XIX Premio Ambiente e Legalità di Legambiente e Libera 

Scende in campo la squadra degli 11 campioni contro i “Ladri di Futuro”. Amministratori, giornalisti, magistrati, forze dell’ordine e Capitanerie di Porto premiati a Festambiente per il loro impegno nella lotta all’ecomafia e alla criminalità organizzata.

Tra i premiati il Procuratore aggiunto di Roma Ilaria Calò per l’indagine sull’infiltrazione della ‘ndrangheta nel ciclo dei rifiuti, il sindaco di Corigliano-Rossano (Cs) che si batte contro l’abusivismo edilizio e la giornalista Sabrina Giannini per i suoi reportage su ambiente, animali e modelli economici insostenibili.

Legambiente presenta la fotografia del ciclo illegale del cemento. Nel 2022 in Italia 12.216 reati, + 28,7% rispetto all’anno precedente,  con un aumento del 97% delle ordinanze di custodia cautelare. In crescita, da 1,8 a 2 miliardi di euro, anche il business dell’abusivismo edilizio 

Scende in campo la squadra che combatte i “ladri di futuro”. Personalità, amministratori, giornalisti, rappresentanti delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di Porto, magistrati che quotidianamente combattono gli ecocriminali difendendo la legalità. Undici i campioni premiati a Rispescia (GR) da Legambiente e Libera con il Premio Ambiente e Legalità 2023 in occasione della serata conclusiva di Festambiente, il festival nazionale dell’associazione ambientalista. Lotta all’abusivismo, al bracconaggio, ai maltrattamenti degli animali, all’archeomafia, agli illeciti nella gestione dei rifiuti, sono alcuni dei principali campi d’azione degli undici campioni della legalità premiati oggi. Alla premiazione erano presenti Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum del Terzo Settore, e Enrico Fontana, responsabile Ambiente e Legalità di Legambiente.  

I riconoscimenti del Premio Ambiente e Legalità 2023 di Legambiente e Libera sono andati a Flavio Stasi, sindaco di Corigliano-Rossano (Cs) per il suo impegno nel  ripristino della legalità e dell’ambiente lungo la costa ionica, violata dall’abusivismo edilizio perpetrato per decenni con numerosi immobili costruiti sul demanio marittimo; al Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione Sardegna per il lavoro svolto nel contrasto alle varie forme di criminalità ambientale, in particolare nella repressione degli incendi boschivi svolti in Sardegna; Ilaria Calò, procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Roma, per l’attività coordinate con il procuratore Michele Prestipino nel corso dell’inchiesta relativa alle attività illecite poste in essere da affiliati alla ‘ndrangheta nel Comune di Anzio, anche con specifico riguardo agli interessi nella gestione dei rifiuti; al Reparto Operativo Carabinieri Tutela Ambientale e Transizione Ecologica per l’incessante ed efficace lavoro di analisi investigativa sul fronte della criminalità ambientale, costantemente alla ricerca di nuove dinamiche e nuovi fronti operativi; al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari per il lavoro investigativo svolto nell’ambito dell’operazione denominata “Canusium”, che ha consentito di fermare un’organizzazione criminale specializzata nello scavo clandestino, nella ricettazione ed esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici; alla Capitaneria di Porto di Palermo, per la lunga indagine, svolta in collaborazione con la Guardia di Finanza, che ha portato alla denuncia di un’organizzazione a delinquere dedita alla pesca illegale; alla Squadra Mobile della Questura di Frosinone della Polizia di Stato per la maxi operazione “Ultima corsa” che ha portato a 13 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di  criminali avevano girato e messo sul web immagini di una corsa di cavalli per le vie della periferia di Sora, in pieno lockdown, video visualizzato da migliaia di persone, compresa la Polizia che ha indagato scoprendo il coinvolgimento di una organizzazione criminale, composta da una famiglia di origine sinti residente nel sorano, responsabile, a vario titolo, del reato di usura e spaccio di sostanze stupefacenti.  

E ancora, premiata Sabrina Giannini, giornalista di Rai 3, per il  costante lavoro giornalistico che, in particolare tramite il programma televisivo “Indovina chi viene a cena”, ha realizzato reportage approfonditi su ambiente, animali e modelli economici insostenibili; il Gen. Giuseppe Vadalà, Commissario unico alla bonifica della discariche abusive, per l’importante lavoro svolto a partire dal marzo 2017 per il risanamento delle discariche illegali, causa di seri pericoli di carattere ambientale, forti preoccupazioni per i rischi anche di carattere sanitario e oggetto di diverse e onerose procedure d’infrazione da parte dell’Unione europea; la Guardia di Finanza di Cosenza per l’ottimo lavoro investigativo svolto nell’ambito dell’operazione del marzo 2023 che ha portato al sequestro di 3,3 milioni di shopper illegali per un volume di oltre 14,6 tonnellate; il Nucleo Carabinieri CITES di Torino, per l’indagine denominata “Controcorrente” che ha portato a disarticolare un’associazione a delinquere dedita al bracconaggio ittico nelle acque interne di diverse regioni del nord Italia. 

