Periferie in cammino: lo speciale della Nuova Ecologia di aprile

La rigenerazione urbana attraversa le aree marginali delle nostre città. E lo fa a piedi. Da Milano a Reggio Calabria c’è un’Italia fatta di persone che con le escursioni ricostruiscono comunità, riscoprono luoghi nascosti, denunciano degrado e generano benessere. A loro Nuova Ecologia dedica la storia di copertina del numero di aprile, “Periferie in cammino”, che racconta esperienze di trekking urbano negli spazi periferici.

Qualche numero può essere utile. Nelle periferie, dove vive il 75% dei residenti delle maggiori città italiane, il 60% delle famiglie dichiara di avere difficoltà a raggiungere un pronto soccorso, il 19% addirittura una farmacia. E, ancora, gli uffici comunali (30%) e le Poste (27%). Il trasporto pubblico è invece un incubo per il 15% dei residenti. Una rigenerazione materiale e umana, raccontata nelle pagine del mensile di Legambiente, è quella iniziata a Corviale, il “Serpentone” di Roma, dove sono partiti i lavori per realizzare “il chilometro verde” in cui oltre agli appartamenti ci saranno gli spazi comuni. A 37 anni dalla consegna delle prime case.

È periferia anche L’Aquila. Un’inchiesta, a dieci anni dal terremoto del 6 aprile 2009, svela una città in cui solo la tenacia dei cittadini sta evitando un collasso sociale: le scuole sono a rischio chiusura, la mobilità urbana carente e la disoccupazione in aumento.

All’interno della rivista anche un reportage dalle terre alte colpite da Vaia, il ciclone che lo scorso 29 ottobre ha sradicato ben 14 milioni di alberi fra Trentino, Sud Tirolo, Veneto e Friuli. “La Nuova Ecologia” dà voce alle comunità che nelle foreste dolomitiche e carniche chiedono di essere coinvolte in tutte le decisioni che riguardano il futuro del loro territorio, per prevenire e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Il mensile riannoda infine le ragioni delle tensioni crescenti fra India e Pakistan con un reportage dal Kashmir. Nella regione di confine fra i due Paesi, controllata da Nuova Delhi, scorrono gli affluenti dell’Indo, da cui dipende l’80% dell’agricoltura pakistana e la sopravvivenza di milioni di persone. Qui lo sblocco da parte indiana ai progetti di decine di impianti idroelettrici minaccia equilibri regionali già fragilissimi.