La guerra è tossica. La pace è rinnovabile  

Anche Legambiente in piazza questo week-end in occasione della mobilitazione nazionale per la pace in Ucraina per chiedere a gran voce il cessate il fuoco immediato.  “Solo un mondo libero dalla dittatura delle fonti fossili può garantire la pace”. 

La guerra è tossica. La pace è rinnovabile” con queste parole Legambiente questo week-end scenderà in piazza, a Roma e in tante altre città d’Italia, per partecipare alla mobilitazione organizzata dalla Rete Italiana Pace e Disarmo, di cui fa parte, e chiedere a gran voce lo stop all’aggressione russa e il cessate il fuoco immediato in Ucraina, invasa un anno fa dalle truppe russe. 365 giorni di combattimenti e bombardamenti che sembrano non avere più fine e che hanno prodotto una tragedia umanitaria ma anche ambientale con pesanti ricadute economiche e geopolitiche su tutta l’Europa. L’unica vera vittoria di cui abbiamo bisogno è la Pace e solo un mondo libero dalla dittatura delle fonti fossili può garantirla davvero. Per questo Legambiente torna a chiedere anche un’azione coordinata e incisiva di tutta l’Europa per attuare una pacifica transizione ecologica nei 27 paesi membri.

“Per un futuro libero da guerre e dipendenza dal gas – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – serve spingere sull’acceleratore delle fonti pulite, che non alimentano conflitti ma contrastano crisi climatica e caro bollette. Per questo oggi più che mai occorre avere responsabilmente la consapevolezza che lavorare per un modello di sviluppo sostenibile, fatto di tanti impianti alimentati a fonti rinnovabili, significa lavorare per relazioni internazionali e nazionali basate su pace e dialogo. Legambiente insieme ai suoi tanti volontari non si stancherà mai di costruire la pace, anche e soprattutto attraverso azioni nazionali e locali per promuovere un sistema energetico distribuito, fatto di innovazione, efficienza e di milioni di piccoli, medi e grandi impianti fossil free. Lo ribadiremo anche questo fine settimana in tutta Italia, scendendo in piazza insieme alla rete Europe For Peace per chiedere il cessate il fuoco, il dialogo e i negoziati di pace per un’Europa sicura e pacifica per tutti e indipendente sotto il punto di vista energetico”.

La guerra è tossica: In Ucraina sono diversi i danni ambientali a un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina: aria, acqua e terra sono contaminate e senza protezione, l’incubo del nucleare è dietro l’angolo.  E poi ci sono miniere di carbone allagate e abbandonate, dighe piene di fanghi tossici, emissioni fuori controllo. Armi, mine e munizioni sparse per i campi. A fare il punto è La Nuova Ecologia di febbraio, il mensile di Legambiente, che ben racconta con numeri alla mano, i danni ambientali “collaterali” a quelli umanitari nel conflitto in Ucraina. Dopo dieci mesi di guerra, in Ucraina, il conto ambientale dell’invasione russa era già di 39,1 miliardi di euro. La fetta maggiore è per l’inquinamento dell’aria e supera i 25 miliardi, quasi tutti legati a incendi provocati da bombardamenti. Altrettanto pesante, è il peso della guerra sul clima. A inizio novembre, come denuncia un rapporto della Initiative on ghg accounting of war, la guerra aveva già generato 100 milioni di tonnellate di COequivalente. È il 30% dei gas serra che l’Italia emette in un anno.