Giornata Internazionale Rifiuti Zero

Viaggio nell’Italia delle buone pratiche del riciclo e riuso e che meritano di essere replicate. Sei gli esempi virtuosi raccontati da Legambiente e con protagonisti associazioni, comuni e università. 

Dalla piattaforma “Non si jetta nenti” simbolo del risparmio collettivo al recupero delle reti abbandonate in mare, dal portale del riuso dell’Università di Udine ai comuni ricicloni meridionali, come Calatafimi Segesta (TP) con il suo Centro del Riuso. 

Legambiente: “Il Paese è culla di buone pratiche, ma vanno replicate, superando ostacoli normativi e ritardi cronici. Le contestazioni territoriali pretestuose portano solo a nuove discariche e inceneritori: servono mille nuovi impianti di economia circolare e progetti innovativi che vadano nella giusta direzione”.

L’Italia è sempre più culla di buone pratiche virtuose di economia circolare e riciclo dei rifiuti. Sono sei quelle che Legambiente porta oggi in primo piano, in occasione della Giornata internazionale rifiuti zero indetta dall’Onu, censite, tra le tante, durante il tour nazionale degli Ecoforum regionali, un viaggio nell’Italia di quelle esperienze virtuose che meritano di essere replicate. Storie che arrivano dal Nord al Sud della Penisola e che hanno per protagonisti associazioni, comuni, cittadini e università. Dal portale web del riuso dell’Università di Udine, pensato per cedere gratuitamente beni e attrezzature funzionanti ad altri enti pubblici e organizzazioni no profit, al recupero delle reti abbandonati in mare al centro del progetto Mare Nostrum, avviato da Rotary Club Milano in collaborazione con la Guardia Costiera, e che prevede anche l’utilizzo di un’app per segnalare l’avvistamento di reti in mare. Dalla piattaforma social “Non si jetta nenti” creata dall’associazione Fare Eco e che punta sul risparmio collettivo con oltre 24mila membri attivi sul riuso/riutilizzo gratuito di oggetti, per arrivare ai comuni ricicloni siciliani come Calatafimi Segesta, paese di 6.200 abitanti in provincia di Trapani, che nel 2023 ha raggiunto l’87% di raccolta differenziata con il porta a porta, dotandosi anche di un proprio centro di compostaggio e di un Centro del Riuso di 240 metri quadri dedicato al riciclo di indumenti usati e piccoli RAEE.

Ed ancora, c’è il progetto Generazioni virtuose – azioni di riciclo mai viste avviato dal 2021 da sei comuni
della provincia di Palermo – Montelepre, San Cipirello, Balestrate, Giardinello, San Giuseppe Jato e Partinico per creare una comunità di cittadini (giovani e anziani in particolare) attivi nella tutela ambientale e, più specificatamente, nel riciclo/riuso della plastica. In Basilicata il progetto Decentralized Composting in Small Towns’, DECOST, che mira a costruire un nuovo modello circolare di valorizzazione dei rifiuti organici, integrando sistemi di compostaggio decentralizzati di comunità con sistemi di agricoltura urbana. Un compostatore elettro-meccanico è stato installato a Potenza presso ScamBioLogico, la prima Green Station d’Italia di Legambiente, in cui avviene la vendita di prodotti biologici, a chilometro zero, sfusi, non imballati, del commercio equo e solidale e dell’artigianato lucano.

Buone pratiche che meritano di essere replicate, ma che da sole non bastano. Secondo Legambiente serve una chiara strategia politica nazionale in termini di economia circolare che metta al centro la realizzazione di mille nuovi impianti di economia circolare e progetti innovativi che vadano nella giusta direzione. Al tempo stesso, però, l’Italia deve colmare anche i gravi ritardi sulla gestione dei rifiuti in alcune aree del paese, in termini di quantità, qualità e avvio a riciclo dei materiali faticosamente raccolti e differenziati.

“In Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – l’economia circolare
rappresenta uno dei pilastri della transizione ecologica, che ha reso il nostro paese leader in Europa. Oggi più che mai è fondamentale continuare su questa strada per ridurre al minimo la quantità di rifiuti inviati alle discariche e agli inceneritori e di promuovere la prevenzione, il riuso e il riciclo. Bisogna, però, superare gli ostacoli che frenano l’economia circolare come norme farraginose, autorizzazioni lente da parte delle Regioni, controlli delle Arpa a macchia di leopardo, progetti calati dall’alto senza condivisione territoriale. Per questo chiediamo di implementare la capacità impiantistica, a partire da quella dell’organico con i digestori anaerobici per produrre biometano e compost, colmando il divario tra nord e centro sud del Paese e fermando il turismo dei rifiuti, perseguendo la strategia ‘rifiuti zero, impianti mille’. Inoltre occorre avviare nuove filiere industriali strategiche per l’approvvigionamento delle materie prime critiche dai RAEE, per evitare di alimentare nuove dipendenze da paesi esteri; dei rifiuti tessili, per rendere meno impattante il settore della moda; dei prodotti assorbenti per la persona, che nei comuni con alta percentuale di riciclo sono molto presenti nei rifiuti indifferenziati”.

Per questo Legambiente lancia oggi un appello al Governo Meloni indicando tre pilastri fondamentali su cui lavorare: 1) Consolidare e rafforzare nei territori i principi cardine della gerarchia della gestione dei
rifiuti (4R) per superare le croniche criticità del Paese e raggiungere gli obiettivi europei previsti dalle varie
direttive. 2) Sostenere lo sviluppo di filiere e settori strategici nel panorama nazionale e sostenere ricerca e sviluppo di nuove soluzioni. 3) Accompagnare la realizzazione degli impianti necessari alla rivoluzione circolare del Paese, visti come un’opportunità di riqualificazione sociale, risanamento ambientale e rilancio economico dei territori per uno sviluppo sostenibile del Paese, guidando i territori nella scelta e promuovendo percorsi partecipati per la costruzione di nuovi impianti e la riqualificazione di quelli già esistenti, migliorando, laddove necessario, i progetti.