Agromafie, fitofarmaci e caporalato: serve indagine nazionale su fitofarmaci illegali e norme più severe

Agromafie, fitofarmaci e caporalato, inchiesta su agro pontino su il Venerdì di Repubblica.  Legambiente: “Serve indagine nazionale su fitofarmaci illegali in Italia e introduzione di norme più severe”.

“Chiediamo al ministro dell’Agricoltura di avviare un’attività d’indagine nazionale sui flussi di fitofarmaci illegali nel nostro Paese e una campagna straordinaria di controlli mirati sulle aziende e sui prodotti ortofrutticoli a partire dal Sud pontino, che vada alla ricerca dei principi attivi illegali, per individuare i responsabili di queste gravissime pratiche criminali, con cui si accumulano profitti illeciti e si minaccia la salute dei cittadini”. Così il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, a commento dell’inchiesta di Angelo Mastrandrea e Marco Omizzolo sull’utilizzo di fitofarmaci illegali nell’agricoltura dell’agro pontino, pubblicata oggi sul Venerdì di Repubblica.

“Uno spaccato impressionante di illegalità, che va dall’import e dalla produzione di prodotti chimici messi al bando perché cancerogeni allo smaltimento illegale di rifiuti, passando per il caporalato e gli interessi delle mafie” dichiara Ciafani, che con la richiesta di indagine torna a ribadire anche quella, già ripetutamente espressa dall’associazione ambientalista, dell’introduzione di nuove norme, molto più severe, a sanzione dei reati nella filiera agroalimentare.

Una filiera particolarmente colpita dalla criminalità ambientale, che controlla il settore dal campo al piatto, come emerso anche nell’ultimo rapporto Ecomafia di Legambiente, in cui viene messa in evidenza una impennata dei reati nelle filiere agroalimentari e una crescita annuale del 35,6% del fatturato incassato illegalmente nel settore: quasi su 1,4 miliardi di euro tra il 2018 e il 2017. Nel 2018 sono state 44.795 le infrazioni contestate nel campo della tutela del Made in Italy agroalimentare: quasi 123 al giorno, una enormità. Frutto, da una parte, dell’aumento significativo dei controlli (+18,7%) e dall’altro come riprova dell’operatività di una sempre agguerrita e aggiornata rete di ecocriminali su questo fronte.

L’affollamento criminale nel settore agroalimentare si caratterizza anche per l’impiego di uomini, risorse economiche e know how importanti, ed è giustificato dalla posta in gioco e dalle possibilità dei circuiti illegali di camuffarsi nei flussi legali, compreso l’export. Il tema vede strettamente intrecciati la questione ambientale e quella dello sfruttamento lavorativo. Molti dei lavoratori stranieri dell’agro pontino sono, infatti, vittime di caporalato.

Legambiente, nel suo dossier Stop Pesticidi 2019, ha evidenziato l’importanza di dare sostegno alle iniziative volte al contrasto del caporalato e alla piena applicazione della nuova legge in materia. Da indagini condotte sul territorio italiano, si evince come il fenomeno sia molto diffuso, così come sono rilevanti i rischi per la salute dei braccianti non regolarizzati derivanti dall’esposizione diretta ai pesticidi, in assenza dei più elementari dispositivi di protezione individuale, previsti dalla normativa vigente in materia di sicurezza sul lavoro, e dagli stessi obiettivi del Pan (Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari) attualmente in fase di revisione. Obiettivi importanti da raggiungere, perché dove non c’è rispetto del lavoro e della legalità è assai difficile che ci sia rispetto della salute dei cittadini e dell’ambiente.

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Viviana Valentini


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