“Da 19 anni – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – raccontiamo e premiamo, insieme a Libera, il grande impegno che accomuna società civile, amministratori, forze dell’ordine  e Capitanerie di Porto nella lotta alla criminalità ambientale. Un impegno che si rinnova ogni anno e racconta di un Paese che non abbassa la testa e che, con grande determinazione, guarda avanti cercando di disegnare un futuro migliore, fatto di legalità, rispetto ed esempi virtuosi. Allo stesso tempo vogliamo anche ricordare al Governo che per combattere le ecomafie occorre approvare quelle riforme necessarie, che ad oggi mancano ancora all’appello, per rafforzare le attività di prevenzione e di controllo, come i reati delle agromafie e quelli contro la fauna da inserire nel Codice penale, l’emanazione dei decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente e le norme semplificate per gli abbattimenti degli ecomostri di cemento”.  

In occasione del Premio Ambiente e Legalità, l’associazione ambientalista ha anche presentato una fotografia che nel 2022 – secondo i numeri dell’attività di controllo e repressione delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di Porto raccolti nel suo ultimo report Ecomafia – ci raccontano un’Italia pesantemente condizionata dal ciclo illegale del cemento. I numeri sono impressionanti: i reati accertati sono 12.216 con un incremento del 28,7% rispetto all’anno precedente e indicano come quello degli appalti pubblici e dell’edilizia sia il settore in assoluto più permeabile alle infiltrazioni dell’economia illegale ed ecomafiosa. Crescono del 26,5% le persone denunciate (ben 12.430), del 97% le ordinanze di custodia cautelare (sono state 65), addirittura del 298,5% il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative, per oltre 211 milioni di euro. Viene stimato in crescita, da 1,8 a 2 miliardi di euro, anche il business dell’abusivismo edilizioUn trend in crescita che richiede, oggi più di ieri, un’attenzione particolare, considerando anche la notevole quantità di denaro che verrà investita nei cantieri finanziati grazie al PNRR, Piano nazionale di ripresa e resilienza. 

Stilando la classifica regionale sulla base dei reati accertati nel ciclo illegale del cemento, la Campania, con 1.747 infrazioni, è sempre in vetta, totalizzando il 14,3% del dato nazionale. Segue la Puglia, che con il 10,5% del totale guadagna una posizione rispetto all’anno precedente, quindi la Sicilia, che sale dal quarto al terzo posto con l’8,7%, la Toscana, che con il 7,5% sale di due posizioni. Proprio la Toscana conquista il primato per numero di illeciti amministrativi con 2.498 contestazioni.  

Per Legambiente sono dati che dovrebbero far riflettere, anche perché s’intrecciano, considerate le attività d’impresa a cui fanno riferimento, con l’ennesimo, forte, segnale d’allarme lanciato dalla relazione della Direzione investigativa antimafia, relativa al primo semestre 2022, sui rischi di “accaparramento” criminale delle risorse stanziate dal PNRR: “Le tecniche di penetrazione economica” si legge nella Relazione trasmessa nello scorso mese di marzo dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Parlamento, “possono concretizzarsi già nella fase di programmazione e di progettazione delle opere pubbliche mediante una mirata azione corruttiva dei funzionari della stazione appaltante e dei tecnici/professionisti incaricati”.  

Il numero complessivo delle imprese colpite da provvedimento antimafia nell’anno 2022 è stato pari a 813. L’Emilia-Romagna, nell’anno 2022 è risultata essere la prima regione, con 153 imprese interessate da interdittiva, pari al 18,8% del totale. Complessivamente, il 2022 è stato caratterizzato da un aumento del numero delle interdittive nelle regioni del Nord e una diminuzione in quelle del Sud.   

Numeri, analisi e considerazioni – commenta Enrico Fontana, responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente – che dovrebbero sollecitare risposte coerenti ed efficaci, al di là delle dichiarazioni d’intenti, da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali, mentre, invece, accade spesso il contrario: deregulation, come quelle inserite nel nuovo Codice degli appalti, invece di semplificazioni; condoni edilizi più o meno mascherati invece di ruspe demolitrici”.