Legambiente: “Stop al nucleare e alle fonti fossili. Sì alle rinnovabili, a filiere nazionali per l’approvvigionamento delle materie prime critiche dai RAEE, alla messa al bando delle sostanze inquinanti come i PFAS, a più aree protette entro il 2030.
L’Italia che guida questo G7 Ambiente dia l’esempio evitando di cedere alle lobby del nucleare e del gas fossile. Nella lotta alla crisi climatica e per accelerare il processo di decarbonizzazione, servono scelte chiare e coerenti e con gli impegni presi nell’ultima COP28 sul clima”.
Stop al nucleare e alle fonti fossili. Sì alle rinnovabili, all’efficienza, allo sviluppo di reti e accumuli, a filiere nazionali per l’approvvigionamento delle materie prime critiche dai RAEE, alla messa al bando, attraverso un’azione internazionale, delle sostanze inquinanti come i PFAS, a più aree protette al 2030 per la tutela della biodiversità e il ripristino della naturalità del territorio. A sottolinearlo è Legambiente che, alla vigilia del G7 clima, ambiente, energia in programma a Torino e nel giorno del 38esimo anniversario del disastro nucleare di Chernobyl, invia un chiaro messaggio al ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin indicando sei priorità su cui l’Italia, che “guida” il vertice, può e deve dare l’esempio evitando di cedere alle lobby del nucleare e delle fossili. Se si vuole contrastare la crisi climatica e velocizzare il processo di decarbonizzazione servono scelte chiare e coerenti anche in linea con gli impegni presi all’ultima COP28 sul clima. Per questo per l’associazione ambientalista tra le prime priorità su cui l’Italia deve lavorare ci sono: il no al nucleare e la proposta di un piano internazionale subito operativo per la rimodulazione e la cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030, invitando anche gli altri paesi a fare altrettanto.
“Il mondo – commenta Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente – non dimentichi la tragedia del disastro nucleare di Chernobyl che 38 anni fa causò morte e distruzioni con effetti che durano ancor oggi. Il futuro del Pianeta e la transizione ecologica ed energetica, che va fatta subito e bene, non possono passare dall’atomo, neanche dai piccoli reattori modulari. La strada è quella più economica e veloce tracciata dalle rinnovabili, dall’efficienza, dall’innovazione, dall’economia circolare, da politiche nazionali e internazionali climatiche coraggiose, a partire dalla graduale dismissione delle fonti fossili e mettendo al centro ambiente, salute e lavoro. Tre pilastri importanti su cui deve poggiare il processo di decarbonizzazione di ogni Paese. L’Italia e il resto del mondo non perdano questa importante sfida. Al Governo Meloni chiediamo di abbandonare la strada delle fonti fossili e di trasformare il Paese nel principale hub europeo delle rinnovabili. Per un modo libero dalla dittatura e dipendenza delle fonti fossili e per contrastare la crisi climatica serve una sinergia internazionale che si basi su un sistema energetico distribuito e innovativo fondato su impianti “fossil free”. Per questo ci auguriamo che in questo G7 Ambiente l’Italia usi buon senso e responsabilità come sta già facendo la Germania che ha chiuso le sue ultime centrali nucleari nel 2023, sta lavorando ad un piano di uscita dal carbone e poi dal gas e si è posta l’obiettivo di produrre il 100% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2035”.
Sei Priorità:
No al nucleare. Per l’associazione ambientalista è insensato che si torni nuovamente a parlare di nucleare mettendolo tra i punti in agenda del G7 clima, ambiente, energia. Stiamo parlando di una tecnologia non sicura, e che non ha risolto il problema delle scorie radioattive e dello smaltimento, senza dimenticare il rischio incidenti. La stessa Italia si trova ancora a dover smaltire le vecchie scorie della sua precedente eredità nucleare, a dover ancora realizzare il deposito unico per lo smaltimento definitivo delle scorie a media e bassa attività e a contrastare il traffico illecito dei rifiuti radioattivi.
Stop alle fonti fossili: L’Italia faccia subito la sua parte avviando il phasing-out delle fossili e la cancellazione e la rimodulazione dei sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030, e invitando anche gli altri paesi a fare altrettanto. Nel 2022, secondo il report di Legambiente “Stop sussidi alle fonti fossili”, i sussidi ambientalmente dannosi sono stati più che raddoppiati arrivando a quota 94,8 miliardi con i decreti per l’emergenza bollette causata dalle speculazioni sul gas; mentre le rinnovabili sono ferme sulla carta con quasi 1.400 progetti in valutazione al MASE e in ritardo per le mancate semplificazioni.
Sì alle rinnovabili: Il futuro del Pianeta passa dalle rinnovabili e dall’efficienza energetica, ma per accelerare lo sviluppo delle fonti pulite e la realizzazione dei grandi impianti è fondamentale semplificare, velocizzare e snellire i processi autorizzativi che ad oggi, soprattutto in Italia, sono troppo lenti e che insieme a tanti altri ostacoli, come il cronico conflitto tra ministeri o il ritardo delle regioni a rilasciare le autorizzazioni finali agli impianti, ne rallentano la diffusione. A gennaio 2024 sono 1376 i progetti ancora in fase di valutazione, un dato che dà l’idea di un grande fermento da parte delle imprese, ma che non trova ad oggi riscontro nelle autorizzazioni rilasciate, vista la lentezza legata alle procedure. L’Italia ha bisogno di piani di investimento e semplificazione dei processi autorizzativi con l’obiettivo del 91% di copertura delle fonti rinnovabili nel settore elettrico entro il 2030 e del 100% entro il 2035. Senza dimenticare l’urgente politica di riqualificazione degli edifici esistenti, per aiutare famiglie e imprese.
Sì a filiere nazionali per l’approvvigionamento delle materie prime critiche dai RAEE per evitare di impattare ambientalmente su quei territori che ne dispongono o che oggi sono il terminale ultimo per lo smaltimento, ed evitando contestualmente di alimentare pericolose future “dipendenze” tra Stati, come avvenuto per le fonti fossili. Allo stesso tempo sarà importante garantire il rispetto dei diritti ambientali e sociali delle comunità dei paesi poveri esportatori di materie critiche. Sul fronte economia circolare, l’Italia deve realizzare anche un piano nazionale per l’innovazione produttiva e l’economia circolare.
Agire in maniera sinergica, sia a livello nazionale sia a livello internazionale, sulla messa al bando di quelle sostanze inquinanti, a partire dai Pfas – le sostanze perfluoroalchili definite forever chemicals - che stanno devastando non solo le acque superficiali e di falda in tutto il continente, ma anche le matrici ambientali suolo e aria. In particolare in Italia l’inquinamento da PFAS è un’emergenza cronica ancora irrisolta tra ritardi e rimpalli di responsabilità a discapito dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Maggiore tutela della biodiversità, l’Italia deve accelerare il passo tutelando almeno il 30% di territorio e di mare entro il 2030, istituendo subito le oltre 70 aree protette terrestri e marine previste ma ancora in stallo, e completando tutte le procedure previste dalla direttiva habitat per la rete Natura 2000 anche per superare le diverse procedure d’infrazione europee che interessano il nostro Paese. Adottare soluzioni basate sulla natura e rispettare il principio DNSH (Do No Significant Harm) per tutti gli interventi progettuali in ambiti naturalistici, favorire l’approvazione della legge europea sul ripristino della natura e adottare i provvedimenti necessari alla tutela dell’alto mare. È inoltre fondamentale stabilire Strategie di adattamento e mitigazione per il cambiamento climatico indirizzando in questa direzione le risorse economiche nazionali ed europee (a partire dai fondi comunitari).