Relazione introduttiva del presidente nazionale Stefano Ciafani al XII congresso nazionale di Legambiente “L’Italia in cantiere”.
Care delegate e delegati, care socie e soci, cari ospiti e compagni di viaggio, benvenuti al XII Congresso nazionale di Legambiente.
Siamo arrivati alla fine di una lunga stagione congressuale iniziata un anno fa, quando all’Enaoli di Rispescia (GR) prima dell’avvio della nostra Assemblea nazionale dei circoli, abbiamo condiviso l’impostazione degli appunti per il documento congressuale, che abbiamo approvato nel giugno scorso dopo dieci approfonditi confronti nei diversi organi associativi. Negli ultimi 2 mesi e mezzo, poi, abbiamo organizzato le 18 assemblee regionali con cui i nostri circoli hanno discusso dei cantieri che servono nei loro territori, e rinnovato i vertici e gli organi dei nostri comitati regionali.
È stato un viaggio impegnativo che ci ha visti discutere, approfondire, scrivere insieme lo schema di gioco e la strategia da adottare nella difficile ma esaltante partita della transizione ecologica dei prossimi 4 anni, con uno straordinario esercizio di democrazia che con orgoglio rinnoviamo a ogni mandato congressuale.
È sempre molto emozionante arrivare al nostro Congresso nazionale, un evento fondamentale nella storia di Legambiente, a cui abbiamo dedicato una delle pubblicazioni che trovate nella cartellina, “La nostra storia” curata da Francesco Loiacono e Fabio Dessì, in cui abbiamo fatto raccontare, da chi li ha vissute, le 11 assise congressuali nazionali – dal 1983 a Urbino al 2019 a Napoli – organizzate nei nostri 43 anni di vita.
È altrettanto emozionante sapere che, in queste ore, parte degli 800 delegati chiamati a decidere il prossimo futuro di Legambiente è in viaggio verso Roma, dopo che noi, da Roma, abbiamo viaggiato in tutta Italia per partecipare alle 18 assemblee regionali, ascoltando tutte le vostre idee e sollecitazioni su come costruire il nostro impegno associativo nei prossimi 4 anni.
I prossimi 4 anni saranno decisivi e noi vogliamo fare la nostra parte. Per dirla con le parole di John Kennedy, non ci poniamo la domanda su cosa la transizione ecologica possa fare per noi, piuttosto ci interroghiamo su cosa noi possiamo fare per la transizione ecologica. Nell’ultimo anno, in preparazione di questo congresso nazionale, abbiamo condiviso una scelta chiara: vogliamo essere attori protagonisti del film della riconversione ecologica del nostro Paese.
Negli oltre quattro decenni di azione associativa tante volte abbiamo fatto delle foto che hanno cambiato la storia del paese. Penso a quelle dei blitz di Goletta Verde che hanno portato all’abbattimento degli ecomostri di cemento che deturpavano la costa italiana, dall’Hotel Fuenti a Vietri sul mare (Sa) a Punta Perotti sul lungomare di Bari. O alle foto fatte ai palazzi anneriti dallo smog, su cui avevamo fatto esporre le lenzuola di Mal’aria, che hanno portato poi alla chiusura al traffico di vie, piazze e centri storici in tante città italiane. Ognuno di voi può raccontare una storia simile che ha cambiato in meglio il vostro territorio grazie al lavoro associativo.
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La missione però, com’è evidente, non è ancora compiuta. E allora scateniamo la fantasia, tiriamo fuori gli smartphone e attiviamo le fotocamere. Ci sono ancora tante foto da scattare, tanti cambiamenti da innescare.
La prossima generazione, quella di cui parla anche la Costituzione italiana, aspetterà il buon esito del nostro lavoro nei prossimi anni. Sono certo che tutti insieme faremo l’impossibile per non deluderla.
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