“Sarebbe questa la prima legge di bilancio del Green New Deal italiano? Dalla manovra scomparsa l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili sostituita solo da un taglio a dir poco irrisorio”
Ben venga invece la plastic tax, le misure per la micromobilità elettrica e per la mobilità sostenibile.
“Doveva essere la manovra del Green New Deal, quella che avrebbe messo al centro l’ambiente, ma l’Esecutivo è ancora lontano dall’obiettivo come dimostra la cancellazione dei sussidi alle fonti fossili. La legge di bilancio approvata oggi – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – ancora una volta rappresenta un’occasione mancata per il nostro Paese di fare davvero la differenza. Nonostante la finanziaria contenga interventi che vanno nella giusta direzione, come ad esempio, la plastic tax, i fondi per l’edilizia scolastica e per gli investimenti green, l’equiparazione dei monopattini alle biciclette; ancora una volta però è venuto a mancare in questi mesi quel coraggio indispensabile per definire e approvare una manovra davvero green capace di prevedere prima di tutto la cancellazione dei sussidi alle fonti fossili. Una misura che era stata il cavallo di battaglia del Movimento 5 stelle in campagna elettorale e che, poi, è scomparsa anche da questa legge di bilancio e sostituita da un taglio parziale e limitato. E così – aggiunge Ciafani – ancora una volta l’Italia dimostra di voler continuare a foraggiare queste fonti inquinanti – solo nel 2018 sono stati 18,8 i miliardi di euro arrivati a tutto il settore delle fonti fossili, tra sussidi diretti e indiretti, a danno dell’ambiente – rimanendo sordi e miopi di fronte alle richieste dei tanti giovani scesi in piazza insieme a Greta in nome del clima, per chiedere azioni e politiche ambientali concrete. E così passano i governi ma i sussidi alle fonti inquinanti restano”.
In particolare nella legge di bilancio approvata oggi in via definitiva l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili è stata sostituita con un taglio a dir poco irrisorio infrangendo così le promesse fatte all’inizio e senza ascoltare anche la proposta avanzata da Legambiente, che nei mesi scorsi ha chiesto più volte di partire con i tagli ai sussidi diretti e di trasformare quelli indiretti in incentivi all’innovazione. E così nella finanziaria 2020 in tema di sussidi alle fonti fossili, si prevede una modifica delle esenzioni a partire dal 2020 di cui beneficeranno le soli concessioni gas con una produzione annuale fino a 10 milioni di smc (standard metri cubi) per quello estratto in mare e 30 milioni di smc per quello estratto su terra ferma. Pari rispettivamente all’1,4% del totale estratto per le prime e al 12,7% del totale estratto su terra ferma per le seconde. E per il settore petrolio la limitazione delle esenzioni varrebbe per soli tre anni.
Oltre a questa misura, Legambiente critica anche il cosiddetto bonus facciate. Un intervento totalmente sbagliato perché non è coerente dare lo stesso incentivo ai lavori meramente estetici – di semplice tinteggiatura/pulitura – ad interventi di riqualificazione energetica o antisismica. In Italia vale più la questione estetica che quella dell’efficienza energetica. Una critica sollevata da Legambiente insieme a 9 associazioni. Il rischio è che di fronte ad una scelta tra le due tipologie di lavori con pari opportunità, cittadini e famiglie non opteranno per il più complesso intervento di efficienza energetica, ma per uno più semplice di natura meramente estetica.
Per quanto riguarda le altre misure contenute nella legge di bilancio, per Legambiente ben venga la plastic tax, un intervento doppiamente utile per contrastare il problema della plastica in mare che, dopo i cambiamenti climatici, è la seconda emergenza globale ambientale, e per riconvertire la produzione in una chiave green. La norma, rispetto alla versione inziale, è stata migliorata escludendo i prodotti in plastica riciclata. Peccato, però, per lo slittamento a luglio e per non aver compreso i prodotti che non sono imballaggi, ad esempio la plastica usata per l’edilizia, l’industria, l’agricoltura, le apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Sul fronte della micromobilità elettrica, l’equiparazione dei monopattini elettrici alle bici per le regole di circolazione su strada è un importante intervento, insieme allo stanziamento previsto per i prossimi tre anni per lo sviluppo delle reti ciclabili urbane e al fondo previsto per prevenire il fenomeno del randagismo. Per Legambiente la micromobilità rappresenta un tassello importante nel ripensare gli spostamenti e la mobilità in città e le esperienze che arrivano dall’estero dimostrano come i monopattini siano un importante mezzo di raccordo con i mezzi pubblici contribuendo a ridurre inquinamento e traffico, fornendo una valida alternativa all’uso della macchina e rendendo le città più vivibili. L’associazione ambientalista, in prima linea su questo tema, il mese scorso ha organizzato a Roma, insieme a associazioni e cittadini, un manifestazione #monopattiniliberi davanti al Ministero dei Trasporti per ribadire che “imbrigliare” la micromobilità elettrica rappresenta un assurdo e grave errore. Un appello che è stato, dunque, ascoltato vincendo così l’incomprensibile resistenza del Mit nei confronti di innovazioni che oramai sono diffuse da tempo in molte città europee.
“Auspichiamo – conclude Ciafani – che il 2020 possa aprirsi nel segno di nuovi provvedimenti governativi, e che tra le altre cose si arrivi al più presto all’approvazione del ddl salvamare fermo in Senato e alla definizione di un serio ed efficace piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Con il nuovo anno entriamo nel decennio cruciale per contrastare i cambiamenti climatici, non sono più ammessi ritardi. Per questo è fondamentale che l’ambiente diventi davvero una priorità all’interno dell’agenda politica nazionale. Il Governo Conte 2 non perda questa occasione”.
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