decreto End of Waste)

[iv] Rapporto MaINN: Materiali INNovativi e Sostenibili per una nuova edilizia  (pdf)