Nidi tartarughe marine, il 2023 è l’anno del record

Boom di nidi nel Mediterraneo Occidentale, complici i cambiamenti climatici e il surriscaldamento delle acque. La stagione della nidificazione della Caretta caretta non è ancora finita ma sono già stati superati tutti i numeri delle precedenti annate.

In Italia 293 nidi: in testa alla classifica Sicilia (105), Calabria (86) e Campania (43) Impennata di nidi anche sui litorali di Spagna (22 nidi) e Francia (7 nidi).

La stagione della nidificazione della Caretta caretta non ha smentito le aspettative, il periodo di deposizione delle uova terminerà tra circa quattro settimane ed è già stato superato il record di nidi in Italia. Sono attualmente 293 i nidi di Caretta caretta ritrovati e messi in sicurezza lungo le spiagge italiane: è il record di sempre ed è un numero destinato ad aumentare nelle prossime settimane. I volontari di Legambiente e di altre organizzazioni, impegnati nelle attività di monitoraggio e sorveglianza dei nidi nell’ambito del progetto europeo Life Turtlenest, continuano a segnalare di giorno in giorno tracce di risalita di mamma tartaruga sugli arenili italiani. In testa alla classifica delle regioni italiane con più nidi di tartarughe marine c’è la Sicilia con ben 105 nidi, seguita da Calabria (86) e da Campania (43). Nel Sud Italia il monitoraggio delle coste ha portato a scoprire 24 nidi in Puglia e 2 in Basilicata mentre la Sardegna si attesta a quota 8 nidi. Il Centro-Nord del Paese sta restituendo dei numeri alti rispetto alle scorse stagioni: un aumento dei nidi è stato registrato in Toscana con 12 nidi, nel Lazio a quota 11; Abruzzo (1) ed Emilia Romagna (1). 

Un vero e proprio boom di uova deposte da mamma tartaruga che oltre all’Italia coinvolge anche le coste di Francia e Spagna: lungo la Costa Azzurra, la Provenza e le regione Occitania sono stati segnalati 7 nidi mentre il litorale spagnolo, in particolare l’area di Valencia, Maiorca e l’isola di Ibiza, dove il record massimo di nidi era fermo a quota 11 per ora sono già stati totalizzati 22 nidi. Per rendere l’idea, nelle stesse aree spagnole l’anno scorso erano stati ritrovati solo due nidi di Caretta caretta mentre in Francia solo uno. 

L’elaborazione di Legambiente sui dati di Tartapedia.it, che accoglie le segnalazioni di associazioni impegnate sul territorio, fa emergere subito che il numero di nidi rispetto alla stagione 2022 è al momento raddoppiato: a nidificazioni ancora in corso è stata toccata quota 293 nidi mentre l’anno scorso il conteggio si era fermato a circa 146. Una stagione da record quella del 2023 che, molto probabilmente, supererà di gran lunga anche la ricca estate di ritrovamenti del 2021 (più di 240 nidi). 

In Sicilia le province di Trapani, Ragusa, Siracusa e Agrigento hanno fatto incetta di nidi di tartaruga: le spiagge più amate da mamma tartaruga sono quelli di San Vito Lo Capo, la Spiaggia dei Conigli a Lampedusa, e l’Isola delle Correnti.  

E mentre si rincorrono le segnalazioni di tracce di nidi c’è già stata la prima schiusa dell’anno, i primi tartarughini hanno preso la via del mare nel Siracusano a Pachino presso la spiaggia Morghella dove era stato registrato il primo nido dell’anno 2023 alla fine dello scorso mese di maggio. Anche la Calabria e la Campania si confermano aree dove l’ovodeposizione di mamma tartaruga è una costante: gettonatissima la Costa dei Gelsomini nelle province di Cosenza e Catanzaro così come la costa del Cilento nel Salernitano e il litorale domitio di Castelvolturno nel Casertano. Da sottolineare l’exploit di nidi in Toscana, in particolare all’Isola d’Elba e nel Lazio sul litorale romano. Luoghi “insoliti” dove in precedenza erano stati ritrovati solo pochi nidi e che, invece nella stagione del record del 2023 hanno fatto segnare un numero cospicuo di ovodeposizioni. Una sorpresa il ritrovamento di un nido in Emilia-Romagna nel Ravennate a Cervia, un altro nido a Nord Italia dopo il sensazionale ritrovamento di Jesolo nel 2021. 

Non è una sorpresa, invece, anzi i dati lo confermano sempre di più: il cambiamento climatico e il surriscaldamento delle acque stanno spostando sempre di più l’areale delle tartarughe marine verso il Mediterraneo Occidentale.     

“Il numero di nidi censiti quest’anno conferma il trend positivo della nidificazione della tartaruga marina nel Mediterraneo occidentale – spiega la dott.ssa Sandra Hochschied, ricercatrice Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e responsabile scientifico del progetto LIFE Turtlenest – dopo un leggero rallentamento registrato lo scorso anno che ha interessato tutto il Mediterraneo, questa estate è ripresa decisa la corsa delle tartarughe marine verso latitudini più settentrionali spinta dal cambiamento climatico che ha causato un significativo aumento della temperatura rendendo adatti alla deposizione ambienti che solo qualche anno fa erano troppo freddi per questi splendidi rettili”.     

Secondo il rapporto “Climate change and interconnected risks to sustainable development in the Mediterranean”, pubblicato su Nature Climate Change, il Mediterraneo è tra i bacini che si stanno scaldando più velocemente sul pianeta, circa + 0,4°C per ognuno degli ultimi decenni,e proiezioni per il 2100 variano tra +1,8°C e +3,5°C in media rispetto al periodo tra il 1961 e il 1990. Basti pensare che tra giugno e agosto 2022 le temperature superficiali medie sono state più alte anche di 4,6 °C rispetto a quelle registrate tra il 1991 e il 2020. 

Il patrimonio di biodiversità del mar Mediterraneo sarà arricchito ulteriormente nelle prossime settimane quando, man mano, avverrà la schiusa dei nidi e la corsa verso il mare di un vero e proprio esercito di baby tartarughe. Grande merito va alla costanza e all’impegno di centinaia di volontari impegnati nella sorveglianza dei litorali italiani: l’azione dei Tartarwatchers va dal pattugliamento delle spiagge, alla segnalazione di possibili impronte di mamma tartaruga fino alla messa in sicurezza dei nidi e sorveglianza fino alla schiusa. Encomiabile anche il lavoro di sensibilizzazione e informazione verso bagnanti e gestori balneari, perché per la conservazione della specie Caretta caretta ora e nei prossimi anni sarà di fondamentale importanza la corretta gestione dei lidi e dei comportamenti di bagnanti e turisti.  

“E’ necessario garantire a questa specie protetta sempre più presente nel Mediterraneo occidentale adeguate misure di conservazione – dichiara Stefano Di Marco Project Manager del progetto europeo Life Turtlenest coordinato da Legambiente. Per questo il progetto  prevede una serie di azioni integrate che vanno dall’informazione alla sensibilizzazione delle comunità locali e degli operatori balneari, fino alla definizione di misure di salvaguardia attraverso l’estensione dei siti Natura 2000 già esistenti e/o l’istituzione di nuovi siti laddove la nidificazione della Caretta caretta può considerarsi ricorrente. Il coinvolgimento dei comuni sarà di fondamentale in questa operazione: le amministrazioni locali possono infatti fare molto per disincentivare l’uso dei mezzi meccanici per la pulizia delle spiagge, disciplinare i ripascimenti delle spiagge e limitare l’inquinamento acustico e luminoso che rappresentano una minaccia sia durante la fasi di deposizione che di schiusa. Gli obiettivi del progetto sono sfidanti ma siamo fiduciosi perché stiamo registrando un forte interesse a tutti i livelli. Per fortuna si sta diffondendo la consapevolezza che il ritrovamento di un nido di Caretta caretta è una buona notizia non solo dal punto di vista della biodiversità ma anche dal punto di vista socio economico. Ne è testimonianza il fatto che molte località stanno costruendo la loro identità intorno alla presenza della tartaruga marina”. 

Life Turtlenest, un progetto cofinanziato dallUnione Europea attraverso il programma LIFE e coordinato da Legambiente, finalizzato al miglioramento della conservazione della tartaruga marina comune (Caretta caretta) in Italia, Spagna e Francia, attraverso attività di monitoraggio, messa in sicurezza dei nidi, ricerca scientifica e  campagne di informazione e sensibilizzazione. Oltre al coordinatore Legambiente, partecipano al progetto europeo la Stazione zoologica Anton Dhorn; Ispra; Università La Sapienza di Roma; Università di Barcellona; BETA Technological Centre (UVic-UCC); ENCI; Cest Med; Regione Basilicata, Regione Campania, Regione Puglia, Agenzie per la protezione ambientale della Toscana. Oltre alle regioni italiane bagnate dal mar Tirreno (Basilicata, Puglia, Campania, Sicilia, Sardegna e Toscana) Life Turtlenest interverrà nella regione francese Camargue, in Costa Azzurra e in Corsica e nelle regioni spagnole di Catalogna, Murcia, Andalusia, Isole Baleari e Valencia.