I giovani di Legambiente scendono in piazza per lo sciopero globale del 15 marzo

Dopo l’adesione nazionale ai #Fridaysforfuture i volontari dell’associazione saranno presenti in 108 città per difendere il clima come Greta e i tanti ragazzi di tutto il mondo. Ad oggi sono 1325 gli eventi in programma per il  ‘Global strike for future’ in 98 paesi del mondo: l’Italia seconda nazione per numero di manifestazioni (140) dopo la Germania (190). A seguire gli Stati Uniti (136)

 

Legambiente scende in piazza per difendere il clima: in 108 città italiane i giovani e i volontari dell’associazione sfileranno insieme a studenti e cittadini per il Global Strike For Future di venerdì 15 marzo contro le mancate politiche per fermare la febbre del Pianeta. Una grande mobilitazione che fa seguito ai #fridaysforfuture, nati dalla protesta della sedicenne Greta Thunberg a Stoccolma in occasione della scorsa COP24, che ha riscosso ampia adesione in Italia: da nord a sud della penisola sono ad oggi 140 gli appuntamenti in programma nella sola giornata di venerdì. Nel mondo, invece, si contano al momento 1325 eventi per il 15 marzo in 98 paesi: l’Italia è la seconda nazione per numero di adesioni, dopo la Germania (190), mentre a seguire ci sono gli Stati Uniti (136).

«La mobilitazione per lo sciopero mondiale di venerdì prossimo rappresenta una grande occasione per contribuire alla nascita di un movimento ampio e trasversale per il clima in Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente -. La nostra associazione, dagli anni ’80 in prima linea per combattere i cambiamenti climatici, sarà in tantissime piazze al fianco del movimento giovanile che ha risposto all’appello di Greta.  Il nostro paese su questo fronte ha accumulato gravissimi ritardi a causa di politiche governative, passate e attuali, ancora centrate sulle fonti fossili, come dimostrano i 16 miliardi di euro all’anno di sussidi diretti e indiretti garantiti ancora oggi alle società petrolifere. Aspettiamo dal Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio un segnale concreto per fermare questo incomprensibile regalo alla filiera del petrolio a danno delle tecnologie pulite e delle fonti rinnovabili che ridurrebbero le emissioni di gas serra, lo smog e le importazioni del nostro Paese».

Sono nel complesso 117 gli eventi italiani – in 108 località – nei quali Legambiente sarà in prima linea e che fanno seguito alle tante iniziative, in particolare nelle scuole, che hanno visto i volontari dell’associazione protagonisti con attività di educazione ambientale e sensibilizzazione verso il 15 marzo.

Tra gli appuntamenti principali si segnalano quelli nelle maggiori città Italiane: Roma (Piazza madonna di Loreto h 11.00); Milano (Piazza della Scala); Torino (Piazza Arbarello); Firenze (Piazza Santa Croce); Napoli (Piazza Garibaldi); Palermo (Teatro Massimo); Bologna (centro storico); L’Aquila (San Bernardino); Cosenza (Plesso Vittorio Emanuele Cariati); Pordenone (Piazza XX Settembre); Ancona (Monumento ai Caduti del Passetto); Perugia (Giardini di Santa Giuliana); Padova (stazione Fs).

Legambiente sarà presente anche nelle manifestazioni organizzate nei territori in prima linea contro l’estrazione di petrolio e gas: Potenza (Piazza Don Bosco) nella regione dove si estrae petrolio in Val d’Agri, con un Centro oli al centro di vicende giudiziarie per inquinamento; Scicli (Rg) (piazza Municipio) la cui costa è minacciata dalla piattaforma petrolifera Vega e da una richiesta di ampliamento bocciata dalla Commissione Via ma il cui iter non è ancora definitivamente chiuso; Ravenna (Piazza Einaudi) al centro nelle settimane scorse delle polemiche da parte di enti locali, aziende e sindacati contro ogni norma che riduca le estrazioni di idrocarburi; Bari e Barletta sulla costa pugliese al centro di una vastissima istanza di prospezione di idrocarburi che riguarda il medio e basso Adriatico.

A loro si uniranno, inoltre, simbolicamente anche le oltre 3mila classi e le 80 mila persone tra studenti, insegnanti, volontari e genitori che questo week-end parteciperanno a Nontiscordardimé – Operazione scuole pulite di Legambiente con la piantumazione di alberi e piantine nei cortili scolastici raccogliendo l’invito dell’associazione a piantare “un albero per il clima” e organizzando flash mob.

«Questa spinta sempre più pressante e incisiva dal basso che vede protagonisti in primis i giovani – prosegue Ciafani – è fondamentale affinché i governi, a partire da quello italiano, si attivino con un impegno serio e tangibile per rispettare gli impegni presi, a partire dall’Accordo di Parigi, e per andare oltre, mettendo in campo scelte adeguate allo scenario che il cambiamento climatico ci impone già».

Il Rapporto speciale dell’IPCC sull’aumento di 1,5 °C rispetto alla temperatura media terrestre dell’era preindustriale ha infatti dimostrato che un’azione climatica inadeguata avrà effetti catastrofici sulle attuali e future generazioni, con danni irreversibili sugli ecosistemi e sulla vita delle persone.

A questo proposito, Legambiente ricorda che sono 453 i fenomeni meteorologici riportati dalla mappa CittàClima.it che dal 2010 ad oggi hanno provocato danni nel territorio italiano (277 i comuni dove si sono registrati eventi con impatti considerevoli) e ancora più rilevante è il tributo che continuiamo a pagare in termini vite umane e di feriti, oltre 189 le persone vittime del maltempo (sempre dal 2010 ad oggi), con già 4 morti nei primi mesi del 2019, a seguito dei 15 eventi estremi registrati nella penisola. A questo si aggiunge l’evacuazione di oltre 45mila persone a causa di eventi quali frane e alluvioni negli ultimi 18 anni.

Senza dimenticare che il 2018, secondo le registrazioni del Consiglio nazionale delle ricerche-Isac di Bologna, è stato l’anno più caldo dal 1800 ad oggi per l’Italia, con un’anomalia di +1,58 °C sopra la media.

A livello globale, solo 2018, secondo il rapporto di Munich Re, si sono contati 850 disastri naturali soprattutto alluvioni, inondazioni, frane (46%) e uragani e tempeste (42%) con un costo stimato in 160 miliardi di dollari. Le perdite maggiori sono state causate dalla siccità che è costata circa 4 miliardi di dollari